Agricoltura ricca ma sempre più a rischio. Cresce il valore aggiunto ma crescono anche i prezzi delle materie prime
Le quotazioni dei principali elementi della dieta degli animali sono balzate ai massimi storici con il mais che registra il maggior incremento del decennio.
Agricoltura da record, costretta, però, a fare i conti ancora una volta con gli effetti della pandemia e delle alterazioni dei mercati. Ma anche con la trasformazione – che non si è conclusa -, delle modalità di acquisto dei prodotti alimentari. Più ricchezza agricola, quindi, ma anche maggiore complessità paiono essere i tratti caratteristici del settore. Che deve fare i conti con strategie nuove da mettere in atto.
Stando alle analisi dei coltivatori diretti condotte sugli ultimi dati Istat (relativi al primo trimestre 2021), è stata l’agricoltura a far segnare la maggiore crescita del Pil con un balzo del 3,9% del valore aggiunto in termini congiunturali, accompagnato anche da un aumento dell’occupazione. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – della migliore performance tra tutti i settori produttivi con l’agricoltura che cresce dell’1,3% anche rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Buoni risultati, quindi, che fanno ben sperare per gli sviluppi futuri. Tenendo anche conto del cambiamento nella struttura dei canali di commercializzazione con un forte aumento dell’e-commerce rispetto anche alla grande distribuzione organizzata (Gdo). Fenomeno importante, questo, tanto da far chiedere da parte dei colossi della Gdo l’applicazione di regole uguali per i supermercati e le piattaforme di vendita on-line. Sintomo, questo, di quanto sia alta la tensione per la conquista della posizione migliore nei confronti del consumatore.
Di tensioni sui mercati, d’altra parte, gli agricoltori e gli allevatori hanno ormai grande esperienza. Le quotazioni dei principali elementi della dieta degli animali sono infatti balzate ai massimi storici con il mais che registra il maggior incremento del decennio mentre la soia ha raggiunto il picco da quasi sette anni. E’ quanto emerge da una analisi condotta dai coltivatori in occasione della diffusione dei dati sull’inflazione a maggio sulla base dei contratti future nei listini del Chicago bord of trade (Cbot), il punto di riferimento internazionale per il mercato future i delle materie prime agricole. Le quotazioni nell’ ultimo anno sarebbero di fatto raddoppiate con aumenti del 74% per il mais e del 77% per la soia. Rincari eccessivi per un comparto già costretto a fare i conto con grande attenzione. Gli allevatori per questo parlano già di “una situazione insostenibile” e chiedono provvedimenti urgenti resi obbligatori in “uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per conquistare l’autosufficienza produttiva nei settori strategici per garantire l’alimentazione delle popolazione”.
La strategicità della produzione agroalimentare, torna così nuovamente alla ribalta, spinta a che da altre notizie che arrivano dalla Fao. In uno studio sull’impatto del cambiamento climatico pubblicato pochi giorni fa, si stima che ogni anno fino al 40% della produzione agricola mondiale vada persa a causa dei parassiti. Un taglio che ha effetti economici pesanti. Sempre l’Agenzia delle Nazioni Unite, valuta che le malattie delle piante costino all’economia globale oltre 220 miliardi di dollari e quella determinate dagli insetti invasivi almeno 70 miliardi di dollari.
E’ insomma uno scenario sempre più complesso quello con cui gli agricoltori hanno a che fare. Una condizione davvero globale, che tocca non solo i grandi movimenti internazionali di merci e di commodities in particolare, ma anche i bilanci delle singole imprese agricole, anche quelle apparentemente più lontane dai mercati.