Abusi sugli anziani, uno screening per riconoscerli

In Europa, ne è vittima circa il 15% degli anziani: prevale l'abuso psicologico, seguito da quello finanziario, la negligenza, l'abuso fisico e sessuale. Il progetto Save, finanziato dall'Unione Europea, ha selezionato e sperimentato due strumenti di screening

Abusi sugli anziani, uno screening per riconoscerli

L'abuso sugli anziani può e deve essere misurato, per essere combattuto: è il principio alla base de progetto Progetto Erasmus+ SAVE, finanziato dall’Unione Europea, che ha riunito cinque Paesi Partner – Polonia, Italia, Finlandia, Portogallo e Cipro – con lo scopo di promuovere le pratiche di screening, cercando di favorire un’identificazione precoce degli abusi. Per l’Italia hanno partecipato la Cooperativa ANS (Anziani e non solo) di Carpi (MO) e la Cooperativa sociale Cadiai di Bologna, che nei giorni scorsi hanno presentato i risultati del Progetto nel corso del seminario “Fare screening per l’abuso agli anziani”.

Si tratta di un fenomeno molto diffuso, ma anche poco denunciato: secondo uno degli ultimi studi a disposizione (2015), condotto in 28 paesi, quasi un anziano su sei, di età pari o superiore a 60 anni, è stato vittima di abuso per un totale di circa 141milioni di persone. Un altro studio del 2017 ha calcolato che il tasso medio di prevalenza globale è del 15,7%, mentre in Europa, la percentuale si attesta al 15,4%. Percentuali che variano a seconda della tipologia con una prevalenza dell’abuso psicologico rispetto all’abuso finanziario, alla negligenza, all’abuso fisico e sessuale.

L’abuso sugli anziani è quindi un fenomeno sociale che colpisce la salute e i diritti umani di un numero enorme di persone anziane in tutto il mondo e rappresenta anche un problema di salute pubblica ancora sottostimato sia per il numero esiguo di segnalazioni, sia per una formazione degli operatori non sempre adeguata a riconoscere i segnali. È per questo importante sviluppare programmi di formazione e di screening che abbiano come principale obiettivo il riconoscimento precoce dell’abuso.

“Con il progetto SAVE, che ha preso il via nel 2021, si è voluto perseguire alcuni importanti obiettivi – spiega Licia Boccaletti, Presidente ANS –: diffondere la conoscenza e testare la validità degli strumenti utilizzati negli screening; migliorare la capacità dei professionisti socio sanitari di individuare, contrastare, segnalare casi di abuso; realizzare per loro un programma formativo articolato. Il tutto coinvolgendo non solo gli addetti ai lavori che svolgono la propria attività in contesti residenziali, domiciliari e negli ospedali, ma anche i formatori e i decisori in ambito socio sanitario. Il punto di partenza – continua - è stata la revisione della letteratura sul numero e la qualità degli strumenti di screening per il maltrattamento degli anziani, in modo da identificarne e selezionare quelli ritenuti più funzionali: di 29 individuati, si è arrivati a sceglierne 2. E’ stato poi curato l’aspetto formativo, con la definizione di un curriculum basato su un percorso di un minimo di 12 ore, articolato in tre moduli di 4 ore ciascuno. Inoltre – afferma Boccaletti – si è messo a punto un corso online per diffondere i risultati del progetto a un pubblico più ampio”.

Nell’ambito del Progetto SAVE, sono state anche definite Raccomandazioni/Linee guida sulla base di una sperimentazione portata avanti nei diversi contesti dei cinque Paesi partner attraverso il coinvolgimento di 282 partecipanti. Per l’Italia sono state eseguite 35 interviste condotte da psicologi in contesti residenziali o semi-residenziali.

“Le conclusioni della sperimentazione hanno mostrato che effettuare screening per le diverse forme di violenza sugli anziani è un lavoro complesso ma praticabile – sottolinea Stefano Grassi, psicologo di Cadiai, che ha partecipato al progetto –. La violenza psicologica è la forma di violenza più difficile da misurare e osservare, ma, in linea con i risultati della letteratura, è risultata nello screening effettuato la forma più comune di violenza. Occorre quindi proseguire su questa strada per diffondere gli screening e favorire il riconoscimento precoce di tutte le forme di violenza sugli anziani. La sperimentazione ha infatti mostrato che gli anziani rispondono positivamente allo screening perché si sentono considerati e ne capiscono il valore. Fondamentale è la formazione di tutti i professionisti coinvolti anche per instaurare un rapporto di fiducia. Altro importante elemento è la scelta della tipologia di screening che deve essere implementato sulla base dei diversi contesti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)