Dalla vita sociale alle cure: la "nuova normalità" post-Covid degli over65
Indagine di Senior Italia FederAnziani: vita sociale azzerata per 1 su 2, aumento di insonnia, ansia e depressione, riduzione dell’attività fisica e difficoltà nell’accesso alle cure per la metà degli intervistati. Necessità di supportare economicamente più che mai figli e nipoti
"Vita sociale azzerata per un over 65 su due, aumento di insonnia, ansia e depressione, riduzione dell’attività fisica e difficoltà nell’accesso alle cure, ma anche più cura per l’ambiente in cui si vive, riscoperta del piacere della lettura e come sempre, al centro di tutto, la necessità di supportare più che mai dal punto di vista economico figli e nipoti". E' la "nuova normalità" post-Covid per l’universo degli over 65, che emerge da un’indagine condotta da Senior Italia FederAnziani. "Una normalità dominata ancora dalla paura del virus che non viene meno, e invita a non abbassare la guardia neanche dopo la vaccinazione".
A temere ancora il Coronavirus, infatti, è il 63,3% delle persone intervistate nell’indagine. Tra queste vi è un 6,8% che ha dichiarato di averlo contratto in passato, mentre il 29,9% del campione ha perso persone care, parenti o amici proprio a causa del virus. Quanto alla vaccinazione, il 67,2% ha completato il ciclo vaccinale e il 29,4% dopo averlo completato ha fatto anche la terza dose o è in attesa di farla. Resta solo un 2,3% che ha fatto solo la prima dose e un 1,1% che non si è vaccinato.
Sono "importanti" i cambiamenti nelle abitudini e negli stili di vita della popolazione senior, con nuove criticità da affrontare e una vita sociale decisamente più limitata rispetto a prima, nella difficoltà di incontrare i propri cari per una persona su tre, nella difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici per il 20,3%, nella difficoltà di entrare in contatto con medici, specialisti, ospedali ambulatori per il 18,1%, nella difficoltà a fare attività fisica, praticare ginnastica o ballo per il 19,2% degli intervistati, nella difficoltà di andare al cinema, teatro, eventi sportivi o manifestazioni per il 18,6%, nella rinuncia della paura a viaggiare per il 20,3%. La vita sociale nella quotidianità si è ridotta o azzerata per il 44,1% degli intervistati.
La principale vittima della nuova condizione di vita è stata l’attività fisica, che si è ridotta o interrotta del tutto per il 37,3% degli intervistati. Tuttavia sorprendentemente c’è un 19,8% che anziché diminuire l’attività fisica la ha vista aumentare nello stesso periodo. Per molti l’effetto della pandemia è stato anche di avere meno voglia di dedicarsi alla cura del proprio corpo (16,9%), mentre altri hanno approfittato di questo periodo proprio per riscoprire il piacere della cura di sé (12,4%); ci si dedica di più alla cura dell’ambiente domestico nel quale si passa più tempo: è infatti un over 60 su tre ad aver aumentato la quantità di tempo dedicata alla casa (26%), se ne occupa meno il 7,9%. L’abitudine alla lettura è cresciuta per il 28,8% degli intervistati.
Anche il rapporto col cibo si è modificato: secondo l’indagine, dall’inizio della pandemia tende a mangiare di più il 19,2% degli intervistati, mentre il 9% ha ridotto la quantità di cibo. Si dorme di più per il 6,8% del campione, meno di prima per il 22,6%. Di vera e propria insonnia soffre il 15,3% del campione. Non a caso è aumentato il consumo di farmaci per i disturbi del sonno per l’8,5% degli intervistati. Soffre di ansia a seguito della pandemia il 14,7%, e il consumo dei relativi farmaci è aumentato per il 5,1% del campione; soffre di depressione il 4,5% e il consumo di farmaci per il disturbo dell’umore è più alto che nel periodo pre-pandemico per il 2,8% dei rispondenti. Complessivamente, dopo questo periodo di pandemia, ha notato complicazioni o peggioramenti nello stato di salute il 12,4% degli intervistati, mentre il 6,2% ha avuto la diagnosi di una nuova patologia. Oltre la metà degli intervistati (52%), è affetta da patologie croniche, ovvero cardiovascolari (48,9%), reumatologiche (25%), oculistiche (22,8%), metaboliche (20,7%), pneumologiche (13%), neurologiche (4,3%), oncologiche (10,9%), legate al Covid (3,3%).
"A fronte di un peggioramento nella salute collettiva, e a causa delle liste d’attesa più lunghe che nel periodo precedente la pandemia, sono diventati più difficili di prima i rapporti con il Servizio Sanitario Nazionale, con il 55,4% del campione che ha avuto più difficoltà che rispetto al passato a prenotare visite specialistiche o esami diagnostici", si legge. Elevata è la percentuale di quelli che hanno trovato complicato fare visite ed esami programmati ma che erano stati spostati o cancellati a causa del Covid: uno su tre (35,6%) ci è riuscito ma con gravi difficoltà e ritardi, il 7,9% non c’è quasi mai riuscito, il 4,5% sta ancora aspettando di essere richiamato mentre uno su 100 è riuscito ad avere una visita grazie al servizio di Senior Italia FederAnziani Pronto Senior Salute attivato proprio per chi ha difficoltà ad ottenere appuntamenti entro i termini previsti dal Piano Nazionale per le liste d’attesa. Neanche le finanze degli over 65 italiani sono rimaste immutate nel corso di questi mesi.
Un lieve peggioramento delle condizioni economiche è stato osservato dal 32,8% degli intervistati forse anche a causa del supporto economico da offrire a figli e nipoti. Il 25,4% del campione, infatti, ha dovuto aiutare economicamente più che in passato i figli e i nipoti, un esborso che nel 9% dei casi ha significato 100 € in più al mese, nell’8,5% dei casi una somma compresa tra i 100 e i 250 € mensili in più, per il 4% tra i 250 e 500 € in più, per il 2,8% tra i 500 e i 1000 € in più al mese, mentre l’1% è riuscito a tirar fuori mensilmente 1000 € in più.