Coronavirus, la comunità sinta bolognese: “Famiglie in difficoltà, sostenere i giovani”
A parlare è Tomas Fulli, sinto bolognese che abita nel campo di via Erbosa: “Molti hanno perso il lavoro, e tante famiglie non hanno gli strumenti per affrontare la didattica a distanza”. Daniele Ara (Presidente Quartiere Navile): “In estate al via le microaree”
“Viviamo il disagio che vivono tutti, forse un po’ di più, considerata la nostra abitudine di vivere all’aperto, condividendo spazi e tempo libero. Ma tutti si sono adeguati benissimo, decidendo di restare chiusi nelle proprie case”: Tomas Fulli, 45enne bolognese, vive con la moglie e il figlio nel campo sinto di via Erbosa. Nel 2018 è stato il primo sinto in città a firmare un contratto come operatore sociale e mediatore culturale per una cooperativa cittadina. Anche lui, come tanti, è nelle graduatorie Acer in attesa di una casa popolare. “Questa emergenza sanitaria non sta risparmiando nessuno, speriamo di vedere presto un barlume di normalità: intanto, al campo, in questi giorni facciamo quello che fanno tutti. Mascherine, guanti, non uscire, se non per reali necessità, sempre con l’autocertificazione”.
Prima impegnato nelle scuole e nei campi come mediatore e facilitatore delle relazioni con operatori e servizi sociali, oggi Fulli lavora in due dormitori del piano freddo gestiti da Asp (ma continua il suo percorso di sensibilizzazione negli istituti scolastici, attività momentaneamente sospesa per l’emergenza Covid, ndr). Fa anche parte dell’equipe multidisciplinare che porta avanti, nel capoluogo emiliano, il Progetto nazionale Rsc per l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti. “Io ho il permesso di uscire e muovermi in città per il lavoro che faccio, le altre persone del campo praticamente escono solo per la spesa. Ma sono molti, purtroppo, quelli che hanno bisogno di un aiuto: si mantenevano con lavoretti saltuari, e con il coronavirus si è fermato tutto. Non hanno più nulla, sono in grande difficoltà: per questo i servizi sociali hanno subito attivato un aiuto alimentare, ogni settimana portano pacchi con il necessario. Siamo molto preoccupati: in tanti, troppi, hanno perso il lavoro. Penso anche a chi, per esempio, lavorava nella ristorazione. Ora il rischio è quello di impantanarsi nei debiti per tirare avanti”.
Un’altra questione aperta è quella scolastica. Come funziona la didattica a distanza nei campi? “Alcuni genitori, i più giovani, si sono attivati. La maggioranza, però, non ha gli strumenti per cogliere questa sfida: magari hanno internet, ma non hanno la formazione né gli strumenti per supportare i più piccoli in questo percorso”. In tempi non sospetti, racconta Fulli, “avevo suggerito di organizzare lezioni di informatica per chiunque ne avesse bisogno – è fondamentale, tutto si fa online – ma abbiamo sempre rimandato. Questo purtroppo è il risultato. Una soluzione? Al momento non esiste: serve formazione di persona, fianco a fianco, dentro al campo. Oggi non è possibile, e chissà quando lo sarà. Troppe volte ci ripetiamo ‘aspettiamo, vediamo’: invece serve programmazione. E poi affiancamento, costanza, esperienza pratica e diretta: serve qualcuno che ti segue, che cammina con te. Solo insieme possiamo guardare al futuro”.
“Credo che questa possa essere una bella occasione di integrazione per la comunità sinta – aggiunge Daniele Ara, il presidente del Quartiere Navile che accoglie il campo di via Erbosa –. Appoggiarsi ai servizi, farsi aiutare e sfruttare tutti i a disposizione. Il nostro sportello sociale è aperto, telefonicamente, il martedì e il giovedì. In questi giorni ci hanno contattato molte persone della comunità sinta – che non abitano nel campo –, si sono offerti come volontari. Siamo anche al lavoro sulle due microaeree per il superamento dei campi: abbiamo avuto problemi con gli allacci, ma credo che questa estate termineranno i lavori”. Capitolo giovani: chi frequenta una scuola, in questi giorni, è stato contattato dall’ufficio scolastico per assicurarsi della possibilità di frequentare lezioni a distanza: “Siamo al lavoro per assicurare collegamenti internet a tutti, useremo risorse regionali per colmare il divario. In generale, comunque, con la comunità sinta non abbiamo mai avuto problemi. Diversa è la situazione con la comunità rom: abbiamo riscontrato qualche problema con alcune famiglie rom originarie dall’ex Jugoslavia che vivono in camper in alcuni punti della città”.
Ambra Notari