2 aprile: una storia di autismo, Ucraina, adozioni, terremoto e arte
Vladic Cioccotosto ha 25 anni ed è arrivato in Italia nel 2008, da un orfanotrofio ucraino, insieme al fratello. Dopo un'adozione andata male e un ricovero in reparto psichiatrico, grazie all'associazione Autismo Abruzzo sta realizzando il suo sogno e il suo talento: frequentare l'Accademia d'arte come fotografo
“La fotografia mi apre un mondo. Attraverso i ritratti, rendo la bellezza pura e permetto all'anima del soggetto di mostrarsi: Vladic ha una storia difficile e sfortunate alle spalle, ma un futuro radioso davanti a sé. Studia ciò che ama, approfondisce la sua passione, coltiva ed esprime il suo talento. Dal 23 marzo frequenta l'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, dopo aver brillantemente superato il colloquio d'ammissione. Tra qualche giorno, probabilmente, avrà il suo posto nella residenza degli studenti e potrà lasciare il prefabbricato del progetto “Case”, originariamente destinato ai terremotati e che lo accoglie da quando, il mese scorso, da Lanciano è arrivato all'Aquila.
“Dopo il ricovero in Psichiatria a Lanciano, ho rischiato di finire in una residenza per persone con disturbi mentali, praticamente un manicomio. Perché quando compi 18 anni, smetti di essere autistico e, per il sistema sanitario, diventi un matto”, ci racconta. Grazie ad Autismo Abruzzo, però, le cose sono andate diversamente e oggi Vladic ci racconta la sua storia complicata e per molto tempo drammatica mentre si prende una pausa dalle lezioni in Accademia. Una storia che illumina più di mille luci blu la condizione di chi ha una diagnosi di autismo – ad alto funzionamento, in questo caso – e la difficoltà, ma anche la possibilità, di sottrarsi a una vita fatta di assistenza e psicofarmaci. Una storia tanto più significativa in questo giorno, che il mondo dedica all'autismo, e in quest'anno, in cui l'Ucraina, il paese in cui Vladic è nato e cresciuto fino a 8 anni, è devastata dalla guerra.
Il racconto di Vladic, dall'Ucraina fino a L'Aquila
“Da bambino, io e mio fratello vivevamo praticamente in mezzo alla strada: mio padre ci aveva abbandonati appena nati, mia madre aveva un sacco di problemi e ci lasciava quasi sempre con mia nonna, che raffinava eroina e riceveva in casa spacciatori con la pistola. Ne abbiamo viste di tutti i colori. Quando avevamo sette anni, mamma è morta e un anno dopo è morta anche nonna: dagli 8 ai 12 anni abbiamo vissuto in istituto, anzi in due istituti, l'ultimo a Mariupol. Lì abbiamo passato di tutto in istituto: violenze, abusi sessuali... A 12 anni ci ha adottato una coppia italiana: siamo arrivati qui il 24 giugno 2008. Eravamo felici, ci aspettavamo il Paradiso, finalmente saremmo stati amati. Ma le cose non sono andate così: avevamo dei problemi, mio fratello soprattutto, dovuti ai traumi subiti e all'infanzia difficile: crisi di panico, attacchi di rabbia. A scuola non ci trovavamo bene, io ero isolato e bullizzato, ma i nostri genitori non se ne occupavano, non si rendevano conto che c'era un problema. Tra di loro litigavano e nostro padre ci picchiava, anche con una lastra di metallo, e ci urlava che volevamo troppo, che avevamo tutto, ci provocavano sempre, sia lui che nostra madre. Noi ci arrabbiavamo e le crisi erano sempre più violente, sia le mie che quelle di mio fratello: lui mordeva, io spaccavo tutto, quando la rabbia era troppa. Nel 2016 ci è stato diagnosticato l'autismo, ma i nostri genitori non lo hanno accettato, non si sono occupati del problema e le cose sono sempre peggiorate. Siamo stati messi in mano a psichiatri che ci hanno riempiti di psicofarmaci. Nel 2020 ho smesso di prenderli, perché mi facevano male, c'erano tanti effetti collaterali, come gli attacchi epilettici".
"La fotografia mi ha aperto il mondo"
Continua Vladic: "Io intanto avevo scoperto la fotografia, mia ero comprato una macchinetta usata nel 2016 e facevo belle foto, soprattutto di moda. Per me era una passione, ma ai miei anche quello non piaceva, per loro ero un fallito, non ero il figlio che avevano sognato. Quando ho smesso con gli psicofarmaci, ho ripreso a fare foto: solo tra gennaio e maggio 2021 ho fotografato oltre 100 ragazze e iniziavo a essere conosciuto e riconosciuto nell'ambiente. Ho ricevuto complimenti e gratificazioni anche da parte di fotografi importanti, per me è una grande soddisfazione. Prima ero uno sfigato, non uscivo con nessuno: la fotografia invece mi ha aperto un mondo, ma a loro non è mai piaciuta, io ero il loro fallimento. Un giorno, in preda alla rabbia, dopo l'ennesima provocazione, ho cancellato tutto: le foto, il sito, la pagina aziendale. Una forma di autolesionismo, quando mi autolesiono mi cancello l'esistenza. Il 25 gennaio ho minacciato di suicidarmi, già mio fratello aveva tentato il suicidio ed era stato ricoverato in terapia subintensiva per un mese. Allora hanno chiamato i carabinieri, i quali hanno chiamato l'ambulanza,: sono stato ricoverato in reparto Psichiatria, a Lanciano, dal 25 gennaio al 13 febbraio. Quando mi hanno dimesso, non potevo tornare a casa, i miei non mi volevano. Ho scritto un post su Facebook, chiedendo aiuto, perché rischiavo di finire in una struttura psichiatrica residenziale. Mi ha contatto Autismo Abruzzo, che già mi conosceva: in tre giorni, insieme all'avvocato, sono riusciti a tirarmi fuori dai guai e a offrirmi una nuova possibilità”.
Il “senso” del 2 aprile per Autismo Abruzzo
Questa nuova possibilità, ma sarebbe meglio dire questa nuova vita, ce la racconta Dario Verzulli, presidente di Autismo Abruzzo. “Quando Vladic è stato dimesso, lo abbiamo portato all'Aquila: gli abbiamo messo a disposizione un appartamento del progetto 'Case', quelli fatti per l'emergenza sisma, ancora funzionali e arredati. Lo supporta una famiglia con autismo, venuta qui da Subiaco per avere terapie adeguate per il figlio: lo ospitano a cena, spesso lo accompagnano in un posto o nell'altro, gli sono vicini. Ma Vladic è stato accolto anche da altre associazioni e famiglie del territorio. Ora, aver ottenuto l'iscrizione all'Accademia è stato fantastico, perché è questa la sua passione: ha un'idea precisa in testa e vogliamo aiutarlo a realizzarla. Questa settimana dovremmo riuscire anche ad avere un alloggio per lui presso la Casa dello studente. La neurodiversità è spesso causa di discriminazione e isolamento sociale – commenta Verzulli - Le persone neurodiverse sono ancora oggi vittime di pregiudizi che non fanno altro che precipitarli al di fuori del contesto sociale, fino alla perdita dei propri diritti umani in termini economici, sociali e culturali. Ma il danno non si limita al singolo, bensì pervade l’intera società. Nessun diritto umano può essere sacrificato e nessuna famiglia può essere lasciata sola di fronte al grande impegno e alla dedizione necessari per far fronte alle necessità della persona con autismo".
Così, Autismo Abruzzo Onlus ha voluto "spezzare lo stigma che questi individui subiscono e lo ha fatto con azioni concrete, perché ritiene che questa sia la miglior campagna di sensibilizzazione e in grado di raggiungere tutte le fasce di età e tutti gli ambiti della società. La giornata del 2 aprile deve essere l’occasione per riflettere e per tutelare chi è in condizione di debolezza e fragilità. La neurodiversità, e dunque anche l’autismo, è un modo di funzionare, di percepire la realtà, di interagire con gli altri e di percepire le emozioni altrui. E’ un valore collettivo e conferma come ognuno di noi custodisce, anche se non immediatamente percepibile, un bene prezioso che arricchisce e completa la collettività. Ciò che non va negato a nessuno è l’opportunità di realizzare il proprio essere, il proprio unico e specialissimo modo di stare al mondo. Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente il presidente dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, Rinaldo Tordera e la direttrice Maria D’Alesio, per aver accolto con entusiasmo Vladic tra i loro allievi. Un processo di inclusione che finalmente arriva anche nelle istituzioni universitarie e permetterà alle giovani generazioni di apprezzare il valore della diversità. Per le persone con autismo occorre una visione ampia e senza preclusioni. Occorre costruire molto ancora per loro e solo con un vero lavoro di squadra sarà possibile accompagnarli verso un durante e dopo di noi dignitoso e sostenibile nel tempo”. Un rammarico c'è, in questa bella storia: “Rostic, il fratello, vorrebbe raggiungere Vladic, non abbiamo al momento la forza economica e fisica per sostenere entrambi. La raccolta fondi avviata per ricomprare la strumentazione distrutta nei litigi familiari (computer, macchina fotografica, obiettivi) si è arenata. Siamo riusciti ad acquistare la macchina fotografica e un obbiettivo usato. Il computer che sta usando è il mio personale”. E tanta è l'amarezza: “Tutto questo dramma e questa sofferenza si sono consumati sotto la luce del sole e con la benedizione delle istituzioni sociali e sanitarie locali. Per questo, mi chiedo con angoscia: se tutto questo capita ad un ragazzo come Vladic, sveglio e determinato nel cercare una vita dignitosa, cosa potrà accadere a mia figlia Virginia che non riesce nemmeno a parlare?”.
Chiara Ludovisi