Bambini di Chernobyl, accoglienze ancora sospese: “Bielorussia temporeggia”
I ragazzi bielorussi dovevano tornare in Italia a metà giugno, i voli sono stati spostati a fine mese ma il governo di Lukashenko non dà segnali, questo potrebbe ritardare ancora gli arrivi. Di Cicco (Puer): “Dopo tre anni è inaccettabile”
Dovevano arrivare la settimana prossima, il 12 o 13 giugno, forse arriveranno a fine mese: si allungano ancora i tempi per la ripresa delle accoglienze dei cosiddetti bambini di Chernobyl, i ragazzi bielorussi nati dopo l’esplosione alla base nucleare, che da 30 anni erano accolti in Italia. Dal 2020 però le famiglie che li ospitano in Italia attendono di riabbracciarli. A stoppare gli arrivi sono state prima la pandemia da Covid-19 poi le sanzioni inflitte dall’Unione europea alla Bielorussia.
Dopo due anni da parte italiana le procedure sono state sbloccate: il ministero degli Esteri ha firmato una lettera per l’Enac che giustifica il sorvolo dei paesi Ue con un volo umanitario Belavia. Il presidente di Puer (una delle associazioni che seguono le famiglie affidatarie) Sergio Di Cicco il 14 aprile scorso aveva scritto personalmente una lettera al ministero degli Esteri per richiedere i voli umanitari, che si possono fare anche in presenza di sanzioni. “Mancava solo la nota del ministro che è stata inviata, ma ora c’è un altro scoglio da superare: se l'Italia ha fatto la sua parte, la Bielorussia non dà segni di vita. Il programma deve essere validato dal dipartimento aiuti umanitari e dal ministero dell’Istruzione bielorussi. Il primo ha dato l’ok, mentre il secondo non risponde, temporeggia e questo può significare di nuovo uno stop” spiega Di Cicco”.
Per ora i voli sono programmati per fine giugno, 28-29-30 e 1 luglio. “Ma se si continua a perdere tempo bisognerà riprogrammare, cioè rifare tutto da capo e il rischio reale è che passi l’estate senza che questi ragazzi possano rivedere le famiglie - aggiunge il presidente di Puer -. E dopo tre anni di attesa questa situazione è inaccettabile”.
I ragazzi ospitati in Italia nell’ambito del progetto arrivano con un visto turistico, per questo la loro permanenza può essere al massimo di quattro mesi: di solito tre mesi estivi e un mese durante le festività di Pasqua o Natale. Per molti ragazzi la sospensione delle accoglienze significa anche lo stop ai percorsi terapeutici avviati in Italia. Alcuni hanno patologie psicologiche e psichiatriche, altri disabilità sensoriali e fisiche. In questi due anni solo poche famiglie hanno potuto fargli visita in Bielorussia anche per i costi proibitivi delle trasferte con l’inizio delle sanzioni e la mancanza di voli diretti.