Brasile, danni ad ambiente e popolazione: sotto accusa l'azienda Vale Sa

Crimini costanti e ripetuti nel tempo contro l’ambiente, le risorse naturali e gli abitanti locali: le accuse al "gigante minerario" mosse nel nuovo “Rapporto di insostenibilità 2021” promosso da associazioni, movimenti, centri di ricerca e sindacati di Brasile, Argentina, Cile, Perù, Canada e Mozambico

Brasile, danni ad ambiente e popolazione: sotto accusa l'azienda Vale Sa

Crimini costanti e ripetuti nel tempo contro l’ambiente, le risorse naturali e gli abitanti locali: sono queste le pesanti accuse mosse contro la Vale S.A., che si uniscono alle affermazioni che questo gigante minerario con quartier generale in Brasile mentirebbe quando dichiara di essere un’azienda “responsabile”, con il solo scopo di apparire come una realtà che cresce in modo “sostenibile”. Ad affermarlo è il nuovo “Rapporto di insostenibilità 2021” pubblicato dall’Articolazione internazionale delle persone colpite dalla Vale (Aiaav), che riunisce associazioni, movimenti, centri di ricerca e sindacati di Brasile, Argentina, Cile, Perù, Canada e Mozambico.

La Vale, ex Vale do Rio Doce, è il maggior produttore di ferro e nichel al mondo. Fondata nel 1942 come società pubblica e privatizzata nel 1997 (Brasilia ha ancora una “golden share” che pesa sulle scelte più importanti), è operativa in oltre 30 Stati e lavora anche nei settori energetico, siderurgico e logistico.

Il rapporto è stato pubblicato in risposta al rapporto annuale 2020 dell’azienda, che cerca di evidenziare quel che è stato fatto dopo tragedie come quelle del crollo della diga di Brumadinho nel 2019 e gli interventi volti a difendere biodiversità e ridurre rischi per ambiente, lavoratori e abitanti delle aree in cui opera. Ebbene, tutto questo per l’Aiaav è “marketing”, che mira solo a deviare lo sguardo da quello che resta il solo scopo della società, ossia il profitto.
Il ruolo dello Stato. L’autorità pubblica, stando al report, è “complice” di tutto questo, visto che non ha regolato il settore come avrebbe dovuto (concedendo pure aiuti e incentivi fiscali), né si è occupata di difendere ambiente e diritti. E non è tutto: Brasilia ha dichiarato in piena pandemia che si tratta di “servizi essenziali”, evitando così il blocco delle attività e permettendo alla Vale di aumentare i profitti, che hanno raggiunti quota 27 miliardi di reais (più di 4,186 miliardi di euro).

Alla radice dei disastri. Secondo il rapporto, tragedie come quelle di Mariana (2015) e Brumadinho (2019) sarebbero il frutto di “consapevoli scelte politiche e tecnologiche”, che si sono concretizzate in un incremento dell’attività estrattiva, nella violazione di regole sulla sicurezza e nella realizzazione di bacini di decantazione con opere fatte con un’eccessiva attenzione al risparmio. Tutto questo, sostiene l’Aiaav, ha avuto come conseguenze il crollo della struttura di Bento Rodrigues e di Córrego do Feijão: 19 morti nel primo caso e 259, più undici dispersi, nel secondo; oltre a disastri ambientali di grandi proporzioni.

L’articolo integrale di Matteo Finco, Brasile, il gigante minerario Vale SA accusato di “razzismo ambientale”, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)