Dopo di noi: 6 mila beneficiari e 380 “case” finanziate

Seconda Relazione sullo stato di attuazione delle legge . Beneficiari concentrati in 12 regioni: in Lombardia il numero più alto, Toscana al primo posto per numero di alloggi finanziati. Poco successo per le agevolazioni fiscali. Nel 2018 erogati 41 milioni

Dopo di noi: 6 mila beneficiari e 380 “case” finanziate

ROMA – 5.879: tanti erano, il 31 dicembre 2018, i beneficiari della legge n. 112/2016, meglio nota come legge sul “Dopo di noi”. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha appena trasmesso al Parlamento la seconda relazione sullo stato di attuazione della normativa, con i dati (aggiornati appunto al 31 dicembre scorso) messi a disposizione dalle regioni. Tutte, tranne la Valle d'Aosta.

Meno di 6 mila quindi i beneficiari degli interventi, concentrati in 12 regioni: tante sono infatti quelle che, ricevute le risorse, le hanno ad oggi finalizzate e tradotte in azioni, oltre che in progetti. Sono Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria. “Lo stato di attuazione non è ancora tale da permettere una compiuta rappresentazione degli interventi programmati – si legge nelle prime delle oltre 200 pagine del documento - In diverse Regioni le informazioni raccolte sono ancora parziali, in particolare quanto a beneficiari e strutture finanziate”. Di fatto, però, è questa “la prima rappresentazione degli interventi concretamente messi in campo a livello territoriale, considerato che la prima Relazione si era limitata a presentare gli indirizzi programmatici adottati a livello regionale”.

La relazione è suddivisa in quattro capitoli: il primo sintetizza lo stato di attuazione della legge, il secondo illustra gli esiti dell'indagine per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse del Fondo e, in particolare, i beneficiari degli interventi e le soluzioni alloggiative; il terzo è dedicato all'andamento delle minori entrate dovute alle agevolazioni fiscali previste dalla legge; il quarto espone gli indirizzi di programmazione 2018. Infine, le appendici contengono il dettaglio dell'attuazione regionale, i dati raccolti e utilizzati per le elaborazioni, il questionario di rilevazione.

Lo stato di attuazione e la partecipazione delle associazioni

Nel fare il punto sull'attuazione della legge, viene subito evidenziato il ruolo delle associazioni: “Il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza delle persone con disabilità Il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza delle persone con disabilità è avvenuto in tutte le Regioni – si legge - seppure con modalità diverse a seconda delle specificità regionali: se in taluni casi, infatti, le Regioni si sono limitate a condividere le scelte effettuate con le programmazioni, in altri le associazioni sono state chiamate a partecipare attivamente alla vera e propria fase di costruzione del progetto. (…) Non sono mancate esperienze in cui il coinvolgimento dell'associazionismo, e più in generale del Terzo settore, si è sviluppato su più livelli sia nelle forme della consultazione, che della coprogettazione, della compartecipazione e del monitoraggio delle azioni progettuali”.

6 mila beneficiari...

Premesso che solo 12 regioni sono state in grado di identificare i beneficiari al 31 dicembre 2018; pertanto e che dunque “le analisi sono riferite ad una specifica parte del territorio italiano”, si precisa che “la popolazione di età 18-64 anni coperta dalla rilevazione (cioè, residente nelle Regioni che hanno inviato i dati su i beneficiari) è pari al 69% di quella complessiva, incidenza che però sale ad un valore prossimo al 100% nel Nord e scende sotto la metà nel Centro e nel Mezzogiorno, dove la popolazione coperta dalla rilevazione è rispettivamente pari al 43 e al 46%”. In particolare, “nel Mezzogiorno mancano i dati di 4 regioni su 8 (Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna)”.Nelle 12 Regioni sopra identificate “il numero totale di beneficiari al 31 dicembre 2018 era pari a poco meno di 6 mila, cioè poco più di 23 persone ogni 10 mila residenti nella fascia d'età interessata”.

In valori assoluti, è la Lombardia a detenere il primato, con 1.586 beneficiari, pari a oltre un quarto del totale nazionale. In termini di incidenza sulla popolazione residente, sono invece Piemonte ed Emilia-Romagna le regioni con i valori più elevati: più del doppio della media nazionale (rispettivamente, 57 e 46 beneficiari ogni 10 mila residenti). Quanto al genere e all'età dei beneficiari, si rileva la prevalenza di maschi (57%) e quella delle classi di età centrali (dai 26 ai 55 anni). Significativo il dato relativo alle situazioni emergenziali: “Non marginale è la quota di persone per le quali l'intervento si caratterizza come più urgente, in quanto beneficiari che mancano del tutto di risorse economiche e di entrambi i genitori. Nella media nazionale si tratta del 15%, ma con una notevole variabilità regionale: in Campania si tratta di più della metà, in Emilia-Romagna e nelle Marche di circa un quarto, e, dal lato opposto, in Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Calabria, di meno di uno su dieci. Indubbiamente più significativa la presenza si beneficiari con genitori che non sono più nella condizione di continuare a garantire il sostegno genitoriale, indipendentemente dalle loro condizioni economiche: si tratta del 40% nella media nazionale, con punte di quasi il 60% (Marche) e comunque una quota mai inferiore al17% (Friuli Venezia-Giulia)”.

Per quanto riguarda le tipologie d'intervento messo in atto, al primo posto ci sono i "programmi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile" (39%). seguono i "percorsi programmati di accompagnamento per l' uscita dal nucleo familiare di origine ovvero per la deistituzionalizzazione” (30%) e gli “interventi di supporto alla domiciliarità in soluzioni alloggiative” (18%).

380 “case” per il dopo di noi

Premesso che, in base al decreto attuativo, la legge può finanziare “strutture che presentano caratteristiche di abitazioni, inclusa l'abitazione di origine, o gruppi-appartamento o soluzioni di co-housing che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare”, con un massimo di 5 posti letto, la Relazione riferisce di “oltre 380 alloggi interessati dall' intervento”. La maggior parte si trova in Toscana, regione in cui è stato finanziato il maggior numero di soluzioni alloggiative, sia in termini di valori assoluti (179) che relativi (si tratta di quasi metà del totale a fronte di un numero di beneficiari di poco inferiore al 10% del complesso nazionale). Seguono, in termini assoluti, Lombardia e Veneto, rispettivamente con 50 e 42 alloggi.

Agevolazioni fiscali, “accesso sottostimato”

La legge, per incoraggiare e agevolare le erogazioni da parte di soggetti privati, la stipula di polizze di assicurazione e la costituzione di trust e di fondi speciali, prevede (articoli 5 e 6) introduce forme di agevolazioni fiscali (assicurazioni e trust). Uno strumento che però ad oggi pare utilizzato meno di quanto ci si attendesse: le minori entrate derivanti da queste misure sono infatti state valutate complessivamente, in sede di elaborazione della legge, in 51.958 milioni di euro per l'anno 2017 e in 34.050 milioni di euro annui a decorrere dal 2018. Il monitoraggio, “per quanto ancora incompleto”, sta facendo invece emergere “importi che si discostano notevolmente dalle previsioni inserite in norma: anche considerando i massimali in ciascun anno d'imposta ad oggi rilevati e proiettando le somme monitorate solo per la seconda parte del 2018, si tratta di un ordine di grandezza decisamente inferiore”. Gli autori della relazione ritengono dunque necessario “verificare le ragioni che hanno prodotto un sottostimato accesso alle sopracitate agevolazioni”, per comprendere in particolare “se le agevolazioni fiscali in questione sottendano una platea di potenziali beneficiari realmente ridotta rispetto alle stime, o se le stesse agevolazioni abbiano rappresentato strumenti poco 'attrattivi'”. Inoltre, si suggerisce di “adottare per il futuro una strategia di informazione e accompagnamento dedicata, in grado di raggiungere capillarmente i potenziali beneficiari e, soprattutto, di supportarli nella comprensione del funzionamento e delle potenzialità degli strumenti”.

Le risorse per il 2018: 41 milioni, 14 regioni

Per quanto riguarda le risorse spettanti per l'annualità 2018, premesso che l'erogazione a ciascuna regione “deve essere preceduta dalla rendicontazione sull'effettiva attribuzione agli ambiti beneficiari delle risorse 2016”, il ministero fa sapere di aver finora proceduto “all'erogazione delle quote spettanti per l'annualità 2018 a 14 Regioni per un totale di euro 41.339.900, mentre per 4 Regioni {Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) è in corso l' approfondimento istruttorio relativamente alla rendicontazione annualità 2016”. L'area su cui è programmato l'ammontare maggiore di risorse è quella delle “attività a supporto alla domiciliarità, per circa il 37% del totale nazionale. Restano comunque anche finanziariamente rilevanti i percorsi programmati di accompagnamento per l'uscita dal nucleo familiare di origine ovvero per la deistituzionalizzazione, con una con una quota di poco inferiore al 30%”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)