Cento anni con i Comboniani a Padova. Domenica 10 ottobre la messa con il vescovo Claudio
Quella dei Comboniani a Padova è una lunga storia di fede e missione iniziata cento anni fa. Siamo nel 1921. La prima guerra mondiale è da poco terminata; l’umanità sta uscendo dall’epidemia di Spagnola e la Maximum Illud, l’enciclica sulle missioni di papa Benedetto XV, sta suscitando interesse nei seminari diocesani. È in questo clima che padre Giovanni Galvan, della congregazione diocesana dei sacerdoti Oblati, invita a Padova i Figli del Sacro cuore di Gesù, così si chiamavano allora i Comboniani.
I padri Raimondo Tommasin, Pietro Valcavi e Albino Colombaroli sono i primi ad arrivare in città invitati dal vescovo Luigi Pellizzo e ospitati nella casa degli Oblati fino al giugno del 1922 quando la piccola comunità dei Comboniani, che intanto si era formata, si trasferisce nella canonica di Sant’Agnese, in via Dante, dove il vescovo ha deciso che dimorino.
«L’animazione missionaria – spiega padre Gaetano Montresor, attuale superiore della comunità comboniana di Padova – il ministero e le confessioni nelle parrocchie erano le principali attività che i padri svolgevano in città ma, fin da subito, ebbero chiaro che la finalità della loro presenza sul territorio doveva essere la fondazione di una casa di formazione per futuri missionari».
Inizia così la faticosa ricerca di un terreno adatto allo scopo. Lo trovano nel 1928 in via San Giovanni di Verdara. I lavori di costruzione del seminario della Missione Africana iniziano il 14 giugno 1930 e terminano in soli sedici mesi. Il 10 ottobre 1931 il seminario è inaugurato e per circa 15 anni la vita al suo interno scorre serena se pur segnata dalla povertà. «C’è chi racconta – prosegue il superiore – che vivevano con il “pane dei poveri” di sant’Antonio anche se per lo più lo donavano all’Africa e ai suoi abitanti. In quegli anni 512 ragazzi entrano nella Missione Africana, di questi 79 sono stati ordinati sacerdoti e cinque fratelli religiosi».
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale i bombardamenti, sempre più frequenti, costringono alunni e religiosi a trasferirsi a Luvigliano per continuare la formazione. L’11 marzo 1944, durante il quarto bombardamento su Padova, la casa della missione viene colpita e seriamente danneggiata. «Subito i fratelli comboniani – racconta padre Gaetano – iniziano la ricostruzione lavorando senza sosta. Con le loro forze non solo riparano la casa ma la ampliano raddoppiandone gli spazi e dandole l’aspetto che ha oggi. Onore ai fratelli comboniani!».
Dopo aver superato i primi anni di povertà e quelli della guerra, a segnare un nuovo percorso per i Comboniani di Padova è nel 1978 l’avvio dell’attività di promozione vocazionale conosciuta come Gim (Giovani impegno missionario). Incontri mensili di spiritualità, brevi ritiri durante l’Avvento e il tempo pasquale e campi di lavoro estivi. «I giovani del Gim – conclude padre Gaetano – riscoprono così la Parola di Dio che scuote le coscienze e chiama all’impegno personale e responsabile. È tra di loro che crescono figure come Ezechiele Ramin, ucciso in Brasile il 24 luglio 1985 e incamminato sulla via della santità».
Domenica 10 ottobre, la messa con il vescovo Claudio
Domenica 10 ottobre, memoria di san Daniele Comboni, alle 16 nella Cattedrale di Padova, i padri missionari celebrano una messa di ringraziamento presieduta dal vescovo Claudio Cipolla. Un momento di riflessione per dire grazie a Dio, alla Chiesa di Padova e a quanti hanno sostenuto il seminario in questi anni. Ma, anche, l’occasione per meditare su cosa vuol dire essere Comboniani oggi.
In cento anni quasi 300 comboniani tra padri e suore
In un secolo di storia nel seminario della Missione Africana di Padova sono entrati più di 2.500 ragazzi, di questi circa il 10 per cento è diventato sacerdote comboniano. La Diocesi di Padova ha dato i natali a 146 missionari (di cui 61 ancora in vita) e oltre 150 suore comboniane. Sono tante le famiglie, le parrocchie e i gruppi che hanno conosciuto, amato e collaborato con il seminario di via San Giovanni di Verdara. In questa lunga storia la passione per la missione è stata vissuta nella continua ricerca di comunione e collaborazione con la Chiesa di Padova, le istituzioni e le associazioni di volontariato. Ne è un esempio la “Festa dei popoli”, un’occasione per favorire l’incontro e lo scambio tra le diverse culture, nata nel 1991 proprio nella comunità comboniana di Padova e poi diffusasi in molte altre città d’Italia.
1989, nasce l’associazione di volontariato Unica Terra
La presenza a Padova dei Comboniani ha generato esperienze innovative e preziose. Ne è un esempio l’associazione di volontariato Unica Terra nata nel 1989 per volontà dei missionari con l’aiuto di giovani e adulti per promuovere la solidarietà tra italiani e immigrati non comunitari. Nel 1990 Unica Terra fonda la Casa di Abramo per lavoratori regolari di diverse nazionalità. Due anni dopo a Mejaniga, dopo una ristrutturazione curata dai ragazzi del Gim, l’associazione inaugura Casa di Ruth per accogliere madri lavoratrici che potevano così lasciare al sicuro, tra le braccia delle volontarie, i bambini quando erano a lavoro. Per alcuni anni i volontari sono riusciti anche a mandare in vacanza famiglie italiane e straniere che insieme hanno trascorso giorni spensierati nell’amicizia, nella concordia e nella simpatia reciproca.