Coronavirus, Campagna "Abiti puliti": i brand tutelino i lavoratori
La pandemia sta colpendo le persone in tutto il mondo, compresi i lavoratori dell'abbigliamento nelle catene di fornitura globali. I più coinvolti, Sri Lanka, il Bangladesh, l'Indonesia, l'Albania e gli stati dell'America centrale. "Rischio contagio o perdita del posto"
La pandemia di coronavirus sta colpendo le persone in tutto il mondo, compresi i lavoratori dell'abbigliamento nelle catene di fornitura globali. I piu' coinvolti, Sri Lanka, il Bangladesh, l'Indonesia, l'Albania e gli stati dell'America centrale. A lanciare l'allarme e' la Campagna internazionale Abiti puliti, secondo cui gia' da alcune settimane la situazione e' particolarmente grave in Cambogia e in Myanmar.
In una nota, si chiede ai marchi dell'abbigliamento internazionale di adottare misure per limitare l'esposizione dei lavoratori e garantire che chi lotta quotidianamente per la sopravvivenza non sia spinto sotto la soglia di poverta'.
Circa il 10 per cento delle fabbriche di abbigliamento nella regione di Yangon in Myanmar e' temporaneamente chiuso e i lavoratori non ricevono il loro stipendio. Il trattamento di fine rapporto, che spetta se la chiusura della fabbrica dura piu' di tre mesi, ammonta solo alla meta' dello stipendio mensile per ciascun anno di lavoro, dopo un periodo iniziale di prova di sei mesi. Molte fabbriche in Myanmar hanno aperto solo negli ultimi cinque anni, il turnover dei lavoratori e' molto alto e quindi molti di essi rimarranno senza nulla. Secondo i contatti che Abiti puliti ha sul posto, le chiusure delle fabbriche sono utilizzate anche per reprimere la liberta' di organizzazione dei lavoratori in tutto il Paese.
Secondo la Campagna, gia' molte fabbriche nei paesi produttori stanno chiudendo o sono a rischio di chiusura a causa della scarsita' di materie prime, della riduzione degli ordini e delle preoccupazioni per la salute pubblica.
"I lavoratori tessili vivono alla giornata. Se perdono il lavoro, perderanno il loro salario mensile che gli permette di mettere in tavola il cibo per loro e per le loro famiglie", ha detto Kalpona Akter, presidente del Bangladesh Garment and Industrial Workers Federation. "In caso di licenziamento dei lavoratori- ha proseguito la responsabile- i marchi dovrebbero garantire pagamenti immediati ai fornitori, in modo che i lavoratori possano ricevere piena indennita' di licenziamento come previsto dalla legge".
In particolare, nel momento di una crisi pandemica, i marchi devono garantire che le fabbriche fornitrici rispettino gli obblighi o le raccomandazioni governative sulla sospensione dei grandi raduni e se necessario la chiusura delle fabbriche per la durata appropriata a proteggere la salute dei lavoratori e delle loro comunita', mantenendo in essere al tempo stesso i contratti di tutti i lavoratori e il pagamento regolare di tutti i loro salari. Inoltre, devono assicurare che i lavoratori che vengono mandati a casa per mancanza di lavoro siano coperti con il loro pieno e regolare salario. In caso di contagio o di sospetto contagio, sia accordato un congedo per malattia senza ripercussioni negative e siano retribuiti con regolare salario.
La Campagna chiede inoltre ai marchi internazionali di garantire che, alla riapertura delle fabbriche, le scadenze degli ordini siano rivalutate per evitare che i lavoratori facciano gli straordinari obbligatori per recuperare i ritardi. Infine, si deve assicurare che le misure di lotta contro il virus non limitino indebitamente la liberta' di movimento dei lavoratori o la loro liberta' di organizzazione.