Criminalità ai tempi della pandemia. In crescita i “reati spia”
Nell’ultimo biennio, rispetto al precedente, sono aumentate le segnalazioni sospette, le interdittive antimafia e i reati informatici, mentre diminuiscono o restano stabili reati come estorsioni e usura. I dati del dossier “La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità” di Libera e Lavialibera. “Dalla politica aspettiamo risposte nette, chiare e veloci”
La pandemia non ferma la criminalità: nel biennio 2020/2021 aumentano le segnalazioni sospette, le interdittive antimafia, i reati informatici come truffe e frodi mentre diminuiscono le estorsioni e il riciclaggio. Alla criminalità che “muta” come un virus è dedicato il dossier “La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità” pubblicato online da Libera e Lavialibera che attraverso dati e analisi delle Forze dell'Ordine, del Ministero dell'Interno e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia, fornisce un quadro di come sta cambiando o potrebbe cambiare il modus operandi delle organizzazioni criminali sul territorio italiano.
“Esiste una variante che, come quelle del virus, provoca malattia e morte sociale indebolendo la democrazia e ostacolando il cambiamento, ma che, agendo nell’ombra, viene poco localizzata e quindi non abbastanza combattuta - commenta Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera-. Una variante alla quale rischiamo di abituarci in una convivenza che sarebbe alla lunga letale. Con grande tempestività e indubbia lungimiranza strategica le mafie hanno saputo cogliere le opportunità della globalizzazione, cioè dell’espansione mondiale del “libero mercato”, dove libero vuol dire in sostanza privo di regole, soggetto alla sola legge del più forte. Sono diventate così mafie “imprenditrici”, capaci di padroneggiare i meccanismi più sofisticati della finanza, di prevedere e in parte influenzare, col peso dei loro patrimoni, le fluttuazioni delle Borse, di assicurarsi le prestazioni di professionisti e tecnici di prim’ordine”.
Italia in zona rossa per criminalità
I dati raccolti e analizzati del rapporto mostrano un’Italia piena di “zone rosse” dove l’aumento dei reati spia dovrebbe far scattare l’allarme. Nel biennio pandemico 2020/2021 le segnalazioni sospette complessivamente hanno raggiunto la cifra di 252.711 con un incremento del 24% rispetto al biennio pre-pandemico 2018/2019. Sette le regioni in zona rossa (Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Sardegna, Basilicata, Trentino Alto Adige). Incrementi maggiori sono stati rilevati nel Lazio (+57%) e Trentino Alto Adige (50%) e Sardegna (+38%). Negli anni della pandemia, inoltre, sono ben 3.919 le interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. “Dal 1 gennaio 2020 al 31 ottobre 2021 si è viaggiato alla media di 178 interdittive al mese con un incremento percentuale del 33% rispetto al biennio 2018/2019 - si legge nel dossier -. Ben 15 regioni in zona rossa con situazioni record in Sardegna (+600%), Veneto (+471%), Trentino Alto Adige (+300) e Toscana (+170%). In termini assoluti il maggior numero di interdittive riguarda la Campania (929 nel biennio pandemico), segue la Calabria (914) , la Sicilia (466, dove però si registra un calo del 31% rispetto al biennio 2018/19) e Emilia Romagna (321)”. La mutazione della criminalità che dovrebbe preoccupare di più, però, è quella che si sta diffondendo sul web. “L'analisi dei dati rileva un boom di incremento dei delitti informatici durante il biennio della pandemia (+39%) con ben 14 regioni in zona rossa con primato alla Basilicata (+83%) Sardegna (+63%) e Campania (+56%). L'incremento nel 2021 è pari al 11% rispetto al 2020”, continua il dossier . Per quanto riguarda le truffe e frodi informatiche, invece, i dati rilevano un incremento del 32% nel biennio 2020/21 con un’Italia quasi tutta in zona rossa, con punte del +61% in Veneto, +49% in Puglia e +44% in Toscana. L'incremento nel 2021 è pari al 13%.
Stabile l’usura, giù il riciclaggio, cresce il narcotraffico
Tra le “vecchie” tipologie di reato, i trend registrati durante la pandemia sono diversi: diminuisce il riciclaggio, si mantiene stabile il fenomeno dell’usura, mentre il narcotraffico non ha mai sofferto flessioni di nessun genere. L’incremento dei reati di usura si ferma all’1,3% rispetto al biennio 2018/19. Tuttavia, in alcune regioni l’incremento di questo reato è molto significativo: è il caso della Basilicata (+500%) e del Friuli Venezia Giulia (+133%). In Puglia e nel Lazio, invece, l’incremento è del 32%. In controtendenza, quindi in calo nel biennio della pandemia, reati come riciclaggio e estorsione. “L'analisi dei dati mostra la diminuzione più rilevante per il reato di riciclaggio e impiego di denaro, con il dato in calo del -20% - si legge nel rapporto -. Con qualche sorpresa in giro per l'Italia. Sono tre le regioni che nonostante il calo a livello nazionale, si colorano di rosso: Valle d'Aosta (+166%), Molise (30%) e Sardegna (28%). Altra regione che registra un aumento pari al 22% è la Lombardia”.
I reati di estorsione, invece, diminuiscono del 4% durante i due anni di pandemia rispetto al biennio precedente, anche se nel dettaglio alcune regioni guadagnano la zona rossa o arancione. Singolare il caso del Friuli Venezia Giulia dove le estorsioni risultano essere aumentate del 32%, ma ci sono anche altre regioni da “zona arancione” come l’Umbria (+21%), la Sardegna (+19%) e il Trentino Alto Adige (+15%). Il traffico di droga, invece, sembra non conoscere crisi. “Secondo i dati elaborati per Libera dall'Agenzia delle Dogane nel biennio 2020/21 sono stati sequestrati complessivamente 39911,03 Kg/lt di stupefacenti, il 241% in più rispetto al 2018/19 - spiega la nota -. I maggior sequestri sono stati effettuati dalla Direzione territoriale Campania/Calabria pari al 74% del totale”.
Il lato oscuro dell’emergenza
Il dato più inquietante del rapporto di Libera e Lavialibera, tuttavia, è quello della zona d’ombra degli appalti legati all’emergenza Covid-19. Libera, spiega la nota, ha elaborato i dati di Openpolis “per avere contezza del quadro relativamente a tutte le spese fatte per la gestione dell’emergenza (o meglio, relativamente a quelle di cui sono disponibili i dati), tramite i bandi di gara delle pubbliche amministrazioni”. Al 6 dicembre 2021, infatti, sono stati messi a base d’asta, per l’emergenza, 27,76 miliardi di cui solo 11,45 miliardi con aste effettivamente aggiudicate e complete di tutti i dati del caso, mentre restano lotti per 15,55 miliardi di euro con esito scaduto, sconosciuto, o con informazioni incomplete, spiega Libera. “Possiamo affermare che davanti all'enorme quantità di denaro messo a bando per tentare di arginare la crisi sanitaria scatenata da Covid, per oltre la metà delle risorse, il 58%, non abbiamo piena informazione - denuncia l’organizzazione -: è l’“indice di non piena conoscibilità” rispetto alle spese Covid. Maglia nera per la Liguria, con 401 milioni di euro di cui conosciamo solo il 9 % della spesa. Non va sicuramente meglio sul fronte della trasparenza per l'Abruzzo, solo il 15% dei 244 milioni”. Infine Piemonte e Umbria dove si conoscono i dettagli solo del 16% della spesa. Secondo Libera, in questi ultimi due anni, sono emersi con maggior frequenza “ipotesi di vere e proprie infiltrazioni nelle imprese e tentativi di appropriazione di fondi pubblici destinati al sostegno all’economia - spiega la nota -, con operazioni simulate per precostituire i requisiti per l’accesso ai fondi”. Secondo uno studio della Direzione Investigativa antimafia, condotto a settembre e ottobre 2020, infatti, “sono state rintracciate 270 imprese che avevano incassato fondi previsti per la crisi da pandemia e che risultavano colpite da interdittiva antimafia: erano già stati erogati 40 milioni di euro”. Infine, sono più di 9 mila i ristoranti che a causa della pandemia potrebbero trovarsi in condizioni di vulnerabilità finanziaria, il che li renderebbe esposti a infiltrazioni criminali e al riciclaggio di denaro. In termini assoluti le regioni con il maggior numero di imprese sono il Lazio (2.116), la Lombardia (1.360), la Campania (1098) e la Toscana (783). “Negli ultimi due anni per afferrare i profitti da virus è nato un nuovo mercato criminale - denuncia Libera -, in grado di propagarsi con la stessa rapidità del Covid-19. Una variante “criminalità” che non è solo mafiosa, con operatori economici che vanno a cercare i servizi della mafia per stare sul mercato e faccendieri e corrotti che fanno da ponte con le organizzazioni criminali”. Dalla politica “aspettiamo risposte nette, chiare e veloci”.