Ademilson e Roberta, che dal 1983 insegnano a leggere e scrivere ai bimbi delle favelas
Con l'associazione Camm, danno un'educazione e un futuro a questi piccoli che vivono ai margini della società. Ma non solo. Offrono loro un tetto sicuro e da mangiare.
Recife, una sera del 1983. Da qualche ora Ademilson e Roberta Barros si sono presi per mano e si sono promessi amore eterno. Finiti i festeggiamenti, varcano la soglia della loro casa, nel quartiere Linha do Tiro, nella periferia estrema di Recife. Passano pochi minuti che sentono bussare alla porta. Aprono incuriositi, pensando che sia qualche amico o parente ancora in vena di far festa. Si trovano invece davanti tre bambini, che – dopo aver intonato una canzone – allungano la mano in cerca di una moneta. Ademilson e Roberta tornano a prendersi per mano e gli rispondono: “Non abbiamo soldi da darvi, ma possiamo insegnarvi a leggere e scrivere”.
Sposini novelli, Ademilson e Roberta aprono le porte della loro casa a questi tre meninos de rua, che nella favela venivano sfruttati sessualmente e vivevano di elemosina e piccoli frutti. Danno loro da mangiare e soprattutto iniziano a insegnargli a leggere e scrivere. La voce si sparge velocemente tra i tanti ragazzini che si trovano costretti a vivere per strada: “Ehi, ragazzi, là c’è una casa dove possiamo entrare e andare a studiare”.
Il gruppo di giovanissimi, che vanno a casa di Ademilson e Roberta, si fa di giorno in giorno sempre più grande. Tanto che i due sposini decidono di ricavare, nella loro abitazione, una stanza di 30 metri quadrati da destinare a scuola. Il 17 settembre 1984, Ademilson e Roberta danno vita all’associazione Camm (Centro de atendimento a meninos e men). Ad allietare la loro famiglia arrivano quello stesso anno Domitila e, nel 1987, Carlos. Con l’aiuto di Terre des Hommes e di offerte, inviate anche dall’Italia, Ademilson e Roberta costruiscono una struttura di 5mila metri quadrati, che ospita un asilo e una scuola elementare e altre attività ricreative e formative per i bambini di strada della favela. Nel 1987 offrono aiuto a 150 bambini. A questi piccoli che vivono ai margini della società danno un’educazione. E un futuro. Ma non solo. Offrono loro un tetto sicuro e da mangiare. Tre pasti al giorno, il necessario per farli crescere sani e per far sì che non debbano più andare a mendicare, cantando davanti alle porte degli sposi novelli, o si vedano costretti a rubare per poter mettere qualcosa sotto i denti.
L’associazione Camm negli anni è cresciuta. Nel 1990 nasce Camm II, una fattoria per ragazzi di strada che rischiavano la vita.
Da quella prima sera ad oggi sono oltre cinquemila i ragazzini che sono passati per la “casa” di Ademilson e Roberta. Le scuole fondate da Camm sono diventate oggi statali, ma i due “sposini” – che hanno superato la soglia dei 60 anni e che nel frattempo hanno adottato una bambina – continuano, nonostante le tante difficoltà legate alla crisi economica, ad aprire le porte della loro casa per tenere questi bambini lontano dalla strada. Li aiutano a fare i compiti, danno loro da mangiare. E permettono loro di essere dei bambini “normali”, che giocano, ballano, cantano, suonano vari strumenti. I loro volti sorridenti si possono vedere sulla pagina Instagram dell’associazione (Cammbrasil).
“Ogni anno – afferma Ademilson – è una sfida quotidiana mantenere le nostre attività per Camm. Crediamo che questo sia possibile solo grazie all’aiuto e al sostegno di tante persone. Il nostro grande sogno è quello di poter proseguire, CAMMinando, fianco a fianco con i nostri bambini e con quanti ci aiutano”.
Col passare degli anni la barba di Ademilson diventa sempre più bianca e qualche traccia d’argento compare anche tra i capelli di Roberta. Ma loro non si stancano, ancora oggi, di prendersi per mano e di prendere per mano i tanti bambini di strada del loro quartiere.
Irene Argentiero