Cosa ci dicono, oggi, le donne del Nuovo Testamento? Donne, problema o risorsa

Discepole di Gesù e apostole della risurrezione, hanno concorso alla genesi dell’annuncio cristiano e hanno contribuito alla nascita e all’edificazione delle prime comunità

Cosa ci dicono, oggi, le donne del Nuovo Testamento? Donne, problema o risorsa

Che senso ha, oggi, parlare della presenza e del ruolo delle donne nel Nuovo Testamento? Perché “insistere” su un tema del quale tanto è stato già detto e scritto e, soprattutto, in un tempo in cui le istanze delle donne – per non dire del femminismo – sono state ormai spinte ai margini delle grandi aree tematiche del dibattito sociale e politico, quando non vengono derise? La Chiesa cattolica, si sa, arriva ad appropriarsi delle spinte culturali che animano le trasformazioni sociali sempre un po’ in ritardo e lo fa in modi del tutto propri. Ed è innegabile che il suo sistema organizzativo, che in gergo ecclesiastico si chiama “ordinamento ministeriale”, è solo la punta di un iceberg, cioè di quell’impianto patriarcale che, per millenni, ha garantito la alla Chiesa la sua sussistenza. Un impianto fatto di principi e prassi, di affermazioni teologiche e della loro trasposizione in secolari costumi abitudinari, ma fatto anche di convinzioni etiche che hanno dato vita a convenzioni giuridiche e di spinte contestuali che hanno contribuito a “canonizzare” il sistema e a renderlo in grado di regolare fin nei dettagli la vita di un’enorme tradizione religiosa. Forse, proprio per questo la resistenza da parte delle diverse religioni e, per quanto ci riguarda da vicino, della Chiesa cattolico-romana, a differenza di quella di altre Chiese, a lasciarsi raggiungere e trasformare dalle istanze del femminismo e dalle lotte delle donne per i loro diritti è stata ed è tenace. Ma è proprio lì, dove più forte è la resistenza, che la domanda sulle radici dell’esclusione o dell’emarginazione delle donne dal sistema continua a farsi sentire: se nelle società e nelle Chiese cristiane di area protestante qualcosa è cambiato, cosa impedisce alla Chiesa cattolica di “lanciare il cuore oltre l’ostacolo”? È anche questo molto probabilmente il motivo per cui, in tutti questi anni, la richiesta di lezioni, articoli, libri, conferenze è stata pressoché continua. Evidentemente, nonostante già da tempo abbia perso la sua originalità, il tema “tira”, come si dice in gergo. Il vulcano, insomma, continua a essere attivo. E lo è anche in Diocesi di Padova, dove è appena partito un percorso sulle donne “del/nel” Nuovo Testamento, nato sulla scia della riscoperta di una giovane donna, Giustina, prima martire padovana.

Ma... perché affrontare un problema attuale, che ha animato anche le giornate del Sinodo dei vescovi ancora in corso (fino al 27 ottobre, ndr), andando così indietro nel tempo, fino ai testi del Nuovo Testamento? Una prima risposta è quasi scontata: perché non rappresentano semplici testimonianze, sia pure molto antiche, accanto ad altre. Prima che storico, il motivo è teologico: quei testi hanno per le Chiese un carattere di normatività perché risalgono alla predicazione apostolica che, a sua volta, getta le sue radici nella vicenda e nella predicazione di Gesù di Nazaret, colui che nella fede esse proclamano come il Risorto. Il risvolto storico, però, è tutt’altro che irrilevante. I testi del Nuovo Testamento, che hanno visto la luce tra la seconda metà del 1° secolo e gli inizi del 2° secolo dell’era cristiana, attestano infatti che, all’inizio, per le Chiese nascenti le donne credenti non erano un problema ma, anzi, erano una risorsa. Discepole di Gesù e apostole della risurrezione, hanno concorso alla genesi dell’annuncio cristiano, hanno preso parte alla prima missione, hanno contribuito alla nascita e all’edificazione delle prime comunità. Perché, progressivamente, da risorsa si sono trasformate in problema e perché lo sono ancora oggi?

Marinella Perroni
Teologa

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