Usura e azzardo. Gualzetti: “Creare alleanze con istituzioni, imprese, sanità, scuola per vincere la piaga che colpisce persone, famiglie, giovani”
“Le Fondazioni fanno tutta un’opera di prevenzione che passa attraverso certamente la presa in carico della famiglia o della persona indebitata per evitare che finisca in mano agli usurai, ma soprattutto un’opera di prevenzione e sensibilizzazione che passa attraverso l’educazione finanziaria, l’educazione all’uso responsabile del denaro, la prevenzione all’azzardo”, dice al Sir il presidente della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II
“Nel nuovo scenario socio-economico, l’azzardo anticamera dell’usura. Le Fondazioni antiusura a sostegno della prevenzione”. È stato il tema del convegno della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II, che si è svolto sabato 11 novembre a Palermo. Sui temi delle povertà, anche legate alle crisi ricorrenti degli ultimi anni, dell’indebitamento, dell’usura e dell’azzardo, abbiamo intervistato Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura.
Presidente, quanto il nuovo scenario socio-economico pesa sul fenomeno dell’usura?
Le varie crisi che si sono susseguite – crisi finanziaria, pandemia, adesso aumento del tasso di inflazione e dei tassi di interesse – vanno tutte a colpire quelli che poveri lo erano già o che erano in bilico, impattando situazioni già fragili.
I processi di impoverimento colpiscono in modo asimmetrico. Colpiscono di più le famiglie numerose, con stranieri, monogenitoriali, soprattutto solo con la madre. Ci sono delle situazioni che sono molto più vulnerabili di altre. In questo quadro cresce la necessità di accedere al denaro, perché ci sono degli impegni da onorare, le rate del mutuo o l’affitto, e arrivare a fine mese è sempre più difficile: l’usura è una delle opzioni alla portata di molte persone.
Noi di usura facciamo fatica a parlare perché non si vede in maniera così esplicita, in realtà è un fenomeno carsico.
Persone fisiche, quindi l’usuraio della porta accanto, o la criminalità organizzata sono sempre pronte a offrire del denaro facile a chi ha fame di questo e non riesce ad accedere al credito legale perché protestato o non è più “bancabile”, come si suol dire, cioè non è più in grado di restituire il prestito. Tutte le situazioni di impoverimento sono in qualche modo terreno fertile per questi processi che possono portare all’usura.
E l’azzardo perché è “anticamera” dell’usura?
In questi processi di indebitamento si insinua anche l’azzardo, che è una delle opzioni per risolvere i propri problemi economici.
Noi diciamo spesso che l’azzardo è insieme una causa e un effetto. Un effetto perché uno giocando spera di risolvere i problemi economici, una causa perché giocando uno si indebita.
Si gioca illudendosi di vincere, in realtà non è mai la soluzione perché ci si infila in situazioni di forte indebitamento o di vera e propria dipendenza. Quando si vuole affrontare la questione dell’azzardo non bisogna aggredirla solo dal punto di vista economico, di questi processi di indebitamento, ma anche dal punto di vista della salute, delle relazioni, delle solitudini: bisogna considerare la situazione dal punto di vista integrale e non parziale, solo per un aspetto.
Il fenomeno dell’usura è diffuso in ugual misura in tutta Italia?
Se prendiamo gli indicatori delle denunce, della presenza pervasiva della criminalità organizzata, dei fenomeni di estorsione, i dati dicono che il Sud ha un tasso di usura molto più alto. In realtà, siccome è un fenomeno molto nascosto che difficilmente emerge con le denunce oppure emerge quando ci sono dei fenomeni di suicidio che fanno scoprire che c’erano delle situazioni drammatiche, non abbiamo la percezione e i dati di dove effettivamente ci sono casi di usura. Io sono presidente della Fondazione San Bernardino di Milano e chiaramente le denunce sono bassissime, se ne parla pochissimo, ma sappiamo di una criminalità organizzata che sta affiancando molte imprese con la mira di prenderle in mano e poter fare i propri traffici che sono essenzialmente il riciclaggio del denaro, traffico di stupefacenti, avere aziende per assumere i propri affiliati quando escono dal carcere e hanno bisogno di un lavoro, creare consenso, aggiudicarsi appalti pubblici. Tutto questo non emerge perché non si spara, non si minaccia, ma sotto sotto questo avviene, ci sono delle evidenze della magistratura.
L’usura è uno degli affari della criminalità organizzata, che con prestiti di denaro facile alla fine costringe gli imprenditori a cedere la propria impresa: sono fenomeni assodati in tutta Italia, soprattutto nella parte più ricca, più produttiva, dove c’è più denaro perché denaro chiama denaro, la criminalità organizzata va dove può vendere la droga o fare questi affari e queste operazioni. Quindi, è difficile dire dove è più forte il fenomeno.
Poi c’è anche l’usuraio della porta accanto.
Qual è il lavoro delle Fondazioni sul fronte della prevenzione?
Le Fondazioni hanno una vocazione di incontro e di ascolto delle persone, per l’usura si tratta di attività di prevenzione per le persone sovraindebitate, cioè le persone che hanno fatto il passo più lungo della gamba o che non ce la fanno più a pagare le rate e iniziano quella che noi chiamiamo la staffetta dei debiti, cioè pagano i debiti con altri debiti, persone che a un certo punto rompono l’equilibrio, non sono più capaci di gestire la situazione e quindi hanno assolutamente bisogno di qualcuno che le affianchi, per evitare di finire in mano agli usurai. Allora, le Fondazioni ascoltano, accompagnano, cercano di fare un quadro complessivo della situazione economica, del bilancio familiare. Come Fondazioni, ci occupiamo soprattutto di famiglie, da noi arrivano anche piccole imprese che sono guidate da famiglie. Con loro, dopo aver fatto il quadro, si fa anche un intervento economico, laddove è risolutivo, con dei prestiti – attraverso delle banche convenzionate con noi – si azzerano tutti gli altri debiti e si entra in un unico debito nei confronti di questa banca, garantita da noi, c’è un accompagnamento anche nella restituzione; quindi, bisogna valutare se la persona è capace di restituire i fondi che vengono dati, altrimenti bisogna intervenire come Caritas, però se hanno una capacità di restituzione allora s’interviene con questo prestito che è garantito da fondi del Ministero e che le Fondazioni ricevono.
Lo scopo è restituire dignità finanziaria a queste persone, fare in modo che possano rientrare nell’economia cosiddetta “normale” ed evitare che finiscano nelle maglie di coloro che vogliono fare profitto ai danni di persone più fragili, più deboli.
Le Fondazioni svolgono anche un lavoro culturale che tocca le problematiche dell’usura e dell’azzardo?
Sia dal punto di vista dell’intervento preventivo dell’usura, sia da quello dell’azzardo, il tema è un uso responsabile del denaro, che non va sperperato con il gioco, capire tutti gli inganni che l’azzardo offre e i pericoli che comporta in termini di vera e propria dipendenza, ma anche considerare che sul denaro bisogna esercitare una responsabilità: bisogna guadagnarselo, senza colpi di fortuna, e, allo stesso tempo, gestirlo in maniera oculata.
Non criminalizziamo l’indebitamento, è uno degli strumenti che oggi abbiamo a disposizione per realizzare i progetti nostri e della nostra famiglia, però sappiamo che molte persone non si rendono conto quando si indebitano a cosa vanno incontro. Non c’è consapevolezza su cosa significa impegnare oggi il reddito futuro con delle rate, quindi c’è un’incapacità di previsione e di consapevolezza di questi strumenti. L’educazione finanziaria va in questa direzione ma non basta solo conoscere gli strumenti finanziari e sapere come devono essere utilizzati al meglio, bisogna poi educare sulle priorità, sui valori, sulle prospettive che aiutano queste persone o queste famiglie a dare il giusto valore al denaro che hanno a disposizione, alle scelte economiche che fanno. A volte incontriamo persone che sperperano il loro denaro nell’azzardo, quindi in una prospettiva infruttuosa.
L’uso responsabile del denaro significa consumare domandandosi se effettivamente il prodotto che si acquista, presentato dalla pubblicità come indispensabile, sia veramente necessario, entrare anche in una prospettiva di sobrietà nell’usare le risorse e nelle scelte della propria vita, oltre che un tema di educazione alla legalità: i prestiti e le rate si restituiscono e non si deve accedere al credito illegale.
Le Fondazioni fanno tutta un’opera di prevenzione che passa attraverso certamente la presa in carico della famiglia o della persona indebitata per evitare che finisca in mano agli usurai, ma soprattutto un’opera di prevenzione e sensibilizzazione che passa attraverso l’educazione finanziaria, l’educazione all’uso responsabile del denaro, la prevenzione all’azzardo.
Anche molti giovani sono attratti dall’azzardo, soprattutto dalle scommesse…
Siamo molto preoccupati, infatti: ci sono tante offerte di scommesse e di azzardo che coinvolgono giovani e anche ragazzi non ancora maggiorenni, perché con un computer e l’on line si può scavalcare l’impedimento del divieto per minorenni. Si scommette sullo sport, sulla partita, quindi ragazzi che vivono il mondo sportivo, che dovrebbe essere un mondo assolutamente sano, incontrano anche questo tipo di offerta per scommettere sulle partite dei campioni ma anche su quelle minori. Da questo punto di vista,
bisogna approfondire con competenza cosa sta succedendo, perché c’è stata una metamorfosi del cosiddetto punto gioco e delle offerte di scommesse per riconoscere quali sono le trappole e creare gli anticorpi perché queste non incastrino le persone più fragili, le più povere, ma soprattutto i minorenni e giovani che vengono irretiti anche se hanno a disposizione grandi patrimoni e sono famosi come i calciatori, figuriamoci gli altri che hanno meno strumenti per reagire.
Le sfide che la Consulta nazionale e le Fondazioni si trovano ad affrontare oggi, quindi, sono molteplici?
Sì, oltre a occuparci dei temi tradizionali – indebitamento, usura e azzardo – dobbiamo cambiare il modo di vederli, studiarli e approfondirli, ma anche cercare di creare alleanze.
Un’alleanza con le istituzioni che devono uscire dall’ambiguità di uno Stato che promuove, da una parte, il gioco d’azzardo per avere degli introiti erariali e, dall’altra, deve curare le patologie sia evidenti sia sotterranee che questo produce. Un’alleanza con le imprese, tra cui ci sono le banche le imprese che promuovono l’azzardo, per trovare le soluzioni per impedire ai minorenni di accedere alle scommesse in maniera così facile. Un’alleanza con i settori della sanità, del sociale, dell’educazione, le scuole, che possono veramente toccare il cuore della questione: una nuova educazione nel mondo attuale dove la transizione digitale sta cambiando le possibilità, soprattutto le relazioni tra gli individui, tra gli amici, tra le generazioni.