Elezioni in Nicaragua, il presidente Ortega accusato di violazione dei diritti umani
Il paese è tornato nelle mani di Daniel Ortega. Ma le organizzazioni denunciano i metodi utilizzati in campagna elettorale tra cui gli arresti arbitrati di potenziali candidati alla presidenza. I dati dell’affluenza parlano di oltre il 65%
Le elezioni presidenziali del 7 novembre sembrano aver riconsegnato il Nicaragua a Daniel Ortega e alla moglie Rosaria Murillo, vicepresidente. I dati ufficiali parlano infatti del 75% di preferenze e di un’affluenza di oltre il 65%. Ma l’opposizione contesta sia i numeri, sia i metodi utilizzati in campagna elettorale: violazione dei diritti umani, repressione, arresti arbitrari (anche di sette potenziali candidati alla presidenza).
Il commento di Amnesty International del 3 novembre, del resto, era stato molto duro. “Il governo nicaraguense ha cercato di eliminare e scoraggiare la competizione elettorale attraverso la detenzione arbitraria, la sparizione forzata e il perseguimento di oppositori e candidati alla presidenza, nonché l'imposizione di ostacoli alla candidatura dei principali partiti di opposizione. Ha anche vessato la stampa e violato i diritti politici, il tutto con la collaborazione del potere legislativo e giudiziario. L'escalation delle molestie, aggiunta al ricorrente uso abusivo della forza e all'impunità, aumenta la preoccupazione per le violazioni dei diritti umani nel contesto della mobilitazione sociale”.
Il dato relativo all’affluenza è tra i più controversi. Mentre le statistiche ufficiali hanno dichiarato che si è superata quota 65%, l’osservatorio indipendente “Urnas Abiertas” stima che hanno votato meno di due nicaraguensi su dieci aventi diritto. E l’astensione, secondo l’osservatorio, ha toccato il livello recordo dell’81,5%.
Il contesto. Sono molte le istituzioni internazionali che denunciano una situazione drammatica nel Paese dall’aprile 2018 in avanti, con decine di migliaia di esiliati e una vera e propria purga contro gli avversari politici. L’ultimo appello, un vero e proprio manifesto che criticava le elezioni in arrivo, è stato firmato il 3 novembre, oltre che da Amnesty, anche dal Centro per la giustizia e il diritto internazionale, Civicus, Human Rights Watch, l'Istituto internazionale su razza, uguaglianza e diritti umani, l'Ufficio di Washington per gli affari latinoamericani, l'Organizzazione mondiale contro la tortura, l'ong People in Need, la Rete internazionale per i diritti umani e Women's Link Worldwide. Urnas Abiertas, inoltre, ha registrato 1.513 atti di violenza politica dal 1° ottobre 2020 al 15 settembre scorso.
Dall’aprile 2018, dopo essere stato riconosciuto comandante sandinista, Ortega ha cercato di soffocare il dissenso, tanto che il Gruppo di esperti indipendenti della Commissione interamericana sui diritti umani dichiarò che “le autorità nicaraguensi si sono impegnate in comportamenti che, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere considerati crimini contro l'umanità”.
L’articolo integrale di Diego Battistessa, Elezioni Nicaragua, una “farsa” elegge (ancora) presidente Daniel Ortega, può essere letto su Osservatorio Diritti.