Agroalimentare contraddittorio. Le vendite crescono nel mondo ma crollano in Italia, mentre la bilancia commerciale torna in passivo

A mettere in file i numeri che spiegano la situazione, è stato l’Ismea nel suo consueto rapporto sulla bilancia agroalimentare italiana.

Agroalimentare contraddittorio. Le vendite crescono nel mondo ma crollano in Italia, mentre la bilancia commerciale torna in passivo

L’agroalimentare italiano continua a spopolare nel mondo. Nonostante l’aumento dei costi e le tensioni internazionali, quanto di meglio prodotto dai campi e dalle stalle nazionali, riscuote un successo crescente. Si tratta di una vera boccata d’ossigeno per la nostra economia che, invece, sul fronte interno deve fare i conti con un taglio netto degli acquisti alimentari. Un segnale anche per la bilancia dei pagamenti agroalimentari che, per effetto di una più forte crescita delle importazioni è comunque tornata in negativo con un deficit di 381 milioni di euro.

A mettere in file i numeri che spiegano la situazione, è stato l’Ismea nel suo consueto rapporto sulla bilancia agroalimentare italiana. “La crisi energetica, l’impennata dei costi di produzione delle aziende e lo spettro di una recessione globale – è la sintesi fornita dall’Istituto -, non hanno finora arrestato la corsa made in Italy agroalimentare sui mercati esteri. L’andamento delle spedizioni nazionali è risultato molto positivo anche nei primi sette mesi dell’anno in corso, dopo aver raggiunto nel 2021 lo storico traguardo di 52 miliardi di euro”. In numeri, basta sapere che da gennaio a luglio sono stati incassati dalle vendite all’estero introiti complessivi per 34,5 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento di quasi il 18% sullo stesso periodo dello scorso anno. Lo stesso istituto di ricerca avverte: “I dati in valore risentono della forte spinta inflattiva, ma crescono anche i flussi in volume delle referenze più rappresentative come: pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro, a conferma che oltrefrontiera la presenza del made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile”. L’unica eccezione è costituita dal comparto della frutta fresca e trasformata che evidenzia, viene fatto notare, “una riduzione dell’export anche in valore dello 0,5% a causa delle flessioni registrate da mele, kiwi e nocciole sgusciate”. Dal punto di vista geografico, invece, le nostre vendite all’estero crescono a due cifre sia in Europa (+21% nel primo semestre del 2022) che fuori dall’Unione (+16%) favorito, in questo caso, anche da un euro debole sul dollaro. Crescono alcuni dei principali mercati di vendita per i nostri prodotti: Germania, Usa, Francia ma anche Regno Unito e poi Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i flussi verso Cina e Giappone.
Tutto bene quindi? Non proprio. Come si è detto, il balzo in alto delle vendite all’estero non è riuscito a controbilanciare quello delle importazioni (+29,2% per 34,9 miliardi di euro), che sotto la spinta dei rincari delle materie prime agricole, ha riportato il saldo della bilancia commerciale in negativo. Ma gli osservatori del mercato appaiono ottimisti: “L’ andamento positivo delle importazioni – dice l’Ismea -, è una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione nonostante la forte pressione sui costi delle industrie alimentari italiane”.

Fin qui il mondo, in Italia, invece, la situazione appare quanto mai complessa. Stando alle ultime analisi condotte da Coldiretti, “il caro bollette taglia del 3,2% gli acquisti alimentari degli italiani nel 2022 che sono però costretti a spendere il 4% in più a causa dei rincari determinato dalla crisi energetica e delle materie prime”. Nei primi otto mesi dell’anno – viene spiegato in una nota -, rispetto allo stesso periodo del 2021 è stata registrata una diminuzione delle quantità di beni alimentari acquistati, in controtendenza rispetto ai beni non alimentari che crescono in volume del 4,6%. L’impatto dell’inflazione è reso evidente dal fatto che – sottolinea la Coldiretti – volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare nei primi otto mesi un balzo del + 9,5% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio. Più di un italiano su due (51%) taglia la spesa nel carrello.

E’ quindi una situazione del tutto contraddittoria e delicata quella che vive l’agroalimentare italiano, una condizione che va seguita giorno dopo giorno e che deve impegnare tutta la filiera, oltre che le istituzioni, per una strategia che sappia conciliare le spinte opposte dei mercati.

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Fonte: Sir