C’è il passaggio verso un nuovo mondo di produzione che sta cambiando i nostri modelli di vita e di lavoro
Un Rapporto di ricerca del McKinsey Global Institute sostiene che il 60% delle occupazioni contiene un 30% di attività che potranno essere totalmente automatizzate nel giro di dieci anni.
Dietro le incertezze nel mercato del lavoro che vedono gli indici di attività oscillare un po’ su e un po’ giù e dietro le difficoltà delle piccole e medie imprese a impostare le loro strategie industriali non c’è solo una crisi economica o sociale passeggera. C’è il passaggio verso un nuovo mondo di produzione che cambierà – e sta cambiando – i nostri modelli di vita e di lavoro. Sta cambiando la nostra società.
Intelligenza artificiale, big data, geolocalizzazione, alta connessione: sono tasselli di un sistema che inizia a osservare le nostre abitudini, le nostre scelte, le nostre preferenze, e induce ad alcuni comportamenti. Così se stiamo in gita e facciamo una passeggiata nel centro di una città ci potrebbe arrivare sul nostro smartphone il suggerimento di prendere un aperitivo nel bar che si trova nella via accanto. Saremo ancora noi a scegliere se entrare, ma (se ce lo propone) il sistema sa che generalmente nel bar ci entriamo.
Gli algoritmi, che sono dietro alle innovazioni, vengono impostati per acquisire informazioni e per utilizzarle in modo da affinare i servizi che offrono. Questo vale quando chiediamo un finanziamento alla banca, oppure quando utilizziamo uno strumento di comunicazione, o quando compriamo nel mercato dell’e-commerce – o se usiamo una carta di credito. Tutto questo incide sulla domanda dei prodotti e dei servizi, perché riesce ad acquisire sempre più informazioni prevederla in modo molto definito.
Ma la loro influenza non è soltanto sul lato della domanda. Gli algoritmi sono impiegati per svolgere lavori – per ora basic però sempre più complessi – e inizieranno a incidere in modo forte sulle modalità abituali del lavoro. Tanto che un Rapporto di ricerca del McKinsey Global Institute sostiene che il 60% delle occupazioni contiene un 30% di attività che potranno essere totalmente automatizzate nel giro di dieci anni. Significa che una quota tra il 3% e il 14% della popolazione lavorativa mondiale dovrà cambiare occupazione.
L’intelligenza artificiale incide nella nostra società, come evidenziano Antonio Spadaro e Poul Twomney in un loro articolo su La Civiltà Cattolica dal titolo: “Intelligenza artificiale e giustizia sociale. Una sfida per la Chiesa”, non solo cambia l’esperienza umana, ma apre questioni di giustizia sociale, che da un lato riguardano l’etica di quanti impostano gli algoritmi, dall’altro richiedono responsabilità a quanti utilizzano gli strumenti, perché altrimenti correranno un doppio rischio di rimanere totalmente condizionati dalle suggestioni o totalmente estromessi dal sistema.