Coronavirus, arriva il supporto gratuito a distanza per chi soffre di disturbi alimentari
L' iniziativa è stata lanciata dalla rete nazionale Ananke - Centri di cura per i disturbi alimentari. Ecco tutti i dettagli spiegati dal direttore sanitario Leonardo Mendolicchio
La rete nazionale Ananke - Centri di cura per i disturbi alimentari, mette a disposizione i suoi professionisti (psichiatri, psicologi, nutrizionisti) per fornire supporto gratuito a distanza. Tale servizio è rivolto a tutte le persone che soffrono di disturbi alimentari e a tutte le persone che non riescono ad accedere ai propri servizi di sostegno psicologico-psichiatrico o specializzati per i disturbi alimentari a causa dell'emergenza coronavirus.
“L' iniziativa ha un duplice obiettivo, da un lato di sostenere le persone che sono sofferenti e che non possono essere lasciate sole in questo momento di solitudine e fragilità, dall'altro di alleggerire gli altri servizi pubblici e/o privati dall' angoscia del carico di lavoro” - dichiara il dott. Leonardo Mendolicchio psichiatra e psicanalista – direttore scientifico della rete Ananke. Questa rete territoriale è nata due anni fa da un’idea del dott. Mendolicchio, di proporre il modello di cura di Villa Miralago a livello territoriale su tutta la nazione.
Mendolicchio è il direttore sanitario di questa residenza sanitaria comunitaria, la più grande d’Italia, che da più di dieci anni si prende cura di coloro che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, un centro convenzionato con SSN (anoressia, bulimia, vigoressia, frequente anche nei maschi adulti, l’ortoressia e il disturbo da alimentazione incontrollata - obesità) uno dei più grossi d’Europa. Oltre a dare la possibilità a molte persone affette da questa patologia in Italia, di essere curate seguendo questo modello testato e risolutivo, la rete è nata anche per fornire una continuità assistenziale per tutti coloro, che dopo il ricovero a Villa Miralago, avevano la necessità continuare le cure nei loro territori.
I disturbi alimentari sono diventati un’epidemia sociale. Basti pensare che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i DCA rappresentano la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra i giovani. In questo momento di forti angosce e molti stress tali fragilità necessiteranno di risorse per offrire le risposte necessarie per evitare complicanze e criticità in soggetti affetti da DCA. Oltre 3 milioni di persone in Italia, di cui il 95,9% donne, ne soffrono (Ministero della Salute). Il fenomeno preoccupa ancor di più se si pensa che il range si è allargato - non mancano insorgenze in età adulta - e l’età media si è abbassata. Sono sempre più frequenti i casi che coinvolgono anche bambine di 8-9 anni.