Al.Di.Qua: il video-manifesto degli artisti “portatori di corpi disabilitati”
Presentato al cinema nuovo Sacher, il video contiene i principi e le richieste dell'associazione, nata nel 2020 per portare avanti le istanze degli artisti con disabilità. Accessibilità a strutture, percorsi formativi e lavoro: no all'ingresso sul retro, no all'attore "abile" che interpreta il personaggio disabile. “Perché non siamo nei casting?”
Testa alta, sguardo dritto in camera, voce ferma: “Ciao, come stai? Siamo artisti e lavoranti dello spettacolo, accomunati dall'essere orgogliosamente portatori di corpi disabilitati”. Inizia così il video-manifesto di Al.Di.Qua. Artists (Alternative Disability Quality Artists), nata nel 2020, dopo che artisti di diverse discipline e disabilità si sono cercati per ragionare e proporre soluzioni a varie questioni. Ieri, presso il cinema Nuovo Sacher, a Roma, hanno proiettato per la prima volta il loro manifesto, sotto forma di breve filmato: “Noi non possiamo più accettare che sotto un unico confortevole termine, dal sapore medico-scientifico, vengano raccontati e appiattiti i nostri corpi, le nostre storie, le nostre mutevoli identità. Siete sicuri che vi aspettavate che ci fossimo anche noi?”.
Non solo artisti ma anche registe, attori, coreografe: corpi differenti che si esprimono con il linguaggio dell’arte ma sono ancora poco visibili. Quali sono gli scopi dell'associazione? Innanzitutto, garantire “accessibilità piena sia in termine di fruizione artistica che di produzione autonoma”; secondo, “pieno accesso allo studio delle discipline artistiche e possibile impiego”; terzo “mettere in discussione l’immaginario solitamente identificante le persone disabili - e quindi anche l’impiego che ne viene fatto - in produzioni 'abili'”.
Dalla sua nascita fino ad oggi, l'associazione ha preso parte a vari festival, nazionali e internazionali, ha l’audiodescrizione per persone cieche di alcuni spettacoli e partecipato all'organizzazione di Presenti Accessibili, un evento di portata europea in scena a Milano dal 27 al 29 aprile sostenuto da MiC e da Regione Lombardia e organizzato da Oriente Occidente per Europe Beyond Access, il più grande network al mondo su questi temi. Ma soprattutto, in pochi mesi, partendo da riunioni svolte online a causa della pandemia, gli Aldiqua sono raddoppiati di numero.
“Essere al Nuovo Sacher è per noi la prima occasione di presentarci compiutamente: chi siamo, cosa facciamo e per cosa ci muoviamo – dichiarano i rappresentanti dell'associazione - Lo faremo di persona, certo, ma anche con immagini e parole. Oggi lanciamo il nostro videomanifesto, da noi realizzato e prodotto con il contributo di Oriente Occidente e EBA – Europe Beyond Access, e presentiamo 'Lost in translation - La disabilità in scena' (Bulzoni Editore), volume realizzato dalla studiosa Dalila D’Amico, che raccoglie numerose riflessioni dei nostri artisti”.
Spiega Chiara Bersani, artista e attivista tra i fondatori degli Al.di.Qua: “Abbiamo chiesto al Nuovo Sacher di ospitarci e ringraziamo di cuore per averci accolti, perché in questa mattina vorremmo anche cominciare a confrontarci con persone del settore sui modelli rappresentativi relativi alla disabilità offerti dal cinema e quali contributi esso può dare a una narrazione reale e completa, non stereotipata o “abilista”, di chi siamo noi”.
Le richieste degli Al.Di.Qua
Gli Al.Di.Qua. Artists chiedono che si tenga conto anche di tutti coloro che dell’arte non possono godere, perché le strutture sono inaccessibili. Chiedono che, “come è stato fatto in altri Paesi, una persona con disabilità momentanea o permanente non debba entrare in teatro o in museo dalla porta sul retro perché quella principale è inaccessibile”. E nel riaffermare “l’arte come diritto fondamentale per il benessere degli individui”, ricordano che “in Europa il 12,8% della popolazione tra i 15 e i 64 anni ha una o più disabilità. Annoverando nel calcolo l’interezza della popolazione europea, essa è composta per un quinto da persone con disabilità. Si tratta del 19% della popolazione. Le loro condizioni – spiegano - tendono ad oscurare le loro professioni e il mondo della maggioranza parla di inclusione, ma così dicendo sottintende l’esistenza di un gruppo di persone che deve adeguarsi ed 'essere inserito', 'essere incluso' in un mondo che non sarà mai fatto anche a misura degli appartenenti a questo gruppo. La diversità è spesso spiegata e raccontata dagli abili, che rappresentano la maggioranza”.
Il personaggio disabile interpretato dall'attore “abile”
Per quanto riguarda il mondo dello spettacolo, qui “ la diversità viene interpretata da attori normodotati, ma chi meglio di un attore con disabilità potrebbe interpretare quel ruolo? Eppure non siamo nei casting – denunciano – sebbene l’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) stabilisca che 'ciascuno ha il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici'. Noi Al.Di.Qua Artists lavoriamo affinché tutto questo sia reale”.
Chiara Ludovisi