Una voce che risuona. Etty Hillesum nel delirio di onnipotenza di ieri e di oggi

Etty scriveva in un tempo in cui la domanda “Dov’è Dio?” era angosciante e il più delle volte senza risposta

Una voce che risuona. Etty Hillesum nel delirio di onnipotenza di ieri e di oggi

“Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte (…).  L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzetto di te in noi stessi, mio Dio”.

Così si legge nel diario di Etty (Esther) Hillesum, la giovane donna ebrea uccisa nel 1943 nel campo di sterminio di Auschwitz.  Aveva 29 anni.

Etty scriveva in un tempo in cui la domanda “Dov’è Dio?” era angosciante e il più delle volte senza risposta. Oggi la domanda ritorna, in una situazione planetaria diversa, ma  ancora sfigurata  da morti e sofferenze di innocenti. La domanda ritorna anche nell’ascoltare chi vorrebbe piegare Dio ai propri disegni pronunciandone invano il nome.  Lo vorrebbe ridotto a suddito, a prigioniero senza voce.

Le parole di allora tornano di fronte a un’arroganza e a una presunzione  alle quali continua a rispondere una Presenza talmente umile da sembrare un’assenza.

Continuava Etty Hillesum “Si, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ ultimo la tua casa in noi”.

Parole che potrebbero suonare a loro volta dettate da superbia e quindi irricevibili e da respingere.  In realtà lambiscono il mistero dell’incontro tra l’uomo e Dio, un incontro di verità e di libertà, un incontro in cui Dio risponde con un silenzio che è non è assenza di parole ma è comunicazione altra. Un silenzio in cui parla la Verità che attraversa il tempo e in questo transito tocca impercettibilmente il lembo del mantello.

Come rammenta l’antica meridiana sul muro di una chiesetta alla periferia della città: “Ruit ora, ruunt saecula, stat Veritas”, passa l’ora, passano i secoli, la Verità sta e agisce.  Su quel muro parla un’opera della saggezza di persone semplici che con la vita, il pensiero e l’amore salvano Dio da chi vorrebbe comprarlo, impadronirsene, farne uno strumento di potere e di divisione.

C’è un ultimo pensiero di Etty Hillesum: “Discorrerò con te molto spesso, d’ora innanzi, e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi. Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia, ma credimi, io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò via dal mio territorio.”

Un inno alla fedeltà, all’amore e alla speranza. Oggi come allora, nel delirio di onnipotenza di pochi e nell’indifferenza di molti, risuona la voce di una giovane donna ebrea uccisa ad Auschwitz.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir