Brunetto Salvarani ricorda mons. Luigi Sartori. "Ha insegnato a pensare in grande"
All’interno del movimento ecumenico, nel nostro Paese, mons. Sartori era riconosciuto maestro di libertà, soprattutto spirituale, e bussola sicura
«Maestro di libertà, soprattutto spirituale»: definendolo così, Maria Vingiani, fondatrice del Sae, il Segretariato attività ecumeniche, che lo conosceva bene, richiamava la vocazione più profonda di don Luigi Sartori. Lui che, in un’intervista in occasione dell’80° compleanno, aveva ammesso: «Sogno una Chiesa che valorizzi le differenze e le problematiche, non solo alla pari con la difesa dell’unità e della verità, ma proprio per amore di queste e per la loro promozione». Ho avuto la fortuna di conoscere don Luigi in occasione di diverse sessioni del Sae, alla Mendola le prime volte, all’inizio degli anni Novanta. Appuntamenti partecipatissimi, in cui era forte la percezione della vivacità del movimento ecumenico nel nostro Paese, all’interno del quale Sartori era riconosciuto maestro e bussola sicura. Era impossibile non cogliere il basso continuo del suo impegno intellettuale: da una parte, lo sforzo coraggioso per un aggiornamento dottrinale, a partire dalla piena accettazione della dimensione del dialogo nella Chiesa, tra cristiani, tra credenti di fedi diverse e con la cultura contemporanea, come elemento cruciale per la testimonianza evangelica; dall’altra, il rifiuto delle ristrettezze della specializzazione e la custodia della genuina integrità della fede. Di qui la sua opera di infaticabile tessitore di dialogo, teoretico e pratico, come appariva evidente nel suo impegno al Sae. La prima sessione cui partecipa è la seconda in assoluto, su “La Chiesa, mistero e segno di unità” (agosto 1965), durante la quale interviene sulla Lumen Gentium. Da allora, e fino al 1995, la sua presenza è uno degli elementi fondamentali di quelle sessioni: a lui tocca il difficile compito di presiederle e moderarle, cosa che assolve di buon grado mescolando sapienza teologica a una notevole dose di bonomia, utile per stemperare gli animi («Il Sae mi ha fatto vincere la mia timidezza», dirà). Spesso offre poi interventi in proprio, che vanno dall’introduzione e sintesi finale dei lavori alle predicazioni bibliche del mattino. Nel suo ricordo, peraltro, uno degli aspetti più positivi di quell’esperienza è il clima amichevole che si viene a creare tra i partecipanti, specialmente tra teologi e pastori delle diverse confessioni cristiane, invitati a vivere gomito a gomito per l’intera durata della sessione.
L’ultima sua apparizione al Sae, apprezzatissima, è del 2005, a Chianciano, sulla fede di Abramo, quando aveva sottolineato con forza che «occorrerà d’ora in poi entrare in un paradigma nuovo, obbligatorio, quello del pluralismo religioso teologico». Fino a rivolgersi ai presenti così: «Se trovate un teologo o un pastore che non ha questo schema in mente, che non pensa guardando alla pluralità delle fedi, dite che è ancora preistorico; non è adatto a fare quel che fa, e purtroppo diventa un peso morto». All’inizio aveva ringraziato Dio per «il dono di non ricordare quello che ho fatto, e qualche volta nemmeno quello che sto facendo: è lo stimolo che Dio mi dà per diventare sempre giovane, e ogni giornata per me è un ricominciare tutto da capo. Non ho la memoria, se non quella sostanziale: so che Dio è con me, so che tanti fratelli sono con me, so cosa ho tentato di fare, e cerco di andare avanti». Tra le sue doti maggiormente riconosciute, oltre alle straordinarie capacità relazionali, l’insegnamento costante a “pensare in grande”. Richiesto di esporre un sogno personale, pochi anni prima della morte, si era lanciato in un’immagine poetica: «Non ho più tempo di sognare per questa mia vita al tramonto. Sogno per l’altra vita; che essa stessa sia un continuo sognare con Dio... Troppi pensano che l’aldilà sia noioso, così da stancarsi. No, Dio è e dona eterna giovinezza, eterna novità. Sogno dunque di entrare nel sogno di Dio». E allora grazie di tutto quello che Dio ci ha regalato per mezzo tuo, caro don Luigi, ora che, combattuta la buona battaglia, sei entrato definitivamente nel Suo sogno.
Quattro “paesaggi”
Il modo migliore per ricordare una persona che ha speso tutta la vita a insegnare, studiare e scrivere è incontrare il suo pensiero, attraverso i suoi testi. Sono disponibili quattro libri – in libreria, online e presso la Facoltà Teologica del Triveneto, a Padova – per conoscere il prezioso contributo di Luigi Sartori.
Il primo libro ci immerge sia in uno dei grandi temi della teologia di Sartori, sia a contatto con il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965), al quale il teologo padovano partecipò, insieme al vescovo Bortignon. Si tratta di una introduzione alla costituzione del Concilio sulla Chiesa: la Lumen gentium. Un commento agile, breve e intenso che può essere un valido strumento sia di riflessione personale, che di formazione nelle parrocchie: Luigi Sartori, La Lumen gentium. Traccia di studio (Messaggero-Facoltà teologica del Triveneto, 2011, pp. 232, € 12,00). Il secondo libro ci porta in un incrocio di storie quanto mai significativo. Per ben due volte, il teologo Joseph Ratzinger trattò insieme a Sartori alcuni temi teologici. Le conferenze di quegli anni sono raccolte nel volume: Ermanno Roberto Tura (a cura), Salvezza cristiana e storia degli uomini. Joseph Ratzinger con Luigi Sartori tra i teologi triveneti (1975-1976), MessaggeroFacoltà teologica del Triveneto, 2012, pp. 220, € 17,00. Un terzo libro è una antologia di brevi testi sulla fede, arricchita da un saggio di Sandro Panizzolo sulla teologia di Sartori e il suo profilo biografico a cura di Ermanno Roberto Tura: Luigi Sartori, La passione di credere. Testi sulla fede (Cittadella Editrice, 2017, pp. 120, € 11,90). Infine, per i più coraggiosi, l’ultima ampia e approfondita ricerca finora condotta, ottima mappa e percorso: Antonio Ricupero, La fede lievito della storia. Il senso dell’itinerario teologico di Luigi Sartori (MessaggeroFacoltà teologica del Triveneto, 2016, pp. 308, € 25,00).
A servizio della teologia su tanti fronti
Mons. Sartori ha svolto il suo servizio di teologo a favore della Diocesi di Padova e di molte altre realtà ecclesiali come il Seminario Maggiore, la rivista Studia Patavina, la sede di Milano e la sezione di Padova della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, il Meic- Movimento ecclesiale di impegno culturale di Padova; l’Ati-Associazione teologica italiana, la commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra, il Sae-Segretariato attività ecumeniche, l’Ise-Istituto studi ecumenici San Bernardino di Venezia.
Catechismi Cei: contribuì alla loro stesura
Mons. Sartori collaborò ai cammini pastorali della Chiesa italiana soprattutto degli anni Settanta (Evangelizzazione e promozione umana, Evangelizzazione e sacramenti, Evangelizzazione e ministeri) e contribuì alla stesura dei catechismi Cei, soprattutto quello degli adulti.
A Roana organizzò incontri con il teologo Ratzinger
A Roana, Sartori è nato e sepolto; qui tornava per la “messa cimbra” ogni lunedì di Pasqua e a metà luglio per la messa coi preti oriundi a Santa Margherita, la chiesetta più antica dell’Altopiano; qui con l’Istituto di cultura cimbra organizzò incontri col teologo Joseph Ratzinger.