Strade e orizzonti. L'impegno per il bene comune e il rischio più grande
L’impegno per il bene comune di fronte al bivio segnalato dalla cronaca
Di fronte alle ingiustizie, alle violenze, alle incomprensioni, alle menzogne di cui i media raccontano ogni giorno vale la pena impegnarsi per qualcosa che non sia solo l’interesse personale e quello del piccolo gruppo di appartenenza?
È una domanda antica ma che sempre chiama in causa la coscienza. C’è chi risponde con gesti e parole che rivelano una grande dignità e altri che rivelano il contrario.
C’è un elenco di questi giorni che parte di Rami e Adam, i due ragazzi di origine egiziana, che hanno salvato altri coetanei dal criminale proposito dell’autista dello scuolabus e arriva fino a suor Concetta Esu, 85 anni, ostetrica, che in Africa ha aiutato a far nascere migliaia di bambini. Si affianca un elenco che va dalla cooperativa sociale “Solidalia” di Peraga di Vigonza (Pd) che introduce e riporta nel mondo del lavoro calzaturiero persone escluse dallo stesso settore produttivo, al grembiule che – giunto dalla Sicilia – Papa Francesco indosserà il Giovedì Santo per la “lavanda dei piedi” come segno dell’impegno di tante persone che si sono poste sulla scia di don Pino Puglisi.
C’è un altro elenco sempre di questi giorni che parte da chi ha strumentalizzato Rami e Adam e arriva all’affermazione che la Libia è un approdo sicuro per tanti disperati in fuga dall’Africa. Si aggiunge un elenco che parte da una legge non applicata sull’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro e arriva alle giacche e cravatte di quanti in Sicilia hanno provocato decine di vittime di tumore per inquinamento e di quanti nulla hanno fatto per fermarlo.
Entrambi gli elenchi sono molto lunghi. Sui media ha più spazio il secondo. È così si riaccende la domanda: “Vale la pena correre il rischio di impegnarsi per il bene comune se sembrano avere l’ultima parola la menzogna, l’ingiustizia, l’ arroganza del potere e la pervasività del non pensiero?”.
In anni bui scriveva Primo Mazzolari: “Ci impegniamo noi e non gli altri, unicamente noi e non gli altri, né chi sta in alto, né chi sta in basso, né chi crede, né chi non crede. Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegnino, con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. (…) Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita, una ragione che non sia una delle tante ragioni che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore. Si vive una volta sola e non vogliamo essere “giocati” in nome di nessun piccolo interesse”.
In anni di crisi e nel respiro di queste parole il tema dell’impegno per il bene comune si salda al tema delle minoranze creative che sono i fili robusti e generatori di speranza del tessuto sociale e culturale di un Paese. E sono queste le voci critiche che denunciando le menzogne e le vane promesse, possono risvegliare la coscienza, possono scuotere il conformismo degli egoismi.
Paolo Bustaffa