2 febbraio. Giornata mondiale della vita consacrata. Consacrati per la Chiesa
Il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, ricorre la 26a Giornata mondiale della vita consacrata. Appuntamento per l’eucaristia in Cattedrale alle 17
Il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, ricorre la 26a Giornata mondiale della vita consacrata che in Diocesi di Padova, quest’anno, ritorna a essere celebrata in Cattedrale, alle ore 17. «Dopo alcuni anni in cui abbiamo ricordato questa giornata in luoghi significativi della nostra Chiesa, come l’Opsa o la basilica del Santo – spiega don Alberto Albertin, delegato vescovile per gli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica – o, come l’anno scorso, nelle comunità e parrocchie, luoghi abituali dei consacrati, quest’anno torniamo in Cattedrale e la celebriamo proprio nel suo giorno, il 2 febbraio, dando così centralità alla giornata stessa e ci mettiamo in stretta comunione con tutta la nostra Chiesa».
Invitati sono tutti i consacrati e le consacrate, termine che include i religiosi e coloro che appartengono alla vita secolare. Si segue la liturgia della Presentazione del Signore e quella cosiddetta “della luce”. Per i consacrati c’è il rinnovo dei voti con il gesto simbolico delle tre lampade che rappresentano povertà, obbedienza e castità. Partecipa anche una comunità religiosa straniera, quest’anno le suore della parrocchia di San Bonaventura di Cadoneghe, che porteranno l’offertorio con una danza tipica indiana.
«Una giornata – continua il delegato vescovile – che è momento di arricchimento per i consacrati che si ritrovano insieme e per la Chiesa, per ripensare alla bellezza e ricchezza che possiede. È un faro, questa giornata, che si riaccende per illuminare i consacrati ed è un richiamo per la Diocesi che fa memoria di questa dimensione della vita».
Presenza e partecipazione vissuta in modo silenzioso con la preghiera o concreto, nelle giornate lavorative, di studio, di servizio: questa è la caratteristica di chi, tra i consacrati, mantiene il proprio lavoro e la propria vita, ma sta nel mondo con la testimonianza e il carisma, senza un abito che lo distingue. «Rimaniamo impastate nella quotidianità, ma donandoci al Signore – sottolinea Lisa, dell’istituto secolare delle Ancelle del Signore – Vivo cioè le stesse problematiche di tutti, ma so che non cammino da sola. Porto nella quotidianità uno stile di vita che è testimonianza cristiana. Nel compiere ogni gesto, un sorriso o una carezza sono io e sono insieme a Cristo. Mi sento impregnata di questo».
«Ho sentito che il Signore mi chiedeva di vivere la chiamata nella mia vita di sempre, vicina all’umanità più sofferente, anche chi è più lontano da Dio – racconta Ludovica, in formazione per l’Ordo Virginum – Condividendo si impara ad ascoltare e a diventare fratelli senza paura di vedere il buio del peccato, ma con la gioia di portare un po’ di luce, di pace, una piccola fiammella. Sento la Chiesa come una madre che ti accompagna e prestare servizio in Diocesi è parte fondamentale della mia vocazione». Questa è proprio una caratteristica dei consacrati: essere testimoni del proprio carisma nella propria Chiesa, nel territorio, portare uno stile di vita nel quotidiano e nella propria comunità, a servizio della chiesa locale. «Sono nella mia Diocesi con le mie capacità – afferma infatti Lisa – e poi a macchia d’olio posso contaminare altri luoghi. Alle volte stare “fermi” ci rende irrequieti, vorremmo andare altrove, invece partire dal piccolo, dal territorio, ti fa scoprire un universo di cose da fare e da qui poi ci si può allargare. Si comincia da dove si è, prendendosi cura del proprio territorio, di una piccola aiuola per passare poi al giardino, al mondo. Ho scelto di prendermi cura di questa aiuola, la mia Diocesi, che seppur piccola in confronto al mondo, richiede comunque cura dei dettagli, che non sono insignificanti, perché c’è ricchezza anche nel piccolo e ci vuole maggiore attenzione».