Carlo, l'autismo ha la forma di un blog. E una casa editrice
Si chiama Aut Out il blog di Carlo, 26 anni e una diagnosi di autismo. Non parla, ma scrive e da qualche settimana ha un editore, Durango, con cui cura e organizza i contenuti. “Io scrivo per non morire”, ma “solo se voglio e se devo dire qualcosa”. Il racconto di Carlo, della mamma e dell'editore
ROMA – Carlo non parla, ma scrive. Scrive tanto e scrive bene, mettendo in fila quei pensieri a cui non riesce a dar voce. Attraverso la tastiera, comunica con un mondo in cui vivrebbe, altrimenti, appartato nel suo silenzio. Oggi ha un blog, “Aut Out”. E il suo blog ha un editore, Durango. Ma “io scrivo solo se voglio e se devo dire qualcosa, quando sono sereno e riesco a concentrarmi sul mio pensiero”, precisa Carlo, nelle risposte (naturalmente scritte) alle domande che gli abbiamo inviato. Carlo Ceci Ginistrelli ha 26 anni e una diagnosi di disturbo dello spettro autistico da quando era bambino.
“La scrittura contro l'isolamento”. Il racconto della mamma
“A circa due anni aveva dei gravi problemi del sonno – racconta la mamma - Inoltre il linguaggio, invece di svilupparsi diminuiva e abilità apprese rallentavano. Così, con l'aiuto del pediatra e del centro locale di riabilitazione, abbiamo iniziato un percorso di logoterapia. Ma le sue difficoltà aumentavano e così si definì la diagnosi”. Presto, accanto ai disturbi del sonno e alle difficoltà di comunicazione, si manifestarono problemi di comportamento: “Oggi Carlo riesce ad adeguarsi alle situazioni, ma da piccolo era molto difficile”. Non parlava Carlo, un muro di silenzio lo separava dal resto del mondo. Ma presto, quando ancora era bambino, scoprì nella scrittura un'amica fedele e un antidoto contro la solitudine. “Instaurò così con la scrittura un legame sempre più forte, attraverso la terapia, la logoterapia e poi con la tastiera e il percorso scolastico”, racconta la mamma. “Oggi per Carlo la scrittura è soprattutto un mezzo di comunicazione, una cura contro l'isolamento. Con la scrittura comunica con chi fa un percorso di affiancamento accanto a lui, ma solo dopo aver instaurato un rapporto di fiducia. Attualmente scrive con me e con due educatrici ed è in avvicinamento una terza. Poi comunica con il padre e un po’ con il fratello che vive fuori”.
“Scrivo per non morire”
Carlo è consapevole di quanto la scrittura sia importante per lui: “Io scrivo per non morire – ci spiega -, scrivo per poter mettere in ordine i miei pensieri. Scrivo per non passare per stupido. Quindi con i miei pensieri comunico con gli altri e sto in compagnia e tento di farmi capire”.
Ma c'è di più: oltre alla terapia e alla necessità di comunicare e farsi comprendere, “ci siamo resi conto che per Carlo la scrittura è anche un talento - riferisce la mamma - Tutti i professionisti che lo seguono hanno suggerito di coltivare la sua abilità: recentemente, con l'incontro con Felice Di Lernia della Durango edizioni, l'idea ha preso corpo in un blog”.
Il parere dell'editore
E così racconta questo esperimento Di Lernia: “Abbiamo conosciuto Carlo circa un anno fa: l’educatrice che lo segue ci segnalò la sua attitudine alla scrittura e ci chiese un parere. Personalmente colsi immediatamente le sue qualità e, soprattutto, il patrimonio contenutistico. Decidemmo di vederci di persona e di approfondire la cosa e, da quel momento in poi, ci siamo visti tante volte e periodicamente facciamo anche riunioni in videoconferenza. Durante questi mesi – racconta Di Lernia - abbiamo lavorato alla definizione di un progetto editoriale specifico e di uno stile personale: non tanto per fini commerciali quanto per aiutare Carlo a canalizzare le sue energie su un binario preciso. Nell’ambito della elaborazione di questo progetto editoriale ho proposto a Carlo di cominciare a rendere visibili le sue cose tramite un blog: ne abbiamo discusso, abbiamo definito i dettagli e siamo partiti”.
Il rapporto tra Carlo e il suo editore sta prendendo forma: “In questo periodo facciamo, all’incirca, una riunione a settimana e ci sentiamo spesso tramite Whatsapp e posta elettronica”. Dal punto di vista stilistico, “Carlo ha una scrittura scarna, essenziale, priva di orpelli e di ridondanze inutili – spiega Di Lernia - In una situazione normale potremmo dire che Carlo lavora per sottrazione piuttosto che per addizione, come fanno molti. Nel caso di Carlo succede che i suoi tempi e i suoi ritmi producono da soli, insieme alla forma del suo pensieri, una scrittura che arriva direttamente al sodo e alla pancia di chi legge”.
Al di là della forma e dello stile, però, l'interesse editoriale per la scrittura di Carlo risiede nella sua storia e nella sua condizione. “La scrittura di Carlo ha il valore aggiunto della sua condizione personale: gli stessi testi, se scritti da una persona neurotipica, non avrebbero lo stesso impatto – spiega Di Lernia - È, in questo caso, il chi scrive che determina l’importanza di cosa scrive. Il fatto che Carlo non abbia mai pronunciato una sola parola vita sua e, ancor di più, il fatto che sia portatore di una forma importante di autismo, incanta e spiazza il pubblico e apre una finestra necessaria sul mondo dell’autismo. Il blog, infatti, lo abbiamo pensato innanzitutto per i non addetti ai lavori, per quelle persone che non conoscono da vicino l’autismo e le persone che lo vivono in prima persona”.
“Porterò a chi vuole le mie parole nel tempo, con la mia lentezza”
Ma cosa significa, per Carlo, avere un editore? “Questo mi ha comportato un grosso lavoro con me stesso, una lotta contro l'ansia, contro la paura di espormi, contro la paura di fallire. Per molto tempo ho rifiutato la proposta, ma poi conoscendo meglio il mio editore mi sono fidato di lui. Tutto questo mi spaventa e mi inorgoglisce. Porterò a chi vuole le mie parole nel tempo, con la mia lentezza e i miei pensieri. Ringrazio la Durango edizioni che mi sostiene e mi aiuta in questo progetto con professionalità e con affetto”.
Ma cosa potrà diventare, un domani, la scrittura per Carlo? Un lavoro, magari? “Non so, non mi so vedere troppo in là – risponde lui -”Già questo per me è un impegno importante, mi piace scrivere, ma mi stanco e non riesco a scrivere se non ho i miei tempi di studio e di riflessione. Per me è già un lavoro in qualche modo”. Per il suo editore, nessuna ipotesi è da escludere: “Con tutta la prudenza necessaria a preservare l’equilibrio psicofisico di Carlo, ci aspettiamo per lui grandi soddisfazioni e, perché no?, un impegno continuativo e una identità professionale”. Per la mamma, il domani di Carlo è un grande punto interrogativo, ma il ciò che desidera per lui ha un nome ben preciso: “Da sempre, quello che io da mamma cerco è la sua serenità. Come immagino il suo futuro? Questa è una domanda molto difficile. Mi auguro solamente che lui possa essere sereno e che riesca a coltivare le sue passioni”. (cl)