Aree interne, 15 proposte per il futuro. “I giovani chiedono più partecipazione”

Presentato al ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, il documento contenente le proposte sviluppate da una platea di 400 soggetti, tra singoli e organizzazioni, coordinate da Officina giovani aree interne. Sonzogno: “Più attenzione ai desideri e alle aspirazioni dei giovani di questi territori, non solo ai loro bisogni”

Aree interne, 15 proposte per il futuro. “I giovani chiedono più partecipazione”

Partecipazione, formazione, scambio e innovazione: i giovani delle aree interne provano a rivoluzionare il glossario di questi territori con l’obiettivo di inventare un nuovo futuro per le aree interne del nostro Paese, ma dalle parole chiedono che si passi anche ai fatti. È questo l’obiettivo delle 15 proposte sviluppate da Officina giovani aree interne (un’iniziativa a supporto del Comitato tecnico aree interne, nell'ambito di Officine Coesione, progetto del Pon Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020) che in piena pandemia è riuscita a coinvolgere e mettete attorno ad un tavolo oltre 400 realtà, tra giovani under 40, associazioni, università, imprese, cooperative e altre realtà che a vario titolo si occupano di aree interne. Quindici proposte, elaborate in un anno di lavoro, che sono già tra le mani del ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, nella speranza che possano diventare, un giorno, politiche sui territori. A mettere insieme i 400 soggetti coinvolti, una call lanciata quasi un anno fa da Officine giovani aree interne a cui hanno risposto subito in tanti, soprattutto dal Sud Italia. Dopo la creazione di quattro tavoli tematici (partecipazione pubblica e beni comuni; ambiente, agricoltura e sviluppo sostenibile; cultura, turismo e creatività; formazione e imprenditoria), i 400 hanno finalmente dato vita ad un documento che chiede alla politica e alle istituzioni, nazionali e locali, uno spazio per i giovani. “Si tratta di un vero e proprio coinvolgimento strategico dei cittadini rispetto alla definizione di un documento di proposte di policy - spiega Giulia Sonzogno, referente di Officina giovani aree interne -. Il percorso è stato partecipato, sin dall’inizio, con la scelta dei temi sui cui fare i tavoli da lavoro. Dopo la call del 21 dicembre 2020, tra giugno e luglio abbiamo avviato i quattro tavoli di lavoro, ma sin da subito il progetto è andato molto oltre queste 15 proposte, perché tra i partecipanti c’è stato uno scambio di esperienze, si sono create connessioni e legami sia territoriali che in relazione a determinate tematiche. C’è tanta voglia di fare in territori in cui non si pensa che si possa riscuotere tutta questa partecipazione. Abbiamo inviato le proposte al ministro, ora l’idea è quella di presentarle in un incontro pubblico”.  Cosa prevedono le proposte. C’è un minimo comune denominatore che unisce tutte e 15 le proposte ed è la partecipazione dei giovani alla costruzione del futuro delle aree interne. Non è un caso, quindi, se la prima proposta chiede di “favorire una cultura della partecipazione attraverso il riconoscimento di ruoli professionali e l’attivazione di percorsi formativi sui processi partecipativi”. Secondo gli autori del documento, le aree interne soffrono della “mancanza di cultura della collaborazione e partecipazione data da anni di rassegnazione, invecchiamento della popolazione, esodo dei giovani, allontanamento di questi ultimi dalla politica e permanenza di una classe dirigente impreparata a cogliere le sfide del futuro”. Per questo, si legge nel documento, è necessario puntare prima di tutto sulla formazione dei giovani sui processi partecipativi, senza dimenticare che occorre investire anche sulla formazione del personale delle pubbliche amministrazioni circa i processi partecipativi.  La seconda proposta chiede di “facilitare la gestione collettiva dei beni comuni”, perché secondo i promotori mancano spazi di confronto e aggregazione dove poter attivare la comunità. Terza richiesta quella di “creare momenti di ascolto e scambio tra società civile e pubblica amministrazione”: una richiesta che ancora una volta mette in evidenza la mancanza cronica di momenti di dialogo tra i giovani che vivono nelle aree interne e la pubblica amministrazione. E la quarta proposta sembra raccogliere la sfida che la mancanza di questo dialogo crea nei territori: “promuovere la democrazia locale”. Qui la proposta è ben definita e chiede già di istituire una “quota under 30” nelle pubbliche amministrazioni delle aree interne.  La quinta proposta punta sull’abbandono: “mappare e riassegnare le terre abbandonate”. “Esiste un patrimonio immobiliare e terriero sottoutilizzato - si legge nel documento -, ai quali i giovani e imprenditori accedono con difficoltà per realizzare iniziative nel campo dell'agricoltura, anche multifunzionale, e di salvaguardia e promozione del paesaggio”. Per tali ragioni, i giovani delle aree interne chiedono “l’assegnazione in concessione delle terre abbandonate per progetti di valorizzazione sostenibile nel campo dell’agricoltura multifunzionale, il welfare di comunità, la salvaguardia e la promozione del paesaggio”. Servono poi tutta una serie di interventi più di sistema. La sesta proposta, infatti, chiede di “rilanciare il ruolo di agenzie, enti e soggetti di sviluppo locale”, la settima proposta chiede di “fare formazione sul patrimonio ambientale per creare una cultura diffusa localmente”, mentre l’ottava proposta propone di “costituire nuove comunità energetiche come strumento di attivazione delle risorse del territorio”.  C’è poi la necessità di facilitare alcuni processi su cui poter costruire prospettive di futuro, come “la creazione di consapevolezza rispetto al patrimonio culturale locale”, sottolineata nella nona proposta; “l’accesso a beni immobili pubblici e privati inutilizzati per innescare processi di presidio artistico e socio-culturale”, come si legge nella decima proposta; infine “creare coordinamento tra gli eventi proposti nelle aree interne”, come spiega l’undicesima proposta.  Tutto questo senza dimenticare alcuni dei nodi critici che riguardano il vivere nelle aree interne. Così la dodicesima proposta chiede di “favorire il neo popolamento attraverso il ripristino dell’offerta dei servizi fondamentali”; la tredicesima proposta chiede di “accompagnare lo sviluppo delle idee dei giovani che vogliono creare impresa, soprattutto in ambito cultura e servizi”; la quattordicesima proposta suggerisce di “creare spazi, luoghi e sportelli giovanili destinati all’orientamento e al collocamento lavorativo”; mentre l’ultima proposta chiede di “favorire la creazione di competenze attraverso laboratori di innovazione che si occupino di ricerca e innovazione nelle aree interne” istituendo poli di innovazione e ricerca. “Una rete di spazi (fisici/virtuali) diffusi sui territori - si legge nel documento - per la valorizzazione e la capitalizzazione delle competenze”.  Per Giulia Sonzogno, queste 15 proposte non sono che “un primo passo per ripartire e per ribadire la necessità di garantire diritti e un futuro in questi territori - spiega a Redattore Sociale -. Quello che auspichiamo è di instaurare un dialogo a livello nazionale e locale per l’attuazione e il radicamento delle proposte e di declinarle per ogni singolo territorio”. Dopo mesi di lavoro, le aspettative dei giovani sono tante e alte: “Ci aspettiamo che alcune di queste proposte diventino parti integranti di politiche - continua Sonzogno - e che in questi territori si guardi alle nuove generazioni che spesso vengono considerate sempre per ultime”. Al ministro Carfagna l’appello affinché queste 15 proposte “vengano prese in considerazione, che anche all’interno del Pnrr - conclude Sonzogno -, e che venga posta particolare attenzione ai desideri e alle aspirazioni dei giovani di questi territori, non solo ai loro bisogni”.Gianni Augello

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)