Dal centro di accoglienza al lavoro: il riscatto di Brigth, ancora alla ricerca dei pieni diritti
La storia di un giovane nigeriano, arrivato in Sicilia e dalla Libia e capace di collaborare con la questura di Palermo per la chiusura di una casa di accoglienza per donne vittime di tratta. Oggi lavora per Amazon e dice: "In Italia non abbiamo ancora i diritti come tutti gli altri"
Dopo tante sofferenze patite, adesso ha finalmente un lavoro che gli permetterà di avere una vita dignitosa. E' la storia del giovane Brigth, 34 anni originario della Nigeria, che dopo essere arrivato dalla Libia a Lampedusa, per un periodo ha vagato per le strade di Agrigento e poi Palermo senza sapere dove andare. Nel 2015 la suora missionaria Anna Alonzo gli ha proposto l'accoglienza presso il Centro Arcobaleno 3P dove è stato due anni. Da quel momento in poi, Brigth si è sempre impegnato in parecchie attività, dimostrando subito di stare dalla parte della legge quando ha iniziato a collaborare come traduttore per la questura, contribuendo a fare chiudere una casa in cui venivano sfruttate delle donne vittime di tratta.
"Sono stato in Libia un anno e 4 mesi, fino a quando non mi sono imbarcato di notte in mare per arrivare in Italia - racconta -. Dopo essere arrivato a Lampedusa nel 2015, ci hanno poi portato ad Agrigento abbandonandoci in pieno inverno e lasciandoci soli per la strada, senza nulla, con soltanto un foglio di via di 7 giorni. Fortunatamente l'associazione Mediterranean Hope mi ha aiutato a capire come muovermi per la richiesta di asilo anche in mezzo a tutte le difficoltà che vivevo".
Bright decide così di andare a Palermo, ospite a Ballarò per due settimane in una casa di sfruttamento delle donne da cui, poi decide coraggiosamente di prendere le distanze, collaborando con la polizia e facendo arrestare la maman.
"Per quello che ho fatto ho rischiato la vita con la mafia nigeriana, perché non è stato facile e sono dovuto necessariamente andare via da Palermo. In un momento di grande difficoltà ho incontrato Anna Alonzo che mi ha accolto dentro il centro - continua -. In due anni, ho ripreso gli studi prendendo la terza media e frequentando la scuola per stranieri ItaStra. Nello stesso tempo ho fatto anche volontariato con Emmaus Palermo e partecipato ad attività teatrali con il progetto Amunì". Bright, come tante altre persone, però prova a tentare la fortuna raggiungendo la Germania da dove, dopo 10 mesi, deciderà però di ritornare a Milano. Il tutto perché i documenti erano rimasti in Italia e avrebbe rischiato il rimpatrio.
"Una volta ritornato in Italia non mi sono mai fermato nella ricerca di occupazioni lavorative fino a quando, nell'ottobre del 2020, a Piacenza sono stato assunto come magazziniere per Amazon - racconta ancora -. Oggi il mio più grande desiderio è quello di potere andare a prendere in Nigeria la mia bambina di 7 anni che vive con i nonni. Le difficoltà, in Italia, purtroppo per me che sono 'nero', non mancano. Per il momento, per esempio, vivo in albergo e non riesco a trovare una casa in affitto perché sono nigeriano. Non sono contento per come sono andati certi fatti perché mi sono sentito utilizzato dal governo italiano. Nonostante abbia collaborato con lo Stato, infatti, quando ho fatto arrestare una mamam a Palermo non mi sono sentito aiutato. Ho rischiato molto ma oggi continuo a non avere paura di morire anche se andare in Nigeria un poco mi preoccupa. Se sono riuscito a trovare un lavoro con un'azienda straniera lo devo solo alla mia tenacia e al mio impegno. In Italia, se sei africano continui a non avere, purtroppo, gli stessi diritti degli italiani perché siamo considerati ancora molto diversi da voi".
Ad essere molto contenta del percorso di Brigth è la suora Anna Alonzo, dell'ordine delle assistenti sociali missionarie. "Se penso che nel 2015 lo trovai che dormiva in strada, vederlo oggi una persona nuova mi dà una gioia immensa - racconta -. Ricordo che mi ha aiutato a ripulire, da rifiuti di ogni tipo, tutto lo spazio abbandonato del centro Arcobaleno dove oggi facciamo il doposcuola per i bambini e le bambine del quartiere della Guadagna. La notizia del lavoro a tempo indeterminato è il risultato del grande impegno generoso che ha sempre avuto per gli altri. Speriamo che riuscirà a ricongiungersi al più presto con la sua piccola figlia in Nigeria".
"Il mio nome Brigth significa luminosità – conclude il giovane - che è quella che ho sempre cercato nel mio cammino e che voglio continuare a cercare, anche se la società è molto dura e ingiusta con noi che cerchiamo di avere un futuro diverso. Nel mio percorso di vita fortunatamente ho incontrato però alcune persone brave che mi hanno aiutato".