Eliminare la contenzione dei pazienti: formazione nelle case di riposo brianzole
Da due anni è partito un progetto di formazione del personale delle 68 Rsa del territorio dell'azienda territoriale sanitaria di Monza-Brianza. Durerà dieci anni. "Bisogna accompagnare gli operatori e trovare insieme le soluzioni alternative". E i primi risultati fanno ben sperare
MILANO - Sponde, lacci, cinture: se ne fa ancora largo uso nelle residenze sanitarie assistenziali così come nei reparti psichiatrici degli ospedali. Ma ci sono case di riposo o aziende ospedaliere che cercano di ridurre se non eliminare la contenzione dei pazienti. Per arrivare a questo traguardo ci vogliono anni e molta formazione. Come sta facendo l'azienda territoriale sanitaria (Ats) di Monza-Brianza, che dal 2018 ha avviato un "programma di riduzione della contenzione fisica nelle case di riposo": in quel territorio ce ne sono 68, per un totale di 6.041 posti letto. Il progetto durerà dieci anni ed è partito da due Rsa: Piccolo Cottolengo di don Orione di Seregno (Monza-Brianza) e Luigi e Regina Sironi di Oggiono (Lecco). "Puntiamo tutto sulla formazione del personale -racconta Paola Gobbi, coordinatrice del progetto-. La riduzione della contenzione non può essere una scelta che viene calata dall'alto. Bisogna invece accompagnare gli operatori, cercando insieme le soluzioni che permettano di non legare più gli ospiti". E per questo il corso ha previsto una serie di incontri teorici, ma poi anche nei reparti delle due Rsa per analizzare le diverse situazioni e i casi più complessi che alimentavano timori e preoccupazioni.
Ebbene, se nella rsa di Oggiono il 57% degli ospiti aveva subito forme di contenzione, dopo la formazione si è scesi al 31,6%. Anche al Piccolo Cottolengo si è registrata una riduzione delle contenzioni: dal 45,6% degli ospiti al 36%. I primi risultati positivi fanno dunque ben sperare. Tra l'altro con costi molto contenuti: il progetto prevede una spesa di circa 10 mila euro all'anno. Ora si va avanti e quest'anno tocca ad altre otto Rsa del territorio. "Ma non abbandoniamo il personale delle prime due -aggiunge Paola Gobbi-. È infatti necessaria una formazione continua. Solo con un lavoro costante si può arrivare a non usare più forme di contenzione. E la nostra esperienza ci dice che c'è sempre una soluzione alternativa alle cinture o alle sponde ai letti. Per esempio, uno dei problemi più ricorrenti è l'insonnia degli anziani. Non vogliono quindi stare a letto. Se si analizzano le situazioni e le storie dei singoli ospiti si può arrivare a risolvere il problema. A volte una tazza di latte con qualche biscotto in piena notte permette all'anziano di rilassarsi, di stare magari un'oretta in piedi a guardare la televisione e di tornare poi a letto senza tensioni".
"Il progetto prevede anche il coinvolgimento dei famigliari degli ospiti delle Rsa -sottolinea Paola Gobbi-. Non di rado sono proprio loro a chiedere che siano messe le sponde ai letti. Inoltre con i social network e con incontri con la cittadinanza stiamo cercando di trasmettere i valori e i principi di una cultura che rifiuti la contenzione e che sia rispettosa dei diritti di tutti, anche di chi è anziano e malato"
Dario Paladini