Ciao Darwin, spazzatura allo stato puro. L'irresistibile richiamo del "trash"
E' ormai inutile ribadire per l’ennesima volta quanto sia pecoreccio e destinato a un pubblico di poche pretese il programma condotto da Paolo Bonolis.
Format vecchio fa buon brodo, anche se si tratta di un programma che non appartiene certo alla (peraltro sempre più ristretta) schiera delle proposte televisive di qualità. L’ottava edizione di “Ciao Darwin” (Canale 5, venerdì ore 21.30) è partita conquistando oltre 4 milioni di spettatori e il 20% di share, un una prima serata che a dire il vero contrapponeva a Mediaset soltanto “Italia’s Got Talent” (Tv8) e poco altro.
Probabilmente è ormai inutile ribadire per l’ennesima volta quanto sia pecoreccio e destinato a un pubblico di poche pretese il programma condotto da Paolo Bonolis con la consueta complicità del fedelissimo Luca Laurenti. Nato nell’ormai lontano 1998, “Ciao Darwin” allude nel titolo alla teoria dell’evoluzione del noto scienziato, ma negli anni si è sviluppato attraverso una vera e propria involuzione che oggi ne fa un emblema del “trash” (spazzatura).
L’idea è quella di far gareggiare due squadre che rappresentino categorie umane opposte, per stabilire di puntata in puntata quale delle due sia la più forte, individuando così le migliori caratteristiche della donna e dell’uomo del terzo millennio. La gara si sviluppa attraverso prove di abilità, intelligenza e cultura generale (ma ne serve davvero poca), parodiando così il meccanismo della selezione naturale propugnato da Charles Darwin. Il pubblico in studio vota dopo ogni prova, determinando così la vittoria di una o dell’altra squadra.
Fra le “chicche” (si fa per dire), la partecipazione di “Madre Natura”, una modella formosa che ha la sola, evidente funzione di attirare lo sguardo curioso – e “guardone” – degli spettatori, esibendo il suo corpo in bikini. E, sempre fra le costanti del programma, la tendenza del duo Bonolis-Laurenti a (s)cadere nel doppio senso e nella volgarità, che – a quanto pare (ahinoi) – attirano ancora l’attenzione del pubblico nostrano, evidentemente pronto ad accontentarsi e sorridere come di fronte alle barzellette di Pierino.
Fa quasi tristezza vedere Bonolis nei panni del fomentatore di battutacce grevi, soprattutto se si pensa a come ha condotto trasmissioni televisive di ben altro tenore come il Festival di Sanremo e “Il senso della vita”. Ci si aspetterebbe qualcosa di diverso: se non la divulgazione scientifica (eppure ne sarebbe capace) almeno un programma capace di intrattenere senza ricorrere sempre e comunque a contenuti e toni volgarotti che nemmeno gli adolescenti più smaliziati si permettono e che, comunque la si pensi, in prima serata su una rete di successo non dovrebbero trovare posto. Ma tant’è.
Gli ascolti hanno premiato l’esordio e in tv quello che conta è la quantità, non la qualità. Ne prendiamo atto, rassegnati a una volgarità serpeggiante, limitandoci a proporre un opportuno cambio di nome: “Darwin, addio”.
Marco Deriu