Dobbiamo comunicare una nuova primavera... con “l’aiuto” del papa
Sabato 12 maggio. Palazzo Apostolico. È in corso l’udienza che papa Francesco sta tenendo con i partecipanti ai dodici tavoli del secondo World Meeting on Human Fraternity – incontro mondiale sulla fraternità umana, organizzato dalla Fondazione Fratelli tutti
La sala Clementina è occupata da poco più di duecento persone, tra cui trentina di premi Nobel (pace ed economia in primis ma non solo), politici (c’è il sindaco di New York) e protagonisti del dibattito culturale convenuti a Roma per, come riassume il papa, «tornare a far crescere l’arte di una convivenza che sia davvero umana». Francesco invita i presenti a non perdersi d’animo quando tutto il mondo sembra andare in direzione opposta, perché, dice ripetendo le parole dell’enciclica Fratelli Tutti, il dialogo «perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta discretamente il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto». Seduto in quarta fila e sempre più in stato di catalessi per via della sindrome di inadeguatezza che mi sovrasta, cerco di preparare le parole giuste da dire al papa nei cinque secondi che avrò a disposizione mentre, dopo aver fatto la fila, gli potrò stringere la mano. Anticipando in cuor mio i lavori del pomeriggio del tavolo dei social media, al quale sarò seduto con influencer, giornalisti ed esperti di comunicazione di area cattolica, laica e di altre fedi, penso al bisogno di una comunicazione che sappia anticipare un futuro di bene. Che sappia lasciarsi alle spalle tribalismi, divisioni e distorsioni delle piattaforme – come poi appureremo nel gruppo guidato dal teologo Paolo Curtaz. «Santità, ci aiuti a comunicare una nuova primavera», biascico sorridendo con il vestito della domenica e il cipiglio di un rappresentante di commercio alle prime armi. La sua mano è calda. Mi guarda e sorride. Poi aggiungo: «La aspettiamo a Padova». Continua a sorridere. Chissà cos’avrà pensato. Torno a sedermi. Dopo di me un altro padovano: Dario Reda, professore, con il “Commendario” annuncia il Vangelo su Instagram. È il contrario di me: capelli ricci spettinati, tatuaggi, maglietta bianca con scritta la provocazione “I giovani non vanno più in chiesa”. Al sorriso si aggiunge un abbraccio tra l’anziano pontefice e il giovane insegnante. E in quell’abbraccio c’era un pezzo di quella primavera che dobbiamo comunicare.
Andrea Canton
Giornalista, fa parte di Weca-Webcattolici Italiani