Disabilità. "Sartorie leggere", la moda inclusiva da indossare e creare
Valorizzare le competenze di persone considerate “deboli” dal mercato del lavoro e realizzare abiti per tutti. È la mission dell'impresa creata da Barbara Montanari, mamma sola con 2 figli, di cui una con sindrome di Down, “grazie a una rete di donne con una grande forza”
BOLOGNA - Una sartoria completamente ecologica che produce abiti accessibili da tessuti di recupero made in Italy, grazie alle competenze di ex lavoratrici del settore moda in pensione e che dà lavoro a persone considerate “deboli” dall'attuale mercato del lavoro. È “Sartorie leggere”, l'impresa creata da Barbara Montanari, mamma di 2 figli di cui una con sindrome di Down. “Sono stata licenziata perché sono una mamma sola e dovevo ricorrere ai permessi della legge 104 per assistere mia figlia – racconta – Ho mandato tantissimi curriculum ma nonostante la mia qualifica non ho trovato nulla. Ho sempre lavorato nel marketing con l'estero, un settore che non è in crisi, ma evidentemente lo è per una madre sola con una bambina disabile”. Poi l'idea: sfruttare i 15 anni di esperienza nella moda e nella progettazione sociale in India per un progetto in Italia. “Ho scritto un progetto ma non ho trovato nemmeno un finanziatore – continua – Mi dicevano 'brava', mi dicevano 'avrà un gran futuro', mi battevano le mani ma erano titubanti a sostenermi. Così, insieme a mia mamma, che ha lavorato nella moda negli anni Ottanta e Novanta, abbiamo pensato di far partire il ramo del progetto che richiedeva l'investimento più basso ed è nata la sartoria”.
Una rete di donne. Oltre a Barbara Montanari ci sono sua mamma e le sue ex colleghe in pensione che possono trasferire le loro competenze nella moda a giovani ragazze che abbiano voglia di imparare, c'è Sara Yakoubi, 23enne con sindrome di Down che lavora come bidella in una scuola le cui poesie hanno dato vita a una linea di t-shirt per “Sartorie leggere” che sono state indossate dai ragazzi della band bolognese Lo stato sociale, ci sono le ragazze con sindrome di Down o con disturbo dello spettro autistico che fanno da modelle, c'è Elena Rasia, 26enne disabile che è diventata la social media manager dell'impresa. “La produzione moda richiede 25/30 competenze diverse e quella più importante, ancora prima delle sarte, è la comunicazione – spiega Montanari – Per trovare la persona giusta ho cercato tra le millennials e ho trovato Elena, una forza della natura”. Grazie al suo lavoro, la pagina della sartoria è passata da 100 a 2.500 like. “Elena veniva da una situazione in cui non veniva valorizzata, dove era 'appoggiata' per impiegare il suo tempo e sollevare la famiglia – continua – C'è voluto un po' di tempo per restituirle un po' di autostima, ma adesso non la ferma più nessuno”.
Uno degli obiettivi di “Sartorie leggere” è creare abiti “accessibili” a tutti. “Pensiamo a una vestibilità semplificata che si adatti a donne con qualsiasi fisicità – dice Montanari – Penso alle donne in sedia a rotelle, come Elena che ci fa da modella, o a quelle con sindrome di Down che faticano a trovare nella moda 'mainstream' degli abiti che le valorizzino, alle signore oversize. Non vogliamo però fare abiti dedicati ai disabili, ma una moda per tutti”. L'altro obiettivo è quello di valorizzare le competenze di persone considerate “deboli” dal mercato del lavoro, come le persone con disabilità. “Spesso le persone disabili sono inserite nel circuito dei tirocini formativi che li impegnano certo ma non danno loro la possibilità di diventare autonomi. Anche quelli che potrebbero lavorare non escono mai da lì perché un tirocinio non ti permette di mantenerti, di trovare una casa, di vivere una vita indipendente”. Oggi la sartoria di Barbara Montanari coinvolge 7/8 persone di cui 4 con disabilità o donne sole con figli disabili. “Sono in contatto con alcune associazioni per coinvolgere altre ragazze e anche la linea di t-shirt con le poesie di Sara sfocerà in una inclusione lavorativa”. I ricami sono fatti con una macchina manuale da una signora di 76 anni “che sarebbe ben contenta di poter insegnare questo lavoro a una ragazza giovane”.
Da poco più di una settimana “Sartorie leggere” ha una sede stabile a Bologna e un sito web. Ma finora è stata “in viaggio” per raggiungere chi poteva fornire i tessuti, “tutti di recupero e made in Italy”, chi realizza gli abiti, per fare sfilate o partecipare a eventi di associazioni. “Finalmente abbiamo un luogo in cui convergere anche se ci piacerebbe continuare a girare l'Italia perché quei momenti creano consapevolezza sulla disabilità e avvicinano le persone in modo gioioso e leggero a un mondo che, a volte, crea paura o imbarazzo – conclude Montanari – Le teenager sfilano insieme alle loro coetanee con autismo o sindrome di Down e capiscono che non ci sono differenze tra loro. È una cosa che apre gli occhi e l'anima, anche ai loro genitori”. (lp)