Diritti umani, la situazione in Kazakistan si fa critica. Anche grazie al Covid-19
Lo denuncia un report della ong Open Dialogue Foundation, che ha analizzato la situazione dei diritti dallo scoppio dell’emergenza sanitaria in vari paesi. Il regime kazako ha rimesso mano negli ultimi anni ad alcuni articoli del codice penale in materia di atti contro la nazione, rendendo possibile utilizzarli contro l’opposizione
La situazione dei diritti umani in Kazakistan è critica. Lo denuncia un report della ong Open Dialogue Foundation, che ha analizzato la situazione dei diritti dallo scoppio dell’emergenza sanitaria in vari paesi. “Monitoriamo da anni questo enorme stato per le azioni repressive giustificate come arresti anti-terrorismo. Per affrontare questa pandemia il presidente ha creato un Comitato per la sicurezza nazionale invece di affidare la gestione sanitaria a medici e ospedali. Decine di attivisti sono perseguitati, movimenti pacifici etichettati come religiosi e quindi perseguibili. Negli ultimi tre mesi sono state incarcerate oltre 1.200 persone aderenti al partito Democratic Choice of Kazakhstan (Dck)”, dice a Osservatorio Diritti Paola Gaffurini. Che aggiunge: “Il Kazakistan ha aumentato le pressioni contro i dissidenti, di tutti i tipi, utilizzando l’epidemia come scusa per reprimere e ostacolare il dissenso al regime oligarchico del presidente Kassym-Jomart Tokayev”.
Legge repressiva. Il regime kazako ha rimesso mano negli ultimi anni ad alcuni articoli del codice penale in materia di atti contro la nazione, rendendo così possibile utilizzarli contro l’opposizione. Come denunciato nel maggio 2019 anche dal relatore speciale Onu sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tema di terrorismo, Fionnuala Ní Aoláin. “Durante la pandemia questi articoli sono serviti ad arrestare preventivamente decine di persone, accusate di creare false informazioni negative contro il sistema sanitario nazionale”, commenta a Osservatorio Diritti l’attivista Dana Zhanay, autrice di un report interamente dedicato al Kazakistan e portavoce della Qaharman Human Rights Protection Foundation.
Misure anti-proteste e soldi targati Ue. Il regime ha ripristinato il lockdown nel fine settimana e inasprito le multe per chi manifesta, misure che si sono tradotte nell’arresto di oltre 200 attivisti in pochi giorni. Nel frattempo, il parlamento Ue ha stanziato 3 milioni di euro in favore del paese. “Questi soldi, stanziati da 12 paesi europei, sono aiuti umanitari per un paese che in realtà non è povero, anzi. Siamo produttori di petrolio e ricchezze pari a Dubai, ma i nostri soldi scompaiono nei conti esteri della famiglia del presidente”, dice a Osservatorio Diritti Bota Jardemalie, avvocatessa e rifugiata politica in Belgio.
L’articolo integrale di Laura Fazzini, "Kazakistan: il coronavirus è il nuovo strumento di repressione sociale", può essere letto su Osservatorio Diritti.