Diciotto udienze e rinvii, resta in Sudan l'imprenditore Marco Zennaro
Nel paese dallo scorso giugno, il 47enne veneziano è in attesa di sentenza e al momento si trova all’ambasciata italiana di Khartum. Il prossimo appuntamento con la giustizia è previsto per oggi, 15 dicembre, ma è probabile un nuovo rinvio
Diciotto udienze e diciotto rinvii per Marco Zennaro, l’imprenditore veneto bloccato in Sudan dallo scorso giugno. L’uomo, 47 anni di età, è accusato di frode in una vicenda piuttosto complicata e al momento sta passando le sue giornate nell’ambasciata italiana di Khartum. Da lì lavora in remoto per portare avanti le attività della sua società, la ZennaroTrafo, e non prende parte neppure al processo, per non rischiare di essere sequestrato ancora una volta. Il prossimo appuntamento con la giustizia è previsto per oggi, 15 dicembre, ma è probabile che ci sarà un altro rinvio.
Marco Zennaro è accusato di avere venduto del materiale elettrico difettoso. E ad accusarlo è Abdallah Esa Yousif Ahamed, zio del generale Mohamed Hamdan Dagalo, militare che a fine ottobre aveva partecipato al golpe miliare e che è accusato dal Tribunale penale internazionale dell’Aja per le atrocità commesse in Darfur durante la guerra civile. La vicenda di Zennaro, infatti, si è incrociata con le vicende politiche e sociali del Paese, tanto che il suo processo è stato costretto a fermarsi a causa degli ultimi avvenimenti. E i pericoli per Marco sembrano essere ancora maggiori in questo contesto, visto che il padre dell’imprenditore, Cristiano Zennaro, ha ricevuto insistenti richieste e telefonate minacciose per consegnare una cifra di soldi importante per la liberazione del figlio (tra i 700 mila e il milione di euro, a seconda della fonte).
La strategia che sta dietro ai continui rinvii, l’ultimo dei quali lo scorso 8 dicembre, secondo Cristiano Zennaro è quella di premere perché i soldi vengano consegnati subito all’accusatore. I 18 rinvii accumulati finora, a cui potrebbe aggiungersene oggi un altro, sono stati emessi con le più varie ragioni, l’ultima delle quali un improvviso cambio dell’avvocato da parte dell’accusa, che potrebbe dunque chiedere ora più tempo con la motivazione che il nuovo legale ha bisogno di studiare le carte.
Il contesto. In seguito al golpe, il 21 novembre scorso i militari hanno trovato un accordo con il capo del governo, Abdallah Hamdok. Il primo ministro era stato scalzato il 25 ottobre, sequestrato per una settimana e infine messo ai domiciliari con la moglie fino a metà novembre nella sua abitazione, nella capitale del Paese. Alla fine l’accordo tra il generale capo Abdel Fattah al-Burhan e Hamdok è stato fatto, sebbene nelle piazze ci siano state violente proteste per chiedere di andare subito al voto. A questo punto la situazione è tutt’altro che stabile: il nuovo governo dovrebbe rimettere in moto la transizione verso la democrazia, ma una importante fetta della società civile si è già chiamata fuori.
L’articolo integrale di Laura Fazzini, Marco Zennaro, l’imprenditore di Venezia dimenticato in Sudan, può essere letto su Osservatorio Diritti.