Contrastare l’inflazione. Aveva ragione Draghi o ha ragione Lagarde? Lo scopriremo nei prossimi sei mesi
Il fenomeno inflattivo si sta verificando in tutto l’Occidente e non solo in Italia. Ma perché si è innescato?
Quando l’inflazione comincia a correre, l’arma più potente per contrastarla è quella monetaria: le banche centrali che controllano euro, dollaro, yen, ecc., alzano il costo del denaro attraverso il tasso d’interesse: vuoi euro? Li restituirai al tasso del 4%, quando fino a due anni fa era addirittura sotto lo zero. A loro volta le banche territoriali alzeranno i tassi di prestiti e mutui, rendendo più oneroso l’acquisto di una casa, di un’auto, di una cucina.
Ciò frenerà i consumi e, in teoria, rallenterà la corsa dei prezzi.
Il fenomeno inflattivo si sta verificando in tutto l’Occidente e non solo in Italia. Ma perché si è innescato? E cosa bisogna fare per non creare il fenomeno meno desiderato, e cioè una recessione economica? Perché se i consumi rallentano, pure l’economia si ferma.
Negli Stati Uniti sicuramente è stata una politica monetaria troppo espansiva: i mercati sono stati inondati di dollari a costo zero per riattivare consumi e fabbriche. In Gran Bretagna si paga lo scotto della Brexit: non ci sono lavoratori e prodotti, tutto rincara. Ma nel resto dell’Europa la causa non è ben chiara. O meglio: divergono radicalmente le opinioni.
Il nostro ex presidente del Consiglio Mario Draghi, ex pure della Banca Centrale Europea, aveva un’idea precisa in merito: per lui l’inflazione era “esogena”, provocata soprattutto dai rincari delle materie prime. Raffreddate queste, sarebbe rientrata. Comunque alzare molto i tassi avrebbe solo avuto un effetto recessivo per l’economia, senza alcun effetto su metano e materie prime.
Ma questa non è l’idea predominante nell’attuale direttivo della Bce, diretto da Christine Lagarde. Si sostiene che bisogna raffreddare i consumi, e infatti il tasso dell’euro è continuamente aumentato e ancora aumenterà: diciamo che dovrebbe arrivare attorno al 4,5%. È calata l’inflazione? Mmh… Eppure non sono aumentati salari e stipendi, cosa che sta contribuendo a tenerla a freno, anche se ci si sta impoverendo.
Da qui, soprattutto in Italia, i mal di pancia per questa continua crescita del costo del denaro. L’inflazione è sempre altina, da noi sopra il 6%; le retribuzioni sempre inchiodate; l’economia inizia ad arrancare dopo due anni di forte crescita. Al Nord le fabbriche hanno visibilmente rallentato, come pure le esportazioni; ci stanno tenendo in piedi i proventi del turismo.
Aveva ragione Draghi o ha ragione Lagarde? Lo scopriremo nei prossimi sei mesi. Ormai la strada è tracciata: l’idea è quella di scendere ad un ottimale 2%, sia nell’inflazione che nei tassi. E se c’è da cercare il vero colpevole, si guardi verso la costosissima e accelerata transizione energetica. Costerà molte centinaia di miliardi di euro, un conto che sarà pagato soprattutto dalle classi sociali e dai Paesi meno benestanti.
Se l’Unione Europea salverà così il pianeta, saranno soldi ben spesi; se rimarrà tutto come prima, sarà un disastro in tutti i sensi.