Ancora attivo il Fondo straordinario di solidarietà. Nel 2019 cambierà tutto
Ultimi mesi. Poi, dopo dieci anni, il Fondo straordinario di solidarietà per il lavoro cambierà volto, pur continuando a svolgere la sua missione in questo frangente storico di profonda crisi economica
«Il 2018 è l’anno che vede il termine del Fondo nei suoi connotati classici – annuncia Roberto Bonato, volontario Caritas che fa parte del coordinamento fin dal 2009, anno di lancio del Fondo – Sarà riproposto secondo nuove logiche, anche dopo il cambio della presidenza della Fondazione Cariparo».
Dopo anni di perfetto funzionamento, qualcosa si è inceppato: «Il 2018 è stato un anno di “stanca”. Le risorse ci sono, c’è oltre un milione di euro in cassa, ma ne abbiamo impegnate meno di un milione e spese ancora meno. Ci sono state infatti meno domande». Le motivazioni, però, sono del tutto esterne e riguardano la trasformazione del quadro normativo: «Il Fondo è articolato in quattro segmenti di aiuto: i voucher, le borse lavoro, le cosiddette “doti lavoro” e i progetti di pubblica utilità fatti con i Comuni e con i contributi della Regione. Ciò che è crollato è stato l’utilizzo dei voucher, dopo la profonda modifica dello scorso anno. Prima erano la forma che utilizzavamo di più, oggi, data la loro macchinosità, sono gli ultimi. Il “decreto dignità” ha però allargato le maglie di nuovo, ed è ancora possibile utilizzarli».
È cambiata anche la platea: se negli anni più bui della crisi l’80 per cento di chi si rivolgeva al Fondo erano stranieri, oggi la situazione si è praticamente capovolta. Complice l’emigrazione di ritorno verso l’Europa dell’est, oggi gli italiani che chiedono un aiuto sono il 70 per cento.
Un altro “intoppo” riguarda le borse lavoro: se prima l’interlocutore per questo strumento, che permette di attivare progetti specifici di lavoro, era la Provincia con i suoi centri per l’impiego, oggi il compito è passato alla Regione, che ha imposto nuovi paletti. «Non saranno concesse più di quaranta borse per impiegato del centro per l’impiego, in modo che i progetti vengano seguiti meglio. Questo ha fatto diminuire i numeri. Per fortuna, siamo riusciti a ottenere che anche enti strutturati come l’Enaip possano svolgere questa funzione e attivare queste forme di lavoro».
Insomma, complicanze ormai superabili: aziende e terzo settore possono ancora rivolgersi fino a fine anno al Fondo per attivare progetti per impiegare nuove persone. Il futuro, a partire dal 2019, è ancora da definire in tutti i suoi dettagli, ma alcuni tratti emergono già con chiarezza: «Ci differenzieremo di più, privilegiando e stanziando maggiori risorse nelle situazioni che hanno maggiore possibilità di creare occupazione più stabile e duratura, continuando comunque, in misura minore, a occuparci dei casi in cui vi sono persone fragili o con problemi che non hanno come prima prorità un inserimento permanente nel mondo del lavoro». Altro elemento la periodicità degli interventi, che oggi vedono, con le borse lavoro, una durata massima di sei mesi: «Stiamo studiando la possibilità di percorsi modulari che possano durare anche un anno e mezzo o due anni».