Collaborazione e responsabilità: c'è una conflittualità esasperata che, purtroppo, è diventata quasi cronica nel sistema politico
Nella relazione annuale presentata qualche giorno fa, la presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, ha indicato nella Costituzione la “bussola necessaria” per la vita civile anche in questo tempo eccezionale. E sì che di una bussola c’è gran bisogno in un momento in cui la cosiddetta Fase 2 vede sovrapporsi le spinte, talvolta disordinate, ad ampliare la libertà di movimento e di iniziativa, recuperata solo parzialmente a causa delle ineludibili esigenze della profilassi sanitaria, e una proliferazione non sempre coordinata di norme e di interventi ai vari livelli istituzionali.
All’interno del richiamo alla Carta nella sua completezza, la presidente Cartabia (lei stessa colpita dal Covid-19, fortunatamente senza sintomi gravi) ha tenuto poi a sottolineare che “se c’è un principio costituzionale che merita particolare enfasi e particolare attenzione” in questo frangente “è proprio quello della ‘leale collaborazione’”. “La piena attuazione della Costituzione – ha spiegato – richiede l’attiva, leale collaborazione di tutte le istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l’emergenza”.
Non è un caso che pochi giorni più tardi, nel messaggio per la Festa del lavoro, anche il Presidente della Repubblica si sia soffermato sulla necessità di “un responsabile clima di leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni”. Un tema che torna frequentemente negli interventi di Sergio Mattarella, a testimonianza di una conflittualità esasperata che, purtroppo, è diventata quasi cronica nel sistema politico. E che in questa stagione si è ulteriormente aggravata per l’estensione dello scontro tra i partiti ai rapporti delle Regioni con lo Stato, con una deriva centrifuga che rappresenta il vero problema istituzionale di questa fase così difficile, molto più grave dell’uso reiterato dei dpcm da parte del Presidente del Consiglio su cui tanto si discute a livello politico e giuridico. Una questione delicata, quest’ultima, che nella fase acuta dell’emergenza ha trovato una sistemazione ragionevole e che merita certamente attenzione negli sviluppi che ci saranno. Ma ci vuole una dose veramente esagerata di faziosità ideologica, ai limiti del comico, per dipingere il premier come un quasi-golpista…
Piuttosto, è il mancato rispetto del principio di “leale collaborazione” a creare seri problemi anche nella Fase 2. Problemi di funzionamento del sistema, con evidenti ricadute di carattere operativo, e problemi di tenuta della comunità nazionale in un momento in cui le difficoltà economiche stanno colpendo duramente soprattutto le fasce più fragili ed esposte della popolazione. Tra i due livelli c’è uno stretto rapporto perché, secondo la felice immagine proposta dalla presidente della Corte costituzionale, la “leale collaborazione” non è che “la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini”, “il risvolto istituzionale della solidarietà”. E’ un discorso che dal piano strettamente giuridico arriva alle radici stesse del vivere sociale. E a questo livello profondo tornano alla mente le parole di Papa Francesco nella celebrazione a Santa Marta del 2 maggio, quando ha invitato a pregare per “i governanti che hanno la responsabilità di prendersi cura dei loro popoli in questi momenti di crisi: capi di Stato, presidenti di governo, legislatori, sindaci, presidenti di regioni”. “Il Signore li aiuti e dia loro forza, perché il loro lavoro non è facile”, ha aggiunto il Papa, pregando anche perché essi “capiscano che, nei momenti di crisi, devono essere molto uniti per il bene del popolo, perché l’unità è superiore al conflitto”.