Carcere. Popolazione penitenziaria in crescita, stabile la capienza degli istituti
Aggiornamento al 31 ottobre 2021 con i nuovi dati del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Nei penitenziari italiani ci sono 54.307 persone, di cui 17.315 stranieri. Sono 2.283 le donne detenute
La popolazione penitenziaria torna a salire nel mese di ottobre 2021. Secondo i dati forniti dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria al 31 ottobre 2021, i detenuti negli istituti di pena italiani sono complessivamente 54.307. Un dato ormai stabilmente distante da quello di febbraio 2020, quando nelle carceri italiane c'erano oltre 61 mila persone detenute. Stabile, secondo i dati ufficiali forniti dall'Amministrazione penitenziaria, anche la capienza regolamentare con 50.851 posti. In lieve aumento la presenza di stranieri: al 31 agosto 2021 sono 17.315. Le detenute donne, invece, sono 2.283. Le regioni che presentano un divario maggiore tra numero di detenuti e capienza regolamentare sono la Lombardia (7.797 detenuti per 6.139 posti) e la Puglia (3.741 detenuti per 2.888 posti).
I TREND ANNUALI DEL PIANETA CARCERE
Il 2020 segna una netta controtendenza per quanto riguarda la popolazione carceraria: al 31 dicembre 2020, infatti, nei penitenziari di tutto il paese risultano 53.364 detenuti, un numero ben distante da quello registrato al 31 dicembre del 2019, quando si contavano oltre 60 mila presenze. In un solo anno, quindi, si è tornati alla situazione del 2015 (vedi grafico sotto), con un'inversione di trend netta dovuta alla pandemia da Covid-19. I dati raccolti dal 2015 in poi, infatti, mostrano una crescita costate della popolazione penitenziaria, terminata esattamente nel mese di febbraio 2020, quando negli istituti di pena di tutta italia c'erano oltre 61 mila detenuti. Nonostante le oscillazioni del dato mensile registrate anche lungo tutto il 2020, per poter fare un confronto con gli anni precedenti, abbiamo scelto di prendere come riferimento unicamente la data del 31 dicembre di ciascun anno. Ferma da qualche anno, invece, è la capienza regolamentare degli istituti dichiarata dal Dap: dai 43 mila posti del 2008 si è arrivati ai 50,5 mila posti disponibili nel 2020, ma se nel 2019 erano 10 mila i posti in meno rispetto al numero dei detenuti presenti negli istituti di pena, nel 2020 questo scarto si è assottigliato. Il sovraffollamento, tuttavia, è ancora critico in alcune regioni e in alcuni istituti di pena nonostante il dato nazionale più favorevole.
In costante calo è la popolazione detenuta straniera: al 31 dicembre 2020 i detenuti stranieri sono circa 17,3 mila, contro i 19,9 mila di fine 2019 e i 20,2 mila del 31 dicembre 2018. Un dato, quello di fine 2020, che rispecchia il trend nazionale e segna un ritorno al 2015. La percentuale di popolazione straniera in carcere rispetto al totale dei detenuti invece passa dal 34 per cento del 2017 al 32,5 per cento di fine 2020. Rispetto al totale dei detenuti, le percentuali del 2020 confermano il trend degli ultimi 10 anni: la percentuale di stranieri in carcere rispetto al totale, infatti, è diminuita circa 4 punti percentuali rispetto al 2010. Anche la presenza di donne in carcere segue l'andamento generale della popolazione penitenziaria: al 31 dicembre 2020 sono 2.255 le donne in carcere contro le 2.663 dell'anno precedente e le 2.576 presenze del 31 dicembre 2018.
Il trend del 2020 riguarda anche i numeri registrati tra i reati che producono carcere, come la violazione delle leggi sugli stupefacenti. Al 31 dicembre 2020, sono 18.757 i detenuti per aver violato la normativa sulle droghe. Un anno prima erano oltre 21 mila, con un trend in costante crescita dal 2015 al 2019. Dati che occorre maneggiare con cura, visto che, ad esempio, nel 2017 su 19.793 detenuti per droga, sono 13,8 mila quelli ristretti a causa della violazione del solo art. 73 del Testo unico (quindi la produzione o il traffico o la detenzione di sostanze), mentre sono quasi 5 mila quelli detenuti per l'art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope). Solo 976, inoltre, i detenuti esclusivamente per l'art. 74. Come nel 2015, infine, anche il 2020 fa segnare una battuta d'arresto sui detenuti per il 416 bis del codice penale, ovvero associazione di tipo mafioso: a fine 2020 si contano 7.274 detenuti, in ogni caso sempre 2 mila in più rispetto ai 5.257 del 2008.
Di carcere si può morire. Lo confermano i dati dei suicidi negli istituti di pena italiani. Al 31 dicembre 2020 sono 61 i detenuti che si sono tolti la vita in carcere secondo il Dap. Un dato che torna a salire nonostante il forte e repentino calo della popolazione detenuta e che, con quello del 2018, rappresenta il dato più alto dal 2002 ad oggi, anche se non il più alto in assoluto. Nel 2001, infatti, ci sono stati ben 69 suicidi negli istituti di pena italiani e nel 1993 si registrarono ancora una volta 61 suicidi.
Fine pena mai. Per la prima volta - in base ai dati raccolti il 31 dicembre di ogni anno - il numero dei detenuti condannati all’ergastolo diminuisce. Se nel 2019 c’erano 1.802 detenuti all’ergastolo - il dato più alto mai registrato -, nel 2020 i detenuti con questa condanna sono 1.784. Negli ultimi 14 anni, il dato ha fatto segnare soltanto una battuta d’arresto tra gli anni 2012 e 2014, con circa 1.580 ergastolani detenuti, ma dal 2016 il dato è tornato a salire fino a superare quota 1.800 durante il 2019.
Dal 2009 al 2017 cresce in maniera costante la presenza dei volontari in carcere. Nel 2017 sono 16,8 mila i volontari impegnati in diverse attività. Nel 2009 erano circa 8,5 mila. Nel 2018, invece, il dato è pressoché stabile rispetto all’anno precedente. Secondo i dati del Dap, quindi, ci sarebbe un volontario ogni 3,5 detenuti, ma i dati raccolti dall’Osservatorio di Antigone nel corso delle visite agli istituti di pena italiani mostrano un impegno maggiore da parte del volontariato. Secondo Antigone, negli istituti visitati il rapporto detenuti/volontari è pari a 7, ovvero un volontario ogni 7 detenuti.