Clima mutato, nemico della salute. Il rapporto carente tra cambiamenti climatici e adeguamento dei sistemi sanitari
Molti Paesi mostrano un'eccessiva lentezza nell'attuare le misure previste per adattare i sistemi sanitari al cambiamento climatico.
Cambiamenti climatici e impatto sulla salute: previsioni da “codice rosso”! Non soltanto per gli effetti diretti sul nostro organismo, ma anche per l’impreparazione di gran parte degli attuali sistemi sanitari, nei vari Paesi, a fronteggiare i nuovi scenari legati al clima.
È questa la conclusione a cui è giunto un gruppo internazionale di ricercatori, che ha redatto l’ultimo “Rapporto Countdown” (pubblicato sulla rivista medica “The Lancet”) su salute e cambiamento climatico. Si tratta della sesta volta che “The Lancet” pubblica il suo “Countdown on Health and Climate Change”. Per realizzarlo, sono stati coinvolti ricercatori di 43 istituzioni accademiche e agenzie delle Nazioni Unite. Il rapporto mostra le conseguenze del cambiamento climatico sulla salute, prefigurate sulla base della valutazione di 44 indicatori; tra questi: salute e caldo, malattie infettive legate al clima, conseguenze economiche e copertura mediatica della salute e del cambiamento climatico. Anche in quest’ultima edizione del Rapporto, dunque, gli studiosi hanno valutato i principali studi attuali sul tema e ne hanno derivato un rapporto completo sulla situazione globale.
E’ un dato sotto gli occhi di tutti come le conseguenze più evidenti del cambiamento climatico (ondate di calore, eventi meteorologici estremi, diffusione di malattie infettive, ecc…) stiano già mostrando i loro effetti nocivi, spesso mettendo in pericolo la salute della popolazione mondiale. Eppure – denuncia il Rapporto Lancet Countdown -, a fronte di un tale mutamento di scenario mondiale, ad oggi, solo lo 0,3% di tutte le risorse finanziarie destinate all’adattamento al cambiamento climatico sarebbe effettivamente destinato ai sistemi sanitari di tutto il mondo. Inoltre, nei 91 paesi esaminati nella ricerca, soltanto la metà circa dei governi ha sviluppato una strategia nazionale specificamente orientata a fronteggiare la problematica salute-cambiamento climatico. A ciò va poi aggiunto il fatto che, in molti casi, l’implementazione delle misure stabilite è carente sotto vari aspetti. Per esempio, come attesta un’indagine dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – i cui risultati saranno presentati in dettaglio dalle Nazioni Unite alla conferenza sul clima nei prossimi giorni -, più di due terzi delle nazioni non hanno le risorse finanziarie per attuare, in parte o completamente, i loro piani, mentre la metà di esse soffre della mancanza del personale necessario. Va anche considerata l’oggettiva difficoltà a porre rimedio a tali limiti, come mostra il confronto con il precedente rapporto dell’Oms del 2018, da cui emerge che la situazione generale non è praticamente mutata negli ultimi tre anni.
Gli autori del Rapporto Countdown di “The Lancet”, inoltre, sottolineano come molti Paesi mostrino un’eccessiva lentezza nell’attuare le misure previste per adattare i sistemi sanitari al cambiamento climatico. Tutto ciò a dispetto del fatto che gli impatti sulla salute continuano ad aumentare, specialmente nelle regioni più colpite da carenza d’acqua, ondate di calore, insicurezza alimentare e malattie infettive.
Dunque, non vi sono dubbi sulla necessità improrogabile di agire nel tempo più breve possibile: “Il cambiamento climatico è qui – mette in guardia Anthony Costello, co-presidente di Lancet Countdown, in un comunicato stampa – e stiamo già vedendo i suoi effetti nocivi sulla salute umana in tutto il mondo”. Ma chi – tra i potenti decisori delle istituzioni e della politica – ascolterà veramente questi ripetuti campanelli d’allarme?