Cento anni di parole folli. Il più anziano dei vescovi italiani e il suo amore sconfinato per gli Indios
Mons. Aldo Mongiano, nel cui volto si raccolgono quelli dei missionari, in Africa e soprattutto in Brasile si è mescolato con i più poveri per annunciare il Vangelo.
La foto, apparsa su un quotidiano nazionale, ritrae il volto sorridente del vescovo più anziano d’Italia, mons. Aldo Mongiano che il 1° novembre ha compiuto cento anni. Il vescovo piemontese, missionario della Consolata, mostra la lettera autografa di auguri che papa Francesco gli ha inviato.
L’immagine si smarrisce nella vetrina di volti ai quali l’attualità, che non coincide sempre con l’importanza, garantisce precedenza assoluta nella “grande” narrazione mediatica.
C’è però una narrazione, definita “piccola”, che aiuta a pensare, a interrogarsi e perfino a misurare la reale portata di quella definita “grande”.
Mons. Aldo Mongiano, nel cui volto si raccolgono quelli dei missionari, in Africa e soprattutto in Brasile si è mescolato con i più poveri per annunciare il Vangelo rischiando la sua vita per la dignità e i diritti dell’uomo.
Così fece anche quando, chiamato da Paolo VI, fu dal 1975 al 1996 alla guida della diocesi di Roraima in un Paese dove il potere politico con gli alleati latifondisti non esitava a fermare, spesso con la violenza, la domanda di libertà e di democrazia del popolo Indio.
I missionari partivano e ancora oggi partono dai Paesi di appartenenza per stare per sempre con gli ultimi della Terra, per condividerne fatiche e speranze e per sostenerli nella implorazione di umanità. Non avevano sbandierato lo slogan “aiutiamoli a casa loro”: avevano lasciato tutto per “stare a casa loro” e per tradurre i pensieri e le parole in concretezza.
Si muovevano spesso con la fantasia del Vangelo come avvenne a fine anni ’80 con la campagna “Uma vaca para o Indio”, una mucca per ogni Indio. Un’iniziativa che puntava a donare una mucca a ogni contadino brasiliano essendo questa la condizione perché potesse avere titolo a vedere riconosciuti diritti e dignità.
A questa avventura di solidarietà sostenuta dall’arcivescovo di Ravenna, Ersilio Tonini, e che era nata e cresciuta nel terreno dell’umanesimo cristiano, aveva partecipato con slancio e a proprio rischio e pericolo anche chi oggi è il più anziano dei vescovi d’Italia.
Fu allora che un fremito percorse molte coscienze perché la campagna “Uma vaca para o Indio” nel gesto del dono trasmetteva anche una scossa culturale per la tutela e la promozione della giustizia e della pace nel mondo.
Un fremito della coscienza e una scossa culturale che oggi sono affievoliti da slogan e da troppi comportamenti intrisi di perbenismo, di mediocrità. La strada verso il futuro, dice un vescovo che ha compiuto cento anni, non è però indicata da parole vane della paura ma da parole folli dell’amore.