Cosa vedere in sala? Le novità del fine settimana
Omaggio al cinema di Mario Monicelli nella commedia graffiante “Restiamo amici” di Antonello Grimaldi; la prima regia di Louis Garrel, “Due amici”, mélo a sfondo sociale; la commedia family a tinte romantiche “Ti presento Patrick”; il mélo altamente problematico “Il segreto di una famiglia” di Pablo Trapero
Tra l’uscita di “Toy Story 4” e quella di “Spider-Man: Far From Home”, il prossimo 10 luglio, si registra un fine-settimana cinematografico di respiro molto corto. Ci sono infatti pochi titoli di richiamo. Ecco comunque le principali novità al cinema da giovedì 4 luglio nella rubrica del Sir e della Commissione nazionale valutazione film Cei: omaggio al cinema di Mario Monicelli nella commedia graffiante “Restiamo amici” di Antonello Grimaldi; la prima regia di Louis Garrel, “Due amici”, mélo a sfondo sociale; la commedia family a tinte romantiche “Ti presento Patrick”; il mélo altamente problematico “Il segreto di una famiglia” di Pablo Trapero.
“Restiamo amici”
Più che ispirarsi al modello narrativo degli “Ocean’s” di Steven Soderbergh, ovvero film sulle grandi truffe – in gergo cinematografico si chiamano “Heist Movie” – “Restiamo Amici” sembra prediligere il canovaccio dei film di Mario Monicelli, in particolare la commedia cinica e brillante alla “Amici miei”. È quanto ha sottolineato lo stesso regista di “Restiamo Amici” Antonello Grimaldi, noto per “Caos Calmo” (2008) e la serie tv “Distretto di polizia”. Interpretato da Michele Riondino, Alessandro Roja e Libero De Rienzo, il film propone le (dis)avventure di due quarantenni ex compagni di scuola, Alessandro e Gigi, che provano a orchestrare una truffa, tra Europa e Brasile, per impossessarsi di un’eredità familiare; nulla però va nel verso giusto. La vicenda si rivela una ronda frenetica e incalzante dalla quale chi vorrebbe beffare esce beffato, chi vorrebbe vincere esce sconfitto. Le intenzioni sono certamente buone, con un cast che si muove bene sul copione scritto da Marco Martani e Raffaello Fusaro – il soggetto è dal libro di Bruno Burbi –, per un narrazione fluida ma senza troppe pretese. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell’insieme brillante.
“Due amici”
Realizzato nel 2015, “Due amici” è la prima regia dell’attore francese Louis Garrel, da poco visto nelle sale con “L’uomo fedele”. Si tratta di un triangolo amoroso su un binario narrativo che alterna la commedia brillante francese con inserti di taglio sociale, uscendo dal sentiero del cinema borghese per raccontare esistenze precarie. Interpretato dallo stesso Garrel con il popolare Vincent Macaigne e l’iraniana Golshifteh Farahani, il film si concentra sul colpo di fulmine dell’attore Clément per la giovane Mona, che lavora in una paninoteca alla Gare du Nord di Parigi. Mona è però sfuggente, enigmatica, non desiderosa di raccontare il suo passato e il fatto che viva in regime di semilibertà. Clément chiede aiuto al suo migliore amico Abel, che però rimane affascinato dalla giovane. L’atmosfera della commedia parigina è abbastanza inedita, perché esce dai classici quartieri del ceto medio-alto per raccontare con approccio brillante e malinconico le vite di tre giovani ai margini della società. L’amore è il punto focale, un amore però instabile, poco incline a definirsi in rapporti strutturati. La regia di Garrel è certamente interessante e valida, ma ancora acerba, in cerca di una piena identità. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e per dibattiti.
“Ti presento Patrick”
È una commedia inglese con inserti in live-action “Ti presento Patrick” (“Patrick”) diretto dalla regista Mandie Fletcher e con protagonista Beattie Edmondson. Il film propone il “conflittuale” rapporto di convivenza tra l’insegnante Sarah e il cucciolo di carlino Patrick, che le viene donato in eredità dalla nonna. L’opera è ovviamente disseminata di gag comiche in stile slapstick con pennellate romantiche sulla vita sentimentale della donna. In Inghilterra il film è stato distribuito dalla Disney, indirizzandosi verso un target familiare. Nell’insieme il film è brillante ma segnato da superficialità.
“Il segreto di una famiglia”
Il regista argentino Pablo Trapero non fa sconti; non è un autore che va per il sottile. Ora esce nelle sale “Il segreto di una famiglia” (“La quietud”), presentato fuori concorso alla 75a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia. Con protagonisti Bérénice Bejo, Martina Gusmán ed Édgar Ramírez, il film esplora silenzi e irrisolti di una famiglia che vive nella provincia di Buenos Aires; un incontro che passa dalla tenerezza iniziale alla resa dei conti. Il film è percorso da un lato dai consueti riferimenti alla situazione politica argentina, al periodo fosco della dittatura militare, dall’altro da un’indagine familiare senza filtri, affrontando temi spinosi ed eticamente problematici. Trapero esagera per il gusto di farlo e crea scenari certo di non irreprensibile limpidezza eppure di forte attrattiva; il film risulta provocatorio e quasi di sapore respingente, pertanto dal punto di vista pastorale è da valutare complesso, problematico e adatto per dibattiti per un pubblico adulto.
Massimo Giraldi e Sergio Perugini