Didattica a distanza, progetto di Open Arms per gli studenti delle famiglie più povere
L’ong spagnola, da anni impegnata nel salvataggio in mare di migranti ha portato i primi dispositivi per lezioni a distanza a Torino e Napoli. E ora lancia una raccolta fondi
A casa di M., 7 anni, c'è un telefono fisso. È l'unico modo che la famiglia ha per essere rintracciata o per contattare qualcuno. M. non fa compiti e non sente le maestre ed i compagni di classe dal 4 marzo. P., invece ha 16 anni e rimane a casa da solo perché la mamma si occupa di assistere una signora anziana e lavora ancora. P. non ha un telefono. Usa quello della madre dalle 19.00 in poi per provare a fare i compiti in videochiamata con l'insegnante di sostegno o con un educatore che lo aiuta con i compiti in serata. Durante il giorno non fa nulla e non sente i compagni di classe dal 4 marzo. Sono tante le storie come queste che raccontano l’Italia dell’isolamento domiciliare per i ragazzi delle famiglie meno abbienti, dove mancano anche i dispositivi minimi per la didattica a distanza.
In Italia, con la sospensione delle lezioni e l’introduzione della didattica a distanza, studenti, studentesse e insegnanti devono riorganizzare la vita scolastica e gestire la difficile esperienza della lontananza e del distacco. Da diverse scuole arriva l’allarme preoccupante per le numerose criticità che sono costrette ad affrontare, molti bambini e bambine, ragazzi e ragazze non hanno infatti i mezzi tecnologici necessari per seguire le lezioni e per rimanere in contatto con i compagni e le compagne. Per assistere queste persone l’ong spagnola Open Arms, ha lanciato un progetto speciale: “vogliamo fare la nostra parte, vogliamo che tutte le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze, abbiano gli strumenti per poter continuare a studiare, a imparare, a crescere” spiega l’ong - . Abbiamo donato dispositivi in alcune zone di Napoli e Torino, ma non basta, per questo abbiamo attivato una raccolta fondi sulla piattaforma Produzioni dal Basso”. L’acquisto e la donazione dei dispositivi (che rimarranno di proprietà della scuola) verrà valutata e disposta assieme ai docenti, che più di chiunque altro conoscono le criticità di nuclei familiari all’interno degli istituti scolastici.