Un impegno che non può essere marginale. Nota Politica
La sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è immane. Tra l'anno in corso e il prossimo sono 48 le riforme che dovranno essere varate e rese operative.
Il paradosso, solo apparente, è che più l’uscita dal tunnel della pandemia sembra a portata di mano, più il quadro politico manifesta segnali di irrequietezza, con sortite talora scomposte e vere e proprie sbandate. Come se il venir meno di quella tensione collettiva che ha “costretto” la quasi totalità dei partiti a convergere in un’inedita maggioranza di governo, autorizzasse ora comportamenti sregolati e irresponsabili. Verrebbe facile il paragone con quanto si chiede ai cittadini nel momento in cui le restrizioni vengono progressivamente ridotte o rimosse, ma sarebbe un confronto sbilanciato perché alle forze politiche è richiesto un livello di responsabilità ancora superiore, sia per l’impatto dei messaggi che vengono mandati all’opinione pubblica, sia per il livello delle decisioni che devono essere prese.
La sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è immane. Tra l’anno in corso e il prossimo sono 48 le riforme che dovranno essere varate e rese operative. Nella lista sono compresi interventi che non è esagerato definire epocali, come la semplificazione della burocrazia e il riordino del sistema giudiziario. L’Italia può, anzi, deve farcela se non vuole perdere l’unica possibilità di agganciarsi al treno della ripresa post-Covid. Ma occorre uno sforzo concentrato e convergente a tutti i livelli istituzionali, cominciando da chi fa le leggi, vale a dire il Parlamento. In questa direzione si colloca il passo compiuto dal Capo dello Stato che ha voluto incontrare i presidenti delle Camere a cui ha informalmente affidato un messaggio rivolto a tutti i gruppi. Messaggio che dal Colle hanno riferito in questi termini: “L’esigenza di assicurare un percorso efficace e tempestivo di esame e approvazione dei numerosi provvedimenti normativi che attuano il piano presentato dall’Italia alla Commissione europea, necessari per ottenere il trasferimento delle previste risorse del programma Next Generation”.
Preoccupazioni che trovano riscontro anche nel fatto che l’impegno per il Pnrr risulta al momento del tutto marginale nel dibattito tra le forze politiche. Il confronto pubblico appare nel suo complesso dominato dai temi identitari, dalle “bandierine” che ciascuno cerca di posizionare a fini di consenso a breve termine. L’appuntamento con l’elezione dei sindaci delle grandi città, prevista in autunno, si fa sentire ogni giorno più nel suo rapporto con il tema delle alleanze nazionali. Come pure si fa sentire, anche se in modo meno eclatante, l’avvicinarsi del “semestre bianco”: l’ultima fase del settennato, in cui il presidente della Repubblica non ha il potere di sciogliere le Camere, scatterà agli inizi di agosto. E’ proprio la questione del Quirinale, a ben vedere, lo snodo principale intorno a cui i partiti stanno ragionando per lo più ancora in via riservata, ma ormai anche con dichiarazioni pubbliche. Una questione che è di per sé sommamente importante per il nostro sistema istituzionale e che in aggiunta si intreccia con le sorti del governo e della legislatura.