Taiwan: le elezioni tra le “pretese” della Cina, le elezioni in Usa e due guerre in corso
William Lai vince le presidenziali, ma il suo Partito democratico progressista perde la maggioranza assoluta in Parlamento. Finiscono in un quadro “molto incerto” le elezioni generali che si sono svolte sabato 13 gennaio a Taiwan per la nomina del nuovo presidente e il rinnovo del Parlamento. La Cina ha fatto subito sapere che la “riunificazione è inevitabile”. Mentre Joe Biden ha dichiarato esattamente il contrario. Secondo Francesco Sisci, "la situazione dovrebbe rimanere tranquilla almeno fino alle elezioni"
William Lai vince le presidenziali, ma il suo Partito democratico progressista perde la maggioranza assoluta allo Yuan legislativo, il parlamento dell’isola. Finiscono in un quadro “molto incerto” le elezioni generali che si sono svolte sabato 13 gennaio a Taiwan per la nomina del nuovo Presidente e il rinnovo del Parlamento. Per capire ora quali scenari si possono aprire, il Sir ha parlato con Francesco Sisci, giornalista italiano che per anni ha lavorato come corrispondete da Pechino. “Avremo una doppia maggioranza”, risponde. “Cioè il presidente che governa e un Parlamento in mano all’opposizione. Bisognerà vedere nei prossimi mesi come funzionerà la chimica tra i due poteri. La differenza tra presidente e maggioranza del Parlamento, non è inusuale in America, è la regola ma per Taiwan, il momento è delicato. C’è una situazione di tensione esterna e in questo contesto, bisognerà capire come si comporrà la nuova chimica interna. Se si compone pacificamente, non ci saranno problemi. Se però nasceranno delle tensioni, queste potrebbero avere un risvolto anche nei rapporti con Pechino”.
Taiwan, un’isola tra due super potenze mondiali, Cina e Stati Uniti. Nonostante il risultato delle elezioni abbia premiato l’esponente dell’indipendentismo, la Cina ha fatto subito sapere che la “riunificazione è inevitabile”. Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo cinese, è stato chiarissimo ed ha ribadito che la Cina si opporrà “con forza alle attività separatiste mirate all’indipendenza di Taiwan e alle interferenze straniere”. “La nostra posizione nel risolvere la questione di Taiwan e realizzare la riunificazione nazionale rimane coerente e la nostra determinazione è ferma come la roccia”, ha detto Chen in una dichiarazione. “Aderiremo al Consenso del 1992 che incarna il principio della ‘Unica Cina’ e continueremo a lavorare con partiti politici, gruppi e persone di vari settori di Taiwan”. Da parte sua, Joe Biden ha dichiarato esattamente il contrario. “Non sosteniamo l’indipendenza” di Taiwan, ha detto il presidente degli Stati Uniti, mentre Antony Blinken ha chiamato il presidente eletto William Lai per congratularsi della vittoria. “Taiwan è una democrazia forte”, ha detto il segretario di Stato americano. “Ci congratuliamo con William per la sua vittoria alle elezioni presidenziali di Taiwan. E ci congratuliamo con il popolo di Taiwan per aver partecipato a elezioni libere ed eque e per aver dimostrato la forza del loro sistema democratico”.
Secondo Francesco Sisci, tutto si giocherà con le prossime elezioni presidenziali americane. “Fino ad allora la situazione dovrebbe rimanere tranquilla, perché né a Taiwan né in Cina né in America, c’è voglia di forzare la situazione in un senso o nell’altro”. E aggiunge: “Leggendo il voto, sembra di capire che anche il popolo di Taiwan sia per lo status quo. Non vuole cioè avvicinarsi a Pechino, ma nemmeno, ha la frenesia di allontanarsene. Naturalmente si tratta di uno status quo precario”. Bisogna vedere nei prossimi mesi e le elezioni americane sono “il punto”. E il tutto si gioca “in un quadro non solo regionale ma mondiale delicatissimo. Le domande sono molte”, rileva l’esperto che le elenca: “Arriveremo alle elezioni presidenziali americane con una guerra a Gaza in corso? Una guerra che già sta avendo a cascata un riordino di tutto il Medio Oriente. Quale impatto poi avrà sulle elezioni la guerra in Ucraina? E come questa guerra evolverà fino ad allora? Sono tutti elementi che avranno un’influenza anche sul quadro regionale attorno alla Cina.
Siamo quindi di fronte ad un’architettura molto delicata e complessa che purtroppo poggia sulle fondamenta fragilissime di guerre in corso di cui non sappiamo se e quando almeno una di queste, finirà. E’ tutto, tutto molto incerto”.