"Avogo", il coltello di Pietro per aprire gli avocado e sostenere i contadini cileni

Pietro Pignatti ha 16 anni, vive a Londra ma ha origini italiane. Amante dell’avocado, ha inventato uno strumento per aprirlo, ovunque, in sicurezza. Le vendite sostengono la causa dell’associazione cilena Modatima. “Voglio diventare un imprenditore sociale”. E durante il lockdown ha preparato il gelato per raccogliere fondi per il servizio sanitario inglese

"Avogo", il coltello di Pietro per aprire gli avocado e sostenere i contadini cileni

Uno strumento di design per aprire l’avocado, un sostegno per i contadini cileni. Una passione per le sue due comunità – quella italiana e quelle inglese –, il desiderio di diventare imprenditore sociale, per restituire ciò di cui ha goduto. È la storia di Pietro Pignatti, sedicenne nato a Londra da genitori toscani. Pietro vive e studia a Londra – per la precisione è iscritto al Brighton College, dove studia geografia, storia e matematica –, ma torna spesso in Italia. “Ogni lunedì mattina – ovviamente in periodo non Covid – prendo un treno molto presto per andare al college – spiega –. Non faccio in tempo a fare colazione a casa, ho preso l’abitudine di farla in treno. Vista la mia passione per l’avocado, me ne porto uno per farmi un panino. Se lo portassi già tagliato, lo mangerei ossidato, e non mi va. Così, ho sempre con me un coltellino. O meglio, ho sempre avuto con me un coltellino sino a quando mi sono chiesto: ma se qualcuno mi ferma, come lo giustifico? L’idea di inventarmi qualcosa di nuovo, bello e sicuro per consumare l’avocado in treno, in autobus, ovunque, è nata lì. Poi sono stato spronato anche da un progetto scolastico, che ci invitava a pensare – e realizzare – qualcosa che potesse migliorare la vita delle persone”. Da lì ad Avogo – nome che gioca con le parole ‘avocado’ e ‘on the go’, traducibile con ‘in movimento – il passo è breve: Avogo è uno strumento che permette di aprire e togliere il nocciolo dell’avocado, in totale sicurezza. “Sin dall’inizio, da quando ho cominciato a pensare al design, ho pensato dovesse avere 3 caratteristiche imprescindibili: un gancio per evitare che il frutto potesse scivolare di mano; una forma simile a quella del frutto stesso; che fosse esteticamente bello. Ci ho messo un mese, ma ce l’ho fatta”. Avogo è lungo 6,5 centimetri e largo 3, è d’acciaio: assomiglia a una virgola allungata, a un cavatappi piatto. A una sezione d’avocado, insomma.

Dopo la realizzazione del prototipo è arrivato il crowdfunding. Con le 3500 sterline raccolte sono stati realizzati 250 pezzi, fatti recapitare a chi aveva scelto di partecipare alla raccolta fondi. L’idea piace, Pietro vuole andare avanti, ma con l’esplosione della pandemia molte collaborazioni lì lì per nascere si fermano. Dopo altri due mesi, entra in gioco il know how italiano: “Sono tornato in Toscana e ho contattato produttori di coltelli per lavorare insieme a un re-design. La coltelleria Saladini di Scarperia, anche detta ‘il paese dei coltelli’, vista la tradizione in materia, ha abbracciato la mia proposta”. Oggi Avogo è fatto a mano con acciaio raccolto con metodi sostenibili e packaging made in Firenze in cotone cento per cento biologico: “A dicembre abbiamo cominciato a vendere i primi 150 pezzi realizzati, volevamo vedere le reazioni. A oggi ne abbiamo venduti 120, sono piaciuti molto. Abbiamo raccolto le manifestazioni d’interesse di parecchi negozi. Insomma, non finisce qui”, ammette soddisfatto. Per ora è in vendita nello shop online del Brighton College.

Ma Avogo non è solo utile: come si dice in questi casi, è anche ‘buono’. Sì, perché tutti i ricavi delle vendite vanno a sostenere l’associazione cilena Modatima, nata nel 2011 in difesa dei residenti e dei piccoli produttori di avocado della regione di Valparaíso – poco a nord di Santiago – che si batte per il diritto all’acqua in una regione dove i fiumi e le falde acquifere sono state seccate dalla coltivazione estensiva dell’avocado. “Anche grazie allo studio, ho subito compreso quanto sia conflittuale l’industria dell’avocado, quanto generi enormi ingiustizie. Le comunità locali sono allo stremo, le grandi industrie macinano guadagni. Mi sono informato perché anche il frutto del mio impegno andasse direttamente nella mani dei locali. Il mio partner di vendita, di origine boliviane, durante un viaggio in Cile aveva incontrato i Modatima. Li ha contattati e siamo partiti: quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata, andremo là e sosterremo direttamente, in presenza, la loro causa”.

Nel frattempo, Pietro macina progetti. Durante il primo lockdown londinese, per esempio, ha prodotto 210 chili di gelato con l’obiettivo di raccogliere fondi per il NHS, il servizio sanitario inglese. Grazie al passaparola, l’ha venduto tutto e ha raccolto 3650 sterline: “Un amico di famiglia mi ha messo a disposizione la cucina del suo ristorante, chiuso per le misure anti contagio. Volevo far capire a tutti i londinesi l’importanza di essere e sentirsi italiano anche – e forse soprattutto – in un momento di così grande difficoltà. Io e mia mamma, a piedi o in bicicletta, facevamo le consegne. Volevo riaprire ‘la mia gelateria’ anche in questo nuovo lockdown, ma il mio ordine di prodotti italiani è stato bloccato alla frontiere, proprio per le nuove misure messe in campo dal governo. Ma non demordo: ci riprovo a Pasqua e, se sarò in Italia, i fondi raccolti andranno all’associazione Corri la vita, onlus fiorentina che dal 2003 aiuta le donne colpite da tumore al seno e finanzia progetti che riguardano la prevenzione, la diagnosi precoce e la cura di questa malattia”.

Non resta che una domanda. Cosa vorresti fare da grande? “Il mondo sta cambiando, non è facile immaginare cosa accadrà. Ma so che voglio usare business e design per restituire un valore a tutte le comunità che mi hanno aiutato. Sarò un imprenditore sociale: non mi piacere essere statico, limitarmi. Mi piace fare progetti diversi, investire in sempre nuove avventure”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)