Come è nato il Saint Martin in Kenya. Quel primo incontro con Thomas...

Tutto è iniziato nel 1999, ma il primo “passo” è avvenuto due anni prima, quando don Gabriele Pipinato ha conosciuto un ragazzo con disabilità tenuto nascosto

Come è nato il Saint Martin in Kenya. Quel primo incontro con Thomas...

La storia comincia ufficialmente 25 anni fa, nel 1999, ma il Saint Martin – l’organizzazione interparrocchiale (e poi diocesana) di apostolato sociale del Nyandarwa-Laikipia, in Kenya – ha due anni di “preistoria”. Un’incubazione iniziata nel 1997 quando don Gabriele Pipinato, allora giovane missionario inviato dalla Chiesa di Padova nella parrocchia di Nyahururu, andò a benedire la casa di una sua insistente parrocchiana. «Una signora – ricorda – che aveva la smania per le benedizioni: tutto doveva ricevere almeno uno schizzo di acqua santa, perfino gli animali del cortile, le galline, le capre. Ma fu senza il suo permesso che entrai nel tugurio privo di luce dove il figlio Thomas trascorreva i suoi giorni. Alla sua mamma era stato insegnato che le disabilità fisiche e mentali erano frutto di una punizione, per cui suo figlio era stato toccato dallo spirito del male, indegno perfino di ricevere una benedizione. Le raccontai di un Dio che chiama invece Thomas “eletto” e non “maledetto”, che ha bisogno dell’amore delle persone più deboli, le uniche che lo capiscono perché piene della sua stessa grazia». Questo fu l’episodio che diede origine al primo capitolo del Saint Martin, aperto dalla faticosa ricerca di questi fratelli “graziati” appunto e non “disgraziati”, non da nascondere ma da portare piuttosto al centro della comunità. Un gesto simile, se si vuole, a quello compiuto decenni prima dal vescovo Girolamo Bortignon quando, andando a visitare le parrocchie, si accorse delle tante persone con disabilità che le famiglie tenevano recluse in casa, come una colpa. Da quella “scoperta” nacque l’Opera della Provvidenza, un’iniziativa che ha permeato tutta la Chiesa padovana e che sarà, per inciso, tra le principali sostenitrici del Saint Martin keniano. «Se non fosse per quel “latte” che ha nutrito la mia vocazione – confessa don Pipinato – non sarei entrato nella casa di Thomas». Assieme alla “scoperta” di persone con disabilità fisica e psichica presenti nel territorio, è subito apparso chiaro anche il metodo che avrebbe contraddistinto l’organizzazione, condensato nel motto “Only Through Community”: solo attraverso la comunità. L’idea è semplice da dire, molto meno da mettere in pratica: l’obiettivo primario di coloro che via via si sono andati raccogliendo sotto il mantello condiviso di san Martino, non è assistere le persone bisognose ma promuovere, attraverso il coinvolgimento e la formazione di volontari, la solidarietà delle comunità cristiane affinché trovino al loro interno le capacità di prendersi cura e far crescere le risorse in relazioni di reciproca trasformazione. I volontari, oggi più di 1.200, sono la vera ricchezza del Saint Martin, che ha compiuto i primi passi incontro alle persone con disabilità, ma che ha subito trovato altri “ultimi” a cui rivolgere l’attenzione comunitaria: i bambini di strada, privi di una famiglia e di una casa, facili prede dell’alcol e della droga, i malati di Aids e le loro famiglie, le vittime di violenza, istituzionale, tribale, domestica, sessuale... Sono quindi nati via via specifici programmi comunitari, seguiti da responsabili locali, che si sono posti degli obiettivi e li hanno perseguiti potendo contare sulla solidarietà internazionale, ma sforzandosi innanzitutto di attivare le energie personali, sociali ed economiche del territorio. Il programma comunitario per le persone con disabilità ha dato vita a servizi di assistenza domiciliare, centri di riabilitazione diurni, palestre e cliniche mobili. Dal 2001 è iniziata la collaborazione, durata fino al 2009, con Medici con l’Africa Cuamm, per avere un fisioterapista in grado di attuare programmi di recupero insieme alle famiglie e anche di formare operatori locali. Nel 2008 è nata Arche Kenya che ha creato due case – Effathà e Bethania – dove adulti con e senza disabilità intellettive vivono insieme come una famiglia. Il progetto per bambini di strada e minori svantaggiati, partito a Maina, la baraccopoli “storica” di Nyahururu, con una scuola informale per i ragazzi che non potevano permettersi le scuole ufficiali, si è esteso alla promozione dei diritti dei minori bisognosi di cure e protezione, affrontando le diverse forme di violenza e abuso con due centri di riabilitazione e reinserimento: una per bambini e uno per bambine. Per migliorare la capacità delle comunità di tutelare i diritti dei minori, sono stati attivati progetti di educazione per i bambini e di sensibilizzazione per i loro genitori. Alla nascita del Saint Martin era drammaticamente avvertita l’emergenza Aids, per cui non erano disponibili farmaci: sono stati tempestivamente attivati tre consultori, a Nyahururu, a North Kinangop e a Ng’arua, per mettere in atto campagne di prevenzione (nelle scuole, nelle chiese, nei gruppi giovani) e cura a domicilio delle persone malate. È stata costruita una casa, Talitha Kum, per minori malati e orfani per garantire una vita dignitosa anche a chi non si era riusciti a inserire nelle famiglie. Accanto a programmi che sono diventati ambiti normali, come il microcredito, ora rivolto soprattutto a promuovere la dignità della donna, il Saint Martin ha aperto orizzonti contigui, con il programma per la salute mentale e le dipendenze, varato otto anni fa e volto a fornire sostegno per l’accesso ai servizi psichiatrici, l’acquisto di farmaci, la facilitazione all’accesso di servizi di riabilitazione, la fornitura di supporto psicosociale.

Il Saint Martin CSA è un’organizzazione che lavora per e con gruppi vulnerabili, nei territori di Nyahururu, in Kenya (saintmartinkenya.org).

L’Arche Kenya è una delle comunità de L’Arche presenti in più di 35 Paesi nel mondo. Nata nel 2009 dal Saint Martin CSA, promuove un’attitudine positiva nei confronti delle persone con disabilità intellettiva portandone alla luce talenti e potenzialità. Gestisce a Nyahururu le case Effathà e Betania dove convivono persone disabili e non con la convinzione che una società realmente umana debba essere fondata sull’accoglienza e sul rispetto dei più piccoli e dei più deboli (larchekenya.org).

Fondazione Fontana onlus nasce nel 1998 e opera a Padova e Trento. Persegue finalità di solidarietà sociale in quattro ambiti principali: cooperazione internazionale, educazione alla cittadinanza globale, informazione e mobilitazione della comunità (fondazionefontana. org).

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