Deficit da recuperare. In un lungo e argomentato articolo avanza la proposta di “un piano organico e di lungo periodo” per la scuola
Bisogna accompagnare fuori dall’emergenza e facilitare anzitutto il recupero “della dispersione, ma anche di partecipazione, motivazione, conoscenze e competenze”.
“Recuperare il deficit di apprendimento che la didattica a distanza ha inevitabilmente generato”.
E’ questa la priorità che va affrontata nel mondo della scuola – e nel Paese – secondo il media online “Agenda digitale”, particolarmente autorevole sui temi della trasformazione digitale.
In un lungo e argomentato articolo avanza la proposta di “un piano organico e di lungo periodo” per la scuola, in grado di accompagnare fuori dall’emergenza e facilitare anzitutto il recupero “della dispersione, ma anche di partecipazione, motivazione, conoscenze e competenze”. Questo ben al di là delle polemiche sul funzionamento finora della didattica a distanza e sulle “scuole chiuse”. Questione, tra l’altro, che precisa così, con una premessa da ricordare: “Le scuole non sono (e non sono mai state) chiuse, e nell’ultimo anno tutto il lavoro didattico è stato emergenziale”.
Un lavoro didattico emergenziale sia che si parli di quello “in presenza” sia di quello a distanza o in forma integrata e comunque sempre motivato dall’emergenza legata alla lotta al virus (per necessità, dunque e “non per scelte ideologiche”). “La scuola – si legge sul portale online – è la nostra principale agenzia educativa: farla funzionare al meglio è un’assoluta priorità. Ma la scuola è anche parte della società: nel momento in cui si chiede al corpo sociale un sacrificio nel nome della sicurezza di tutte e di tutti, e in particolare dei più deboli, isolare la scuola in una bolla artificiale di pretesa intangibilità è non soltanto – come si è visto – poco realistico, ma anche poco educativo”.
Detto questo, ecco i suggerimenti per recuperare il deficit venutosi a creare nella situazione attuale e determinato anche dalle “troppe diseguaglianze in competenze, infrastrutture, tecnologie” presenti nella situazione italiana ed emerse con forza in questo periodo.
Un Piano contro il deficit dovrà anzitutto tenere conto “delle differenze geografiche e di percorso formativo, concentrando maggiori risorse e attenzione nei territori, negli ordini e nei gradi scolastici in questo periodo più svantaggiati”.
In secondo luogo, il Piano suggerito deve portare “a un uso non più emergenziale ma pienamente consapevole e metodologicamente accorto della didattica digitale integrata”, con una contestuale straordinaria formazione dei docenti “che integri l’aspetto tecnologico e quello metodologico (finora assai trascurato, come mostra il già ricordato prevalere assoluto – nelle esperienze di DAD e didattica digitale integrata fatte durante l’emergenza – del modello della lezione frontale a distanza)”.
Inoltre, il Piano dovrà promuovere la dotazione infrastrutturale e strumentale delle scuole (reti e pc), avviare “una riflessione su tipologie, caratteristiche ed efficacia dei contenuti di apprendimento, digitali e tradizionali” oltre a favorire “azioni trasversali rispetto ai gruppi classe e alla didattica disciplinare”, con attenzione ad un pieno inserimento della scuola nel tessuto sociale. Per questo serviranno anche un “rapporto meno occasionale” con le famiglie, “la crescita delle biblioteche scolastiche”, un ripensamento degli spazi, più attenzione alla dimensione della cultura e l’estensione a tutta la fascia dai 14 ai 18 anni il bonus cultura finora limitato ai diciottenni.
Questa la proposta, naturalmente più ricca del poco accennato fin qui. Vale sicuramente la pena di approfondire.