Dazi a Messico, Canada e Cina, le dogane diventano muri alti
Le guerre commerciali negli anni Duemila sono sempre più armi di geopolitica come si è visto con il grano in alcuni passaggi della guerra tra Russia e Ucraina. L'uso di dazi rafforzati è stato subito indicato dal nuovo presidente americano, Donald Trump, come uno strumento per spingere la produzione e l'occupazione interna (America First) e come un potente mezzo di pressione per ottenere altro. Da inizio febbraio sono scattate tasse aggiuntive del 25% per i prodotti dei confinanti Messico e Canada, per la Cina l'imposizione ulteriore è del 10% ed entra nel contenzioso tra le due grandi potenze.
Cristoforo Colombo cercava nuove rotte per favorire il commercio verso l’Asia e i Reali di Spagna lo finanziarono. Si ritrovò nel 1492 nella sconosciuta e arretrata America, da quel momento meta di tanti altri navigatori. Tutti più o meno legati ai grandi movimenti di merci. I flussi commerciali, che hanno causato oppressioni coloniali e guerre, sono stati comunque un elemento di conoscenza dei popoli: prodotti agricoli, tessuti, spezie, abitudini e culture. Le guerre commerciali negli anni Duemila sono sempre più armi di geopolitica come si è visto con il grano in alcuni passaggi della guerra tra Russia e Ucraina. L’uso di dazi rafforzati è stato subito indicato dal nuovo presidente americano, Donald Trump, come uno strumento per spingere la produzione e l’occupazione interna (America First) e come un potente mezzo di pressione per ottenere altro. Da inizio febbraio sono scattate tasse aggiuntive del 25% per i prodotti dei confinanti Messico e Canada, per la Cina l’imposizione ulteriore è del 10% ed entra nel contenzioso tra le due grandi potenze.
La Vecchia Europa è in allarme. Per ora non vi sono “punizioni” ma il numero uno della Casa Bianca ha assicurato che l’appesantimento fiscale sulle merci ci sarà perché “la Ue ci ha trattati male”. Qualcosa arriverà e probabilmente scatterà nei primi tre mesi di presidenza. E’ ben esplicito, nel ragionamento di Trump, lo sfondo non solo economico dei provvedimenti. Non si tratta solo di squilibri commerciale import/export, o di settore, che “ruberebbero” ricchezza agli States. Canada e Messico vengono puniti perché non fanno abbastanza per arginare il flusso di migranti verso i confini Usa. Non si battono, e l’accusa viene rivolta anche alla Cina, per stroncare il micidiale Fentanyl, un oppioide sintetico più potente dell’eroina.
Come è evidente i Paesi colpiti reagiranno “dazio per dazio” e non escludono altre forme di ritorsione. C’è il rischio che I Governi entrino in una spirale negativa, oppongano sanzioni e regolamentazione contro i nemici chiudendosi in aree continentali o piccole alleanze. Una difesa dei confini commerciali che ridurrebbe di molto la concorrenza internazionale. Trump ha promesso di contenere l’inflazione ma con un’economia in crescita, e così protetta, non sarà facile. Canada e Messico – ad esempio – forniscono un terzo del greggio raffinato negli Usa. Se non sarà più disponibile i prezzi energetici potrebbero salire.
La nuova amministrazione punta alla centralità del dollaro nelle attività di scambio commerciale. I grandi paesi Brics ( innanzitutto Brasile, Russia, India, Cina , Sudafrica) ipotizzano una valuta antagonista? Trump li ha già avvertiti: scatterebbero dazi del 100% sulle merci importate.