Carlo Acutis, santo del cristianesimo che verrà
Dopo l’approvazione del secondo miracolo il beato Carlo Acutis entrerà ufficialmente nel martirologio romano nella lista dei santi della Chiesa universale.
La figura ormai conosciutissima di questo santo, nato nel 1991 e morto nel 2006, ha “rotto” la bolla dei media cattolici e ha trovato un’ampia copertura tra i media generalisti di tutto il mondo. E c’è da dire che fa davvero un certo effetto vedere accanto ai martiri dei primi secoli, alle mistiche medievali, ai grandi fondatori degli ordini religiosi, un ragazzino nato alla fine della guerra fredda, che indossava le Nike, faceva sport, giocava con il Gamecube e la Playstation e programmava siti internet. Per questo, non sorprendono nemmeno le ironie che se ne fanno, e neanche lo sguardo torvo dei “lontani” che vedono nella canonizzazione del beato Acutis un goffo tentativo di “marketing” giovanile di un’istituzione millenaria. Per il “mondo” i santi sono miti del passato, quando invece possono essere il nostro vicino di casa, il nostro collega e, perché no, proprio noi. Carlo Acutis è una boccata d’aria fresca perché in un mondo che cambia alla velocità della luce – e c’è anche da dire che l’internet che ha visto Carlo Acutis, prima dei social e degli smartphone, è un lontano parente della rete del 2024 – dimostra come una religiosità profonda (che non a caso faceva dell’eucarestia e della carità i suoi pilastri) è possibile anche oggi. Che insomma essere santi è possibile in ogni epoca e in ogni contesto. Se il mondo si sorprende è perché vede la cristianità come una categoria sociologica appartenente al passato. E ha ragione. Carlo Acutis è la dimostrazione invece della salute del cristianesimo, quello che non conosciamo, quello che verrà, quello della promessa sempre valida di Gesù, quello che, come ha scritto Dominique Collins, «non esiste ancora».
Andrea Canton giornalista, fa parte di Weca-Webcattolici Italiani