Casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Sovraffollamento, una prima risposta con un nuovo reparto

Venerdì 24 gennaio, è stato inaugurato un nuovo reparto con 50 posti letto (che possono salire a cento) utile anche per allentare la pressione del sistema penitenziario non solo locale. Dignità delle persone detenute Bagno privato, fornelli a induzione, pulsante per le chiamate d’emergenza sono alcuni accorgimenti introdotti. È stata inaugurata anche la nuova infermeria che permetterà la presa in carico diretta

Casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Sovraffollamento, una prima risposta con un nuovo reparto

Un tasso di sovraffollamento nazionale superiore al 132 per cento. Basterebbe questo numero per fotografare l’urgenza della situazione delle carceri italiane. Il dato, aggiornato al 26 gennaio 2025, è estrapolato dalla pagina www.sovraffollamentocarcerario.it, progetto del giornalista Marco Dalla Stella, esperto di dati, che analizza quotidianamente le informazioni provenienti dal ministero della Giustizia, a loro volta estrapolate dalle 190 schede di trasparenza degli istituti penitenziari, aggiornate con frequenza rispetto ai bollettini mensili. In Italia ci sono 61.921 persone detenute, a fronte di una capienza ordinaria di poco più di 51 mila posti: ma numeri alla mano, di questi, 4.474 posti non sono a oggi disponibili. Questo lo scenario che fa da sfondo all’inaugurazione, nella mattinata di venerdì 24 gennaio, di un nuovo reparto di detenzione all’interno della casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Un’ala già esistente, situata nel settimo blocco, rinnovata e rimessa in piedi, nel giro di un anno, per ospitare 50 persone detenute, con attenzioni che soddisfano gli stringenti parametri europei sulla dignità degli stessi ospiti. «Un primo passo, una prima risposta, non solo a Padova, al tema del sovraffollamento – è il commento del padovano Andrea Ostellari, sottosegretario di Stato alla Giustizia, presente alla cerimonia di inaugurazione – Per qualcuno il sovraffollamento dovrebbe essere risolto con la ricetta della legge “svuota carceri”, indulti o provvedimenti di clemenza: noi riteniamo che il problema possa essere risolto in maniera seria agendo con iniziative come questa, l’inaugurazione di un reparto che dà sicurezza sia per chi qui dentro ci lavora sia per chi qui è detenuto, in assoluta condizione di dignità. La vera sfida è iniziare con un “piano carceri” che può funzionare, ovviamente non ci fermiamo con questo reparto, altri saranno inaugurati in tutto il Triveneto e in Italia». Nonostante la giornata nuvolosa, percorrendo il nuovo corridoio e affacciandosi nelle celle si avverte una sensazione di maggiore luminosità, percezione aumentata anche dalla scelta cromatica di puntare su pareti bianche e porte e sbarre di verde pastello. Oltre a un’area ricreativa comune, ogni stanza è dotata di un letto a una piazza – che può essere sostituito con uno a castello se si volesse salire a due persone detenute – un bagno privato con doccia, una televisione, un cucinino con lavandino e fornello a induzione (il direttore del Due Palazzi, Claudio Mazzeo, ha sottolineato l’importanza di questo intervento necessario per abbandonare le ormai vecchie bombole a gas, utilizzate in alcuni casi in passato anche «per sniffare») e un pulsante per le emergenze che garantisce il pronto intervento e soccorso del personale carcerario. Un ulteriore passo in avanti, inoltre, è la costruzione di alcune celle con spazi più ampi per le persone detenute con problemi di mobilità. «Lo definisco un bel traguardo – sottolinea Rosella Santoro, provveditore regionale del Triveneto per l’amministrazione penitenziaria – perché abbiamo ristrutturato questa sezione secondo normativa, garantendo un minimo di tre metri quadrati per persona, e adeguando gli ambienti tenendo ben presente che il nostro compito è migliorare la qualità degli spazi oltre che del tempo: è il concetto di rieducazione che favorisce un futuro reinserimento sociale».

Consultando la scheda dell’istituto penitenziario padovano (www.giustizia.it) si legge che nella casa di reclusione (in cui sono detenuti coloro che hanno riportato una condanna definitiva a una pena non inferiore ai cinque anni) i posti regolamentari sono 438, quelli effettivamente disponibili sono 375, mentre le persone detenute sono 558, per un tasso di sovraffollamento del 149 per cento, ben 17 punti percentuali superiori alla media nazionale. Discorso leggermente diverso, invece, per la casa circondariale (in cui sono detenute le persone in attesa di giudizio e quelle condannate a pene inferiori ai cinque anni, o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni): qui i posti regolamentari sarebbero 188 (183 quelli disponibili), ma i detenuti sono 233 (il tasso di sovraffollamento è del 127 per cento). L’inaugurazione del nuovo reparto è stata, inoltre, l’occasione per presentare anche la nuova infermeria, il cui obiettivo è una presa in carico in loco delle persone detenute, così da non doverle trasportare per ogni necessità all’esterno: «Con l’allargamento degli spazi sanitari possiamo incrementare l’attività interna che diventa costantemente maggiore perché anche l’età delle persone recluse aumenta così come le patologie croniche – sostiene Paolo Fortuna, direttore generale dell’Ulss 6 Euganea – Curare qui significa concentrare l’attività e quindi ridurre le uscite per visite specialistiche, mentre parallelamente si lavora per perfezionare telemedicina, teleconsulti, televisite. Qui operano due medici 24 ore al giorno (uno per la casa di reclusione, l’altro in quella circondariale, ndg) più una ventina di infermieri che lavorano a turno, ma in questa struttura entrano su richiesta dei medici curanti anche altri specialisti come cardiologi, dermatologi, diabetologi. E via via andremo a implementare altri interventi in base alle necessità». Entro marzo, poi, verrà inaugurato anche un nuovo reparto al sesto blocco, con altri 50 posti letto: si potrebbe arrivare a un potenziale di 650 persone detenute, tuttavia non è ancora chiaro se saranno messi a disposizione per nuovi ospiti o per i già presenti. Sanno tanto di commiato, invece, le parole del direttore del Due Palazzi, Claudio Mazzeo, prossimo a lasciare dopo sette anni di direzione, per tornare in Sicilia a dirigere la scuola di formazione per l’amministrazione penitenziaria: «Qui abbiamo raggiunto grandi obiettivi anche grazie alla collaborazione con gli enti del Terzo settore e, con orgoglio, possiamo dire che a Padova non solo l’università e la sanità sono eccellenze, ma anche la gestione del sistema penitenziario. L’apertura verso l’esterno, le collaborazioni con associazioni, imprese, il mondo del lavoro, le iniziative culturali, la squadra di calcio, tutto questo ha migliorato e migliora la situazione dell’istituto. Abbiamo passato momenti difficili come quello legato al Covid e alla pandemia, è stato particolarmente duro, ma l’abbiamo superato come meglio si poteva. Questo ultimo atto, l’inaugurazione di questa nuova sezione e un’infermeria all’avanguardia, mi rende orgoglioso. Sono certo che chi mi succederà saprà continuare in questo solco il percorso che abbiamo intrapreso».

Giustizia riparativa, Ostellari: «Sono necessarie verifiche»

Nel recente Decreto giustizia, di recente approvazione, come riporta La Stampa, si parla anche di fondi per la costruzione e l’ammodernamento delle carceri. L’incremento di oltre 95 milioni di euro è attinto da tre fondi: circa 73 milioni da quello per la riforma della magistratura onoraria; circa 13 milioni da quello per il rimborso delle spese legali agli imputati assolti; quasi 9 milioni di euro dal fondo per la giustizia riparativa. Al sottosegretario Ostellari abbiamo chiesto se, a parer suo, questo non rappresenti una contraddizione: «È stata fatta una scelta di urgenza e priorità, con risposte serie per risolvere il tema sovraffollamento. La giustizia riparativa è un percorso impegnativo e lungo su cui continuiamo a investire, consapevoli però che dovremo fare verifiche: secondo me dovrebbe essere escluso da questo percorso chi commette reati gravi».

Il rugby in carcere: il primo torneo con persone detenute
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Una giornata storica per il Cus Padova, il carcere di Padova, ma anche per il mondo del rugby. Sabato 25 gennaio, infatti, a coronamento del secondo anno del progetto “Rugby in carcere”, è andato in scena un torneo amichevole tra squadre composte da detenuti della casa circondariale e una selezione di rugbisti padovani. Per la prima volta, dopo un anno di pratica e allenamenti, gli atleti detenuti si sono confrontati con dei rugbisti agonisti, in una mattinata all’insegna di quei valori dello sport che educatori e tecnici hanno trasmesso nel corso dei vari incontri. Sono state formate quattro squadre miste di rugby a sette, composte da atleti detenuti e da una selezione di rugbisti del Cus Padova e della Polisportiva SanPrecario. Immancabile il momento più iconico di questo sport, il terzo tempo fatto di abbracci e fratellanza.

Persone detenute coinvolte nella ristrutturazione

Il reinserimento passa anche e necessariamente dal lavoro. All’ammodernamento dell’infermeria e del nuovo reparto, hanno contribuito anche le stesse persone detenute. È Christine Rossi, ufficio progettazioni della Scuola edile di Padova a spiegarlo. Con il Consorzio Pedron che ha vinto l’appalto, hanno lavorato, infatti, tre persone detenute per l’infermeria: formati attraverso il Gol 4 della Regione del Veneto, dopo due mesi di tirocinio, sono stati assunti in Articolo 21 per sei mesi. Per quanto riguarda il reparto al settimo blocco, grazie a Regione e Cassa delle ammende con il progetto “Restart 2” hanno lavorato cinque persone detenute, dopo tre mesi di tirocinio. Ma non è tutto perché tre di loro, assunti per tre mesi, hanno prestato servizio anche per il nuovo reparto del sesto blocco che entro marzo il Due Palazzi inaugurerà. Preziosa la sinergia con la Scuola edile di Padova che ha formato i lavoratori con corsi sulla sicurezza, per elettricista e intonacatura e che ha coordinato il matching con l’azienda stessa.

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