Collaboratrici apostoliche diocesane a vent'anni dalle prime dedizioni. "Siamo immerse nella pastorale"
Collaboratrici apostoliche diocesane. Alla soglia dei vent’anni dalle prime dedizioni, sabato 9 ottobre – alle 18 a Santa Giustina – Simonetta Giraldin farà la sua dedizione definitiva. «Condivisione e incontro sono le parole chiave del nostro servizio»
Sono passati vent’anni dalla dedizione, in Diocesi di Padova, delle prime quattro Collaboratrici apostoliche diocesane e sabato 9 ottobre alle 18 a Santa Giustina a Padova farà la sua dedizione definitiva Simonetta Giraldin, portando così a nove le collaboratrici. «Sono felice, emozionata e sento di dover ringraziare i miei genitori, don Pierangelo Valente, il mio parroco a Voltabarozzo, e adesso anche i ragazzi del Seminario minore con i quali sto camminando in questo periodo – racconta, commossa, Simonetta – Il mio percorso è sempre stato accanto al Signore e ora arriverò davanti a lui, gli dirò “sì, ti amerò per sempre”, parole che oggigiorno si fa fatica a dire perché prevale la precarietà. Mi sono chiesta più volte quale sia il senso della mia vita, cosa voglio... Dobbiamo chiedercelo, per costruire qualcosa di concreto».
Lo scoutismo, il lavoro ad Angoli di mondo, il servizio alla Caritas e in parrocchia, la passione per la montagna, luogo privilegiato di incontro con Dio: sono i tasselli di una vita ricca e piena di entusiasmo. «All’inizio – continua – non capivo quale fosse il mio posto nella Chiesa. Ora penso che il collaborare sia la cosa più impegnativa, richiede apertura di cuore verso le persone. Noi Collaboratrici ci immergiamo nella pastorale e dobbiamo camminare insieme, con la comunità, ma anche e soprattutto con i sacerdoti e questo richiede, da parte di tutti, apertura mentale ad ampio raggio per costruire una Chiesa che è uomo e donna, se si vuole una chiesa feconda».
La prima intuizione per un cammino per le donne in Diocesi è dovuto a mons. Luigi Rossi, a Cittadella, e agli incontri voluti dal vescovo Filippo Franceschi, nel 1984, per capire come dare ascolto a donne con esperienza di servizio pastorale nella Chiesa di Padova, provenienti in particolare dall’Azione cattolica. «In questi vent’anni – sottolinea Manuela Riondato, referente delle Collaboratrici apostoliche dal 2018 – il gruppo si è un po’ ingrandito, abbiamo steso uno statuto che è in fase di approvazione da parte del vescovo Claudio, abbiamo ricevuto mandati specifici nel servizio in Diocesi e ci siamo confrontate anche con altre realtà simili presenti a Treviso, Milano, Vicenza. Con loro nel 2019 siamo state in udienza dal papa. Siamo come una “diaconia al femminile”, nel senso del servizio diocesano che prestiamo. Una presenza silenziosa, costante e fedele nella nostra Chiesa».
In questo percorso, dalle prime dedizioni, nel marzo 2001, a oggi, ci sono alcuni punti fermi, delle tappe importanti: il primo statuto che sarà poi definitivo a breve e nel quale si definisce l’identità delle Collaboratrici, contiene indicazioni per la formazione e in qualche modo permette di dire che le Collaboratrici “ci sono” e sono realtà significativa per la Chiesa di Padova. Nel 2008 la formazione specifica a Villa Immacolata; nel 2012 la nascita dell’Associazione delle collaboratrici; l’apertura nel 2015 di Casa Madonnina, la casa di spiritualità a Fiesso d’Artico, la cui cura è affidata a Marzia Filipetto; nel 2019 l’udienza dal papa.
«Vedo le Collaboratrici apostoliche diocesane – dice Simonetta Giraldin – un po’ come Giovanni Battista che ha aperto la strada al Signore. L’augurio è proprio che il nostro ruolo possa essere fecondo per aprire nuove collaborazioni nel servizio che ci troviamo a svolgere. Penso che le parole “condivisione” e “incontro” siano essenziali: dobbiamo imparare a rimetterci in gioco e andare incontro alle persone, essere più missionari nella Chiesa. Il nostro carisma è quello di tendere una mano, creare armonia, come la madre che si prende cura della propria famiglia».
«Ci distinguiamo – sottolinea Manuela Riondato – per la dedizione al servizio pastorale nella nostra Diocesi: il nucleo centrale della nostra vita è il servizio per la Chiesa di Padova, dipendiamo dal vescovo. Ci manteniamo con il nostro lavoro, anche se sarebbe bello, in un futuro, che il nostro servizio pastorale diventasse 24 ore su 24. Ora siamo anche all’interno del consiglio pastorale diocesano, un passaggio importante perché ci immette nel luogo in cui si pensa, studia, progetta e verifica l’azione pastorale della Chiesa padovana e siamo parte dei vari consigli pastorali delle parrocchie dove operiamo. Ci auguriamo che questa realtà venga sempre più conosciuta e riconosciuta, che la Chiesa si appropri sempre più della nostra presenza, del nostro stile di esserci che è caratterizzato dal modo accogliente di relazionarci».
Un carisma per la Diocesi di Padova
«Un carisma per la Diocesi di Padova, la storia di un piccolo “seme” che prima di diventare pianta rigogliosa affronta il suo essere immerso nella terra a volte fertile, ma, in alcuni momenti, anche arida. Un cammino di preghiera, ascolto, discernimento, silenzio, incomprensione, attesa. Un’attesa umile, l’attesa del povero che spera e ha fiducia… la fiducia in colui che guida la Storia. Siamo testimoni della fedeltà di Dio!». Con queste parole Virginia Kaladich ricorda la prima dedizione e i passi compiuti finora. Lei, insieme a Carmen D’Elia, Bianca Maria Pittan e Luciana Pierobon è tra le prime quattro Collaboratrici apostoliche diocesane. Poi si sono aggiunte Marzia Filipetto, Manuela Riondato, Silvia De Franceschi, Luisa Ruzza e Simonetta Giraldin. Oggi le Collaboratrici apostoliche lavorando a stretto contatto con diverse realtà e uffici della Diocesi: dalla scuola alla pastorale vocazionale e giovanile, dalla salute fino alla Commissione preparatoria al Sinodo.
Il “femminile”, valore aggiunto per la Chiesa
«Il carisma delle Collaboratrici apostoliche diocesane – specifica don Stefano Margola, dal 2018 assistente spirituale – è diverso dalla vita religiosa. Lì scegli i voti, qui la dedizione alla vita diocesana. È un servizio fondamentale alla Chiesa locale che assomiglia a una diaconia al femminile. Proprio l’aggettivo “femminile” è il valore aggiunto per la vita della Chiesa».