Credito a famiglie e imprese: la risposta in pandemia delle banche etiche
L'analisi e i dati nel quarto Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa, pubblicato da Fondazione Finanza Etica Nel 2019 destinato al credito il 76,44% del totale degli attivi. Dalla ridistribuzione dei risparmi alle reti per fornire cibo e cure: "Sostenuti i progetti con maggiori criticità”
“Le banche etiche europee mettono sempre più il credito al centro della propria attività, riuscendo a sostenere l’economia sociale e solidale anche durante la pandemia”. È quanto emerge dal Quarto Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa, pubblicato da Fondazione Finanza Etica, che ha analizzato l’attività delle 4.500 banche operanti nell’area euro.
Nel 2019 il 76,44% del totale degli attivi delle banche etiche europee ha riguardato l’erogazione di credito a famiglie e imprese, mentre per le banche cooperative l’attività di credito si attesta quasi al 60%. “Le banche tradizionali – si legge - hanno invece incentrato la propria attività sugli investimenti finanziari, la vendita di titoli, l'acquisto di quote di società: per loro l’attività creditizia corrisponde appena al 38,7%”.
L'analisi dei ricercatori di Fondazione Finanza Etica rivela inoltre che per le banche etiche sono cresciuti in modo straordinario i prestiti e i depositi: rispettivamente del +10,16% e del +10,84% in media l’anno dal 2009 al 2019.
La risposta alla pandemia: “piccoli progetti, i più colpiti”
In Europa le organizzazioni di finanza etica e solidale si sono mobilitate per dare risposte alla crisi, “sostenendo i progetti con maggiori criticità” in un momento complesso, in cui “il coronavirus ha portato la zona euro e tutto il mondo in una recessione senza precedenti”: nel 2020 il Pil è sceso del 6,8% nella zona euro e del 6,4% nell’intera Ue. “I piccoli progetti sono stati i più colpiti. – spiegano gli osservatori - Quelli che erano già caratterizzati da difficoltà di accesso al credito, poco capitale iniziale, radicamento in zone rurali, si sono trovati di fronte a una situazione altamente complessa, da cui sarà difficile o impossibile uscire”. E se la crisi ha accelerato le disuguaglianze e le ha posto sotto una lente d’ingrandimento, tra Italia, Spagna, Belgio, Grecia, Polonia e Portogallo nono sono mancate le iniziative. Il rapporto segnala campagne di solidarietà e di mutuo sostegno per cercare di ridistribuire i risparmi, le reti comunitarie per fornire cibo e cure a chi ha avuto più difficoltà, il crowdfunding per sostenere progetti che sono rimasti senza fondi. La finanza etica ha sostenuto e organizzato reti di solidarietà, nei diversi territori e contesti europei, e “ha trovato il modo di mettersi al servizio dei propri partner, soci, clienti, delle comunità, per dare una risposta rapida e adeguata ai bisogni”.
Le buone pratiche in Europa
In Europa i contesti e le conseguenze della situazione attuale sono stati diversi, e di conseguenza anche le risposte, precisano gli osservatori. In Italia, ad esempio, sono stati attivati sistemi online per facilitare la richiesta di sospensione dei pagamenti per le aziende e le organizzazioni, indipendentemente dalle misure del governo. Meccanismi che hanno attivato la concessione di prestiti per il pagamento di stipendi e tasse in anticipo, facilitando l’accesso al Fondo di garanzia per le Pmi, per micro-mutui fino a 25.000 euro e per una nuova linea di liquidità a condizioni vantaggiose. In Spagna la Fiare Banca Etica ha concesso nei primi due mesi dall’inizio della pandemia più di 16 milioni di euro, otto dei quali a enti che forniscono servizi alle persone più vulnerabili. Queste realtà sono anche coinvolte nella creazione di posti di lavoro o nella produzione di materiali e beni di prima necessità. È stato anche lanciato il nuovo fondo “Inclusión Social” (Inclusione sociale), che ha permesso ai clienti di destinare i loro risparmi a lungo termine verso questo settore. In Francia la France Active ha scelto da subito di sospendere i tempi di rimborso dei crediti e di attuare la ristrutturazione dei prestiti. La cooperativa Nef alla fine del primo lockdown, ha elaborato un gran numero di richieste di proroga delle scadenze (in genere 3-6 mesi) da parte di più di 550 mutuatari, che rappresentano quasi un quarto del suo portafoglio prestiti; quasi tutte le richieste fatte dai mutuatari sono state accettate. Fino a oggi, La Nef non ha ancora registrato alcun fallimento dei suoi mutuatari a causa della crisi da pandemia.